CAN
No. Non poteva essere arrivata a tanto. Anche se solo lei poteva fare tutto ciò, a quanto pareva si divertiva a farmi arrivare al limite.
Osservai la mia palestra, anche se ormai potevo dire ex palestra. La musica era non assordante, ma molto forte.
Le diverse panche, gli attrezzi e i pesi erano stati tutti spostati dall'altro lato, lasciando la zona di fronte allo specchio completamente libera.
Osservai il pregiato parquet graffiato e macchiato del colore delle attrezzature in alcuni punti.
Mossi alcuni passi, per andare a vedere dove diavolo si fosse cacciata, quando d'improvviso le note cambiarono e la sua figura apparì nel mio campo visivo. Indossava un maglietta stretta che le arrivava poco sotto il seno, le sue lunghe gambe erano fasciate da un paio di leggings neri. Degli scaldamuscoli grigi stringevano le sue caviglie e parte dei piedi coperti solo da delle calze.
Ritornai indietro di qualche passo, nascondendomi nell'ombra e osservai cosa avrebbe fatto. Quasi non notai la differenza tra ora e quell'estate di cinque anni fa in cui la vidi per la prima volta.
La musica era aggressiva a differenza di allora, mentre saliva di tono lei prese a muoversi sempre più freneticamente, più rabbiosamente.
Piroettò, saltò, fece delle figure coricata sul pavimento che trovai alquanto sexy. Il suo corpo si muoveva libero, creava una coreografia così dal nulla, lasciandosi trasportare.
I capelli volteggiavano insieme a lei ormai scompigliati. Il suo petto, il suo collo, la sua fronte erano imperlati di sudore e con le ultime luci che la illuminavano come se fosse al centro di un palco, la rendevano una visione erotica.Oltre che al suo corpo sinuoso prestai attenzione alle parole della canzone. Continuava a ripetere che bisognava riuscire ad arrivare fino alla fine, bisognava sopravvivere, che ci credeva che ci sarebbe riuscito. Inverosimilmente sembrava parlare di lei.
Le ultime note arrivarono e lei si bloccò in posa; con le gambe divaricate, le mani dietro il collo e la testa rivolta all'indietro. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente rendendo la sua figura ancora più esile e delicata.
Direi che avevo già goduto basta dello spettacolo e ora dovevo passare dalla modalità guardone a quella di padrone.
Applaudii lentamente ed entrai nella stanza, facendola sobbalzare e quindi voltare verso di me.
Prima di dirigermi da lei, andai verso lo stereo per spegnerlo così da poterle parlare in santa pace.
Dopo aver premuto il tasto mi voltai, e la imprigionai nel mio sguardo. Mi avvicinai come un leone che aveva individuato la sua preda.Mi fermai ad un palmo dal suo corpo, dal suo viso. Non mossi un dito e non proferii una parola, mettendola in soggezione solamente con lo sguardo.
Il suo respiro era ancora leggermente irregolare, le sue guance erano tinte di rosso e le sue labbra erano più grosse. Quanto avrei voluto baciarle e poi morderle.Nonostante fosse evidente il suo imbarazzo e la sua soggezione, mantenne il mio sguardo, facendo avanti e indietro tra i miei occhi.
"Ti avevo detto che potevi usare la mia palestra e trasformarla a tuo piacimento?" Chiesi, con la mascella serrata. Detestavo le persone che invadevano i miei spazi e lei sembrava eccellere in questo.
"Vivo qui dentro ormai. Non posso avvicinarmi alla cucina dunque ho deciso di occupare la palestra." Spiegò sicura, sfidandomi con quei suoi occhi scuri.
Mi morsi il labbro inferiore. "Avvelenerai anche i miei attrezzi ora." Domandai con affermazione.
"Perché i pesi sono il tuo spuntino di mezzanotte? Beh, buono a sapersi." Ghignò, incrociando le braccia al petto.
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𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}
RomanceCi si può salvare dalle sabbie mobili? Si può trovare la forza o qualcuno che ci aiuti a salvarci o si è destinati ad affondare lentamente, completamente soli? Lui deve vendicarsi e lei è la pedina per farlo. Tutti e due con un passato bugiardo e os...