53. Seconda parte

1.6K 146 69
                                    

ANNE

Mi allontanai da lui e mi diressi in cucina.

Presi un bel respiro e iniziai a preparare il caffè. L'agitazione tornò a farsi sentire.
Il preparare e il servire il caffè ai propri familiari e a quelli del proprio compagno, era un rituale molto importante qui in Turchia.
La futura sposa doveva preparare il caffè turco e servirlo a tutti, senza combinare alcun pasticcio, questo era un primo punto che la famiglia del futuro sposo guardava per vedere se sarebbe stata una brava donna di casa.

In passato, da quello che avevo letto e che Rubino mi aveva raccontato, le donne ricevevano una vera e propria educazione all'arte del caffè e in base a questo poteva addirittura basarsi il rifiuto o no dal futuro marito e dalla sua famiglia.

In più, la sposa doveva aggiungere del sale nel caffè del compagno, di modo che non fosse l'unica a essere giudicata in base al caffè.

Lo sposo turco sa di questa usanza e una volta che gli viene servito deve, senza troppa esitazione, bere il suo caffè salato davanti allo sguardo di tutti. Se beve senza poi vomitarlo o fare facce super disgustate, fa capire alla sua donna che per lei è disposto a fare qualsiasi cosa.
Da quello che avevo capito con Rubino, questo rito era nato sopratutto perché una volta nei Paesi islamici, e purtroppo in alcune parti ancora oggi, i matrimoni erano combinati dalle famiglie.

I futuri sposi si vedevano per la prima volta quando venivano a chiedere la mano. Col fatto di aggiungere il sale, lo sposo capiva anche quanto interesse ci fosse dalla futura moglie. Se c'era giusto un pizzico di sale, il primo incontro, il primo impatto era andato bene. Se invece il caffè era davvero imbevibile... beh, per lo sposo era abbastanza chiaro quali erano le sensazioni della ragazza.

Se avessi potuto non avrei messo neanche un granello di sale nel suo, ma queste erano le tradizioni ed io volevo rispettarle tutte.

Misi su il caffè e preparai le tazzine e il vassoio... e presi la saliera dal piccolo ripiano in legno.

Ero concentrata a guardare il caffè nel pentolino, quando Leyla mi raggiunse.
Mi accorsi però realmente della sua presenza, solo quando posò una mano sul mio braccio.

Sussultai leggermente e mi voltai verso di lei, guardandola nei grandi occhi azzurri.
Mi sorrise e aprì le braccia, invitandomi ad abbracciarla. Accettai immediatamente, appoggiandomi al suo petto e lei non esitò a stringermi in un meraviglioso abbraccio.

"Cosa c'è che ti turba?" Mi domandò, accarezzandomi i capelli.

Leyla aveva uno o due anni in più di me. Ero così contenta che fosse entrata nella mia vita. Oltre ad un'amica, a volte mi sembrava di vedere in lei la sorella più grande che non avevo mai avuto. Era così dolce e premurosa con me, si accorgeva sempre di tutto.

"Che mi turba nulla, voglio dire... solo tanti pensieri. Mi sembra tutto un sogno e ho paura che qualcuno possa riportarmi alla vera realtà. Tutto questo mi fa sentire talmente bene, talmente felice che mi sembra di non avere più il controllo su nulla." Mi allontanai dalle sue braccia e abbassai lo sguardo, giocherellando con le dita e l'anello che Can mi aveva messo al dito.

"Poi... penso ai miei genitori, a quanto vorrei che fossero accanto a me ora come non mai." Mormorai, sentendo un groppo in gola.
Can gli sarebbe piaciuto... ma in fondo, pensandoci, se forse loro ci sarebbero stati tutto questo non mi sarebbe successo e non lo avrei mai incontrato.
Quanto era beffardo il destino.

Mi accarezzò le braccia e mi sorrise. "Posso solo immaginare quello che senti. Mi dispiace davvero tanto." Fece una piccola pausa. "Però, pensa a oggi, a questa meravigliosa serata che ti aspetta. Allah stai per sposarti! E noi, la tua nuova famiglia, siamo qui tutti accanto a te." Disse, cercando di portarmi via da quel attimo di tristezza, riuscendoci.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora