30.

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ANNE

Raggiungemmo il parcheggio sotterraneo in un silenzio leggermente imbarazzato.

Non appena spense l'auto feci per aprire lo sportello, dimenticandomi però che metteva sempre la chiusura centralizzata.
Inspirai ed arrossii, ultimamente non facevo altro che arrossire quando ero con lui.

"Sarai mai in grado di non scappare da me?" Chiese guardando davanti a sé per poi spostare la sua attenzione su di me.

Perché l'abitacolo mi sembrava così piccolo e soffocante?

"Non stavo scappando:" Dissi con la voce che si fece più acuta nonostante avessi sussurrato.

Ghignò come se avessi detto qualcosa di divertente.

"Volevo solo scendere prima dato che non dobbiamo farci vedere insieme. Tutto qui." Mormorai, cercando di coprirmi il viso con i capelli e nascondermi il più possibile nel collo del cappotto.

Lo sentii sghignazzare. A quanto sembrava stavo parlando una lingua diversa e a lui non molto comprensibile.
Dopo alcuni attimi, vedendo che non replicava alla mia affermazione, uscii dal mio guscio e mi voltai verso di lui.
Mi stava guardando, come se stesse aspettando il momento in cui mi sarei girata.

Lo guardai fissa negli occhi, risucchiata da quelle profondità oscure.

Inaspettatamente mi portò una mano sulla nuca e mi avvicinò alle sue labbra. I nostri nasi si sfiorarono e i nostri respiri caldi si mischiarono. Un secondo dopo le sua bocca era unita alla mia in un bacio intenso. Non mi tirai indietro, era vergognoso quanto agognassi un suo bacio, una sua carezza, o semplicemente la sua vicinanza.

Portai una mano attorno al suo polso mentre le nostre lingue si rincorrevano, si univano, si muovevano alla perfezione. Sembravamo due adolescenti che si erano messi insieme nonostante tutta la scuola sapesse che ci odiavamo.

Sentimmo strombazzare dietro di noi e immediatamente mi staccai da lui, pur non sapendo chi fosse. Can sospirò e lanciò un'occhiata allo specchietto retrovisore e quando vide di chi si trattava sbuffò.

Io nonostante non sapessi chi fosse scivolai giù dal sedile, cercando di nascondermi il più possibile.

"Inizia a starmi davvero sul culo questo." Sorrisi solo per il fatto che quell'espressione l'aveva imparata da me, altrimenti non aveva mai parlato così sciallo e italiano.
"Ti lascio le chiavi, quando esci chiudi l'auto." Non mi diede il tempo di rispondergli che scese dalla macchina.

Si appoggiò alla portiera e nonostante la macchina fosse alta, la schiena muscolosa di Can copriva quasi l'intero finestrino.
Tesi le orecchie, cercando di capire chi fosse quell'idrocefalo che ci aveva interrotti.

"Hakan... benvenuto." Disse con stizza Can, quando quell'uomo si avvicinò. Era il suo vice, quello che mi aveva assunta.

Mi nascosi ancora di più, quando lo vidi allungare il collo verso l'interno dell'auto. Dio, se mi avesse vista qui sarebbe stata la fine. Già non mi era piaciuto il suo atteggiamento sospettoso nei miei confronti, se mi avesse vista nella sua auto avrei aggiunto ulteriori sospetti. Sembrava conoscere qualcosa di me quell'uomo, ma esattamente non sapevo cosa. L'unico che sapeva che io e Can vivevano insieme era Burak.

"Bentrovato, Can." Rispose infine lui, con fare divertito.

Can gli indicò l'ingresso con una mano e l'altra la appoggiò sulla sua spalla, indirizzandolo nella giusta direzione.
Entrambi si scambiarono un sorriso a dir poco falso, per quel poco che vidi. Indipendentemente da me, ero sicura che tra loro non scorresse buon sangue.

𝗦𝗔𝗕𝗕𝗜𝗘 𝗠𝗢𝗕𝗜𝗟𝗜 {𝙲𝚊𝚗𝚎𝚖}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora