CAPITOLO 63

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SARAH

Il passare dei giorni è un continuo susseguirsi di emozioni vere, pure; emozioni contrastanti poiché domenica si sta avvicinando in un battito di ciglia. Come vorrei che il tempo si fermasse proprio in questo istante, mentre io e Matt stiamo ritrovando noi stessi attraverso pomeriggi di svago e notti di fuoco. Sì, perché tra le calde lenzuola del mio letto sto riscoprendo il piacere di fare l'amore con l'uomo che amo e che ha giurato di amarmi. Un piacere che ho soffocato per anni e che nemmeno Jackson Logan, con la sua audacia, è riuscito a riportare in vita. «Piccola, mi aiuteresti a preparare il borsone?» mi chiede Matt, mentre il mio sguardo vaga su quel corpo da urlo che fino a pochi minuti fa era avvinghiato al mio. Annuisco controvoglia. «Hey, angelo...» sussurra avvicinandosi. «Vorrei tanto non partire, ma devo farlo. Devo rientrare a casa. La scuola sta per iniziare e non posso mancare. Come giustificherei la mia assenza?». Comprendo la sua posizione e non sarò di certo io a ostacolare il suo rientro, ma fa male sentire quelle parole. Cavolo se fa male, è come avere il corpo trafitto da mille lame pronte a uccidermi lentamente. «Lo so benissimo, Matt. Ma...»

«Ti ho detto che farò il possibile per tornare da te ogni quindici giorni, ricordi?».

«Sì. Anche se ero sotto l'effetto di uno degli orgasmi più belli della storia, lo ricordo bene» rispondo con un piccolo sorriso, facendolo sorridere a sua volta. «Vuol dire che era attenta alle mie parole, signorina Spencer» scherza, abbracciandomi teneramente. «Vorrei che rimanessi qui per sempre» confesso, stringendolo a mia volta. Il suo profumo è come una droga: non so come spiegarlo, ma mi calma e mi eccita allo stesso tempo. Sarò strana, ma è così. «Credi che io non voglia la stessa cosa, angelo? Non posso abbandonare la scuola, la palestra di mio padre. Non quest'anno, almeno. Oltre al liceo, mi sono state assegnate altre classi in diverse scuole elementari e sarà come una gara al massacro. Dovrò spostarmi in continuazione per tutta Salt Lake City».

«Allora, posso soprannominarti trottola?»

«Avrei preferito altro» dice ammiccando, «ma trottola credo sia perfetto».

Conclusa la parentesi "rientro a casa", lo aiuto nella sua richiesta sistemando tutti gli indumenti e gli effetti personali nel borsone. «Domani verrete al torneo? I ragazzi tengono molto al vostro supporto» mi domanda, mentre mano nella mano raggiungiamo i ragazzi della squadra e i miei amici. «Ovvio! Ty e Lexy sono così eccitati all'idea di partecipare, che ne parlano in continuazione».

«E l'argomento è incentrato sulla lotta o sui lottatori?»

«Che domanda sciocca, Moore. Sui lottatori, ovviamente» tendo a precisare, ricordando per filo e per segno le testuali parole di Tyler. "Vedere tutti quei muscoli contrarsi mentre sudati e accaldati si azzuffano tra loro... e chi si perde tutto quel ben di Dio!". Poche parole ma essenziali. «Chissà perché non avevo dubbi».

*****

Una volta fuori l'albergo decidiamo di prendere un taxi e raggiungere Time Square per una passeggiata serale tra le vie dello shopping newyorkese. Una serata più divertente di come me la sono immaginata per tutto il giorno. Chiacchierare con i ragazzi è stato piacevole e la sinergia creatasi in questi giorni tra persone di età e mentalità diverse, è a dir poco impressionante. Esclusa me, è come se tutti ci conoscessimo da sempre. Incredibile. «Ragazzi, io inizio ad avere un certo languorino. Che ne dite se ci fermiamo a mangiare una buona pizza?» propone Tyler. Dopo un breve consulto tra Matt e Mark, i coach più ligi e severi che io abbia mai conosciuto dopo Richard, in meno di dieci minuti raggiungiamo una delle pizzerie storiche situata qui nel distretto di Manhattan: "Il piacere della pizza", un locale che personalmente adoro e che ricorda l'Italia in tutto e per tutto. Anche se non ho mai volato oltre oceano, è quello che percepisco ogni volta che incontro i proprietari della pizzeria: Carmine e Concetta, una coppia di italiani doc trasferitasi in America da quasi trent'anni nella speranza di trovare fortuna lontano dal loro Paese natale. Fortuna che in meno di un anno li ha resi noti in tutta New York City. Le loro pizze sono un qualcosa di straordinariamente sublime. Da leccarsi i baffi. «Sono sazia da scoppiare!» esclama Lexy. «A chi lo dici. Queste pizze sono quasi migliori di una sana scopata» aggiunge Kevin, il playboy del gruppo di lottatori. «Con tutto il rispetto, Kev, ma non si può paragonare la pizza al sesso» irrompe Cole, suscitando interesse nelle orecchie di Ty. «E tu questa pizza come la definiresti, sentiamo» continua Kevin, accomodandosi meglio sulla sedia e rimanendo in attesa della risposta dell'amico e compagno di squadra. «È una pizza davvero buona, non posso dire di certo il contrario. Ma il sesso.... quello è completamente diverso». Credo di trovarmi d'accordo con le parole di Cole. Il sesso, se fatto con la persona giusta, è centomila volte meglio del cibo. E io ne so qualcosa. «Coach Moore, tu che ne pensi?» gli chiede lo stesso Cole in evidente stato di allarme. Matt, d'altro canto, non esita un secondo a esprimere un suo parere. «Concordo con entrambi. Cibo e sesso, anche se completamente diversi tra loro, sono un ottimo filo conduttore tra un uomo e una donna» spiega tranquillo, lasciando tutti un po' perplessi. «Cioè? Non ti seguo» chiede Alex. «Nel senso che, per conquistare una donna, servono entrambi» dice, rivolgendo lo sguardo nella mia direzione. Vediamo... sono indecisa se intromettermi nel discorso tra coach e allievi o semplicemente burlarmi di lui ancora una volta. Opto per la seconda ipotesi. «Per quanto mi riguarda, coach Moore, nella nostra relazione il cibo non è mai stato contemplato. Non so se mi spiego». Le risate che si sollevano attorno a noi sono un toccasana per la mia mente già in paranoia per domani, e non mi riferisco solo al torneo. «Come tirarsi la zappa sui piedi, collega» lo punzecchia Mark, suo vice in questo viaggio. «Signorina Spencer, è sicura che il cibo non è mai stato contemplato? Conoscendo i suoi gusti piuttosto singolari...» ammicca, accennando una frase citata nel libro "50 sfumature di grigio". «Okay, Matt. Forse ai presenti non interessa sapere altro». Capendo perfettamente a cosa si sta riferendo, cerco di ricompormi senza ripensare a quando il suo sesso era nella mia bocca, facendomi provare brividi lungo tutto il corpo. Proprio come in questo preciso momento. Dio che serata memorabile! «Io sarei curiosa di sapere, invece». E ti pareva che "ficcanaso Lexy" non intervenisse. «Ben detto, sister. Avanti... raccontate, forza» ci incita Ty, piluccando il bordo croccante della fetta di pizza avanzata nel piatto di Alexis. «Non c'è nulla da raccontare, ragazzi. Sono cose personali» mi giustifico ormai paonazza in viso. Spero che questa chiacchierata non arrivi alle orecchie dei miei genitori o di mio fratello... sai che vergogna. «Mi dispiace, amico. La mia bocca rimane cucita e credo anche quella di Sarah». Grazie Matt, sei il mio salvatore. «Mamma mia quante storie per un banalissimo pompino» sbotta Ty. La birra, che in quel momento sia io sia Matt stavamo sorseggiando, viene sputata fuori all'improvviso rischiando di finire sul viso del povero Mark. Bene ma non benissimo.

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora