CAPITOLO 24

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ANGEL

Dopo ore passate al Pronto Soccorso, io e Matt, possiamo finalmente tornare a casa. 

Ancora non gli ho detto cos'è accaduto ai miei genitori. 

Ancora non sa che sono volati in cielo insieme agli angeli del Paradiso. 

Sarà dura dirglielo, ma devo farlo. Non può e non deve vivere nella menzogna, non dopo quello che è appena accaduto con suo padre. 

Una volta rientrati in quella che doveva essere il nido d'amore mio e di Jack, affronterò l'argomento e gli dirò la verità. Soffrirà, perché era legatissimo ai nonni, ma credo sia giusto rivelargli una triste verità piuttosto che un inutile e falsa bugia. 

Con l'auto di Allison butto i vestiti sporchi e macchiati di sangue nel borsone, che gentilmente mi ha prestato, e mi cambio. I suoi vestiti sono perfetti.

«Sei pronta?» mi domanda sulla soglia della camera in cui sono stata ricoverata nelle ultime ventiquattro ore. 

Sospiro, sentendo una leggera fitta al costato, e buttandomi in spalla il borsone la raggiungo. 

«Sì, andiamo» e così facendo la precedo e esco dalla stanza. 

In corridoio ad attenderci ci sono Richard, Samuel, Rebecca e il mio piccolo ometto. Mi avvicino a Richard e istintivamente lo abbraccio forte. Un gesto semplice ma gentile per ringraziarlo del suo aiuto. 

«Grazie per averci aiutato» mormoro sul suo petto ampio, inalando il profumo virile della sua pelle mischiato a quello del sapone da bucato. 

Morbide labbra si posano sulla mia fronte baciandola. 

«Non ringraziarmi, Angel

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«Non ringraziarmi, Angel. Se il 911 non fosse intervenuto tempestivamente, a quest'ora, Jack, sarebbe carne da macello» confessa, digrignando i denti e stringendomi a sua volta, ma senza causarmi dolore. 

Ascolto le sue parole rivivendo il dolore inflittomi dall'uomo che amavo. 

Un dolore che nemmeno una bestia meriterebbe di sopportare. 

Un dolore che resterà vivo nella mia mente, nei miei ricordi e in quelli di mio figlio, per sempre. 

«Non è vero che non devo ringraziarti. Il tuo intervento è stato provvidenziale. Se non mi avessi liberata dalla furia di Jack io...» nuove, calde lacrime rigano il mio viso, bagnando di conseguenza la sua maglietta. 

«Guardami Angel» ordina perentorio. 

Faccio come dice e lentamente alzo il viso, incatenando i miei occhi spenti nei suoi ardenti. 

«Basta! Non voglio sentire altro. Se c'è una persona che devi ringraziare è tuo figlio. È stato lui a correre da me e a trascinarmi fino casa vostra. È lui che ti ha salvato, piccola, non io». 

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora