CAPITOLO 4

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ANGEL

"Respira, Angel. Respira. È stato solo un brutto sogno. Jack non ti sfiorerebbe nemmeno con un fiore", mi ripeto come un mantra nel tentativo di calmare i battiti accelerati del mio cuore, ma è tutto inutile, perché non si è trattato di un sogno. Jack mi ha davvero messo le mani addosso, colpendomi e strattonandomi come una bambola di pezza. Se ripenso al suo sguardo... Mi vengono ancora i brividi. Nei suoi occhi non c'era nulla, il vuoto più totale. Il mio Jack era scomparso, lasciando il posto a un completo estraneo.

Asciugo le lacrime, che scorrono copiose sul mio viso, e mi faccio forza. Aiutandomi con il poggiolo del divano mi rimetto in piedi e, dolorante, mi rifugio in bagno a controllare i danni. La caduta mi ha procurato un ematoma sul fianco destro, ecco perché fatico a camminare. Sul viso, a parte un lieve gonfiore sulla guancia, non riscontro altri lividi o tagli. Dal mobiletto recupero il tubetto di pomata che utilizzo quando Matt rientra dal parchetto con le ginocchia sbucciate; non è un vero e proprio medicinale, ma almeno aiuta a contrastare la formazione di ecchimosi. Ne spalmo un po' sulla parte indolenzita, sperando che il livido non decida di spuntare poi all'improvviso. Sul fianco invece non posso più fare nulla, l'ematoma è così esteso e già bello evidente che nemmeno dieci tubetti di questa miracolosa pozione mi aiuterebbero a nasconderlo. Torno in cucina e dal freezer prendo una busta di minestrone congelato, lo avvolgo in un canovaccio e lo appoggio sulla parte ormai violacea. «Dannazione!» esclamo, non appena il freddo entra in contatto con la pelle calda. Tieni duro, Angel. Anche se il dolore inizia a essere insopportabile, devi resistere, o domani non riuscirai a muoverti. Dopo un'oretta tolgo l'impacco e ritorno in bagno a controllare se l'ematoma si è un po' riassorbito. Purtroppo, nemmeno il ghiaccio mi è stato d'aiuto. Ha sì attenuato il gonfiore, ma il livido non è affatto scomparso; è ancora lì, più viola e evidente di prima.

Avvilita e piuttosto dolorante salgo in camera per cambiarmi e raggiungere il piccolo all'asilo. Mi vesto alla velocità di un bradipo; per indossare una banalissima t-shirt e un jeans ci impiego un'eternità, il dolore è lancinante. Spero vivamente di non essermi incrinata o addirittura rotta una costola, mi creerebbe molte difficoltà nel badare a quel terremoto di mio figlio.

Con molta fatica arrivo a destinazione. Incredibile ma vero sono pure in anticipo di qualche minuto. «Hey Angel, tutto bene?» mi domanda Allison con aria sospettosa. "No, non va per niente bene" le vorrei confessare, ma non voglio che sappia cos'è accaduto tra me e Jack. Si è trattato semplicemente di un momento di debolezza dovuto al suo licenziamento. Jack, non è un uomo violento e sono sicura che non ricapiterà più. «Sì, perché me lo domandi?»

«Non lo so. Ti vedo strana, ma forse è solo la mia impressione» constata, continuando ad osservarmi attentamente. «Sono caduta, tutto qua.» Invento rapidamente una scusa per cercare di depistare qualsiasi suo ipotetico sospetto. «Caduta?» I suoi occhi, ancora piuttosto guardinghi, continuano a fissarmi, mettendomi in soggezione. Odio raccontare bugie, ma soprattutto odio doverlo fare con la mia migliore amica. «Come una pera dall'albero» ridacchio, accennando un finto sorriso nel tentativo di nasconde il mio dolore. «Ho lavato il pavimento con quel prodotto che ci ha consigliato Susan, ricordi?» lei annuisce. «Ero convinta fosse asciutto, invece...» Mi limito a rimanere piuttosto vaga, ma il suo sguardo sembra non credere ancora alle mie parole. Non sono mai stata brava a mentire, i miei genitori me lo hanno sempre detto. «E del viso... Che mi dici?» mi domanda improvvisamente. Merda! E ora che le racconto? Pensa, Angel. Pensa. «Ho tentato di proteggermi, buttando le mani in avanti, ma non sono riuscita a evitare il poggiolo del divano» accenno, raccontandole una mezza verità e mimando l'accidentale caduta, passando così per una povera imbranata. «Ho messo subito del ghiaccio e in seguito la pomata che uso quando Matt si ritrova con qualche graffio, ma a quanto pare non è servita a molto.» Allison continua a fissarmi il viso. "Fa che se la sia bevuta", prego tra me e me. «Reputati fortunata, perché ti ha salvato da un bel livido. A parte il gonfiore, non si vede nulla» mi tranquillizza, sorridendomi. Pericolo scampato. Brava Angel. «La prossima volta, però, stai più attenta, o non so se sarai così fortunata.»

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora