CAPITOLO 18

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ANGEL

22 Aprile 1981

I mesi passano e le sedute presso lo studio del Dottor Miller sembrano, in parte, aiutare, Jack. I suoi scatti d'ira verso la sottoscritta sono diminuiti, mentre con il piccolo sta cercando in tutti i modi di recuperare quel rapporto che, da febbraio, dopo una nuova inutile sfuriata riguardante Richard, sta andando alla deriva. Lo adora e non sopporta che Jack lo denigri ingiustamente. Solo per averlo difeso si è preso uno schiaffo in pieno viso e miriadi di brutte parole. Io non ero presente, è stato il piccolo a raccontarmi dell'accaduto lasciandomi esterrefatta. Non appena ho avuto modo di rimanere sola con Jack, gliene ho dette quattro tanto da far tremare i muri di casa. Fortunatamente, ha capito l'errore e non appena il piccolo è tornato da scuola si è subito scusato. Ma qualcosa in Matt è cambiato. 

Infatti, quando suo padre è a casa, è sempre sull'attenti; non si fida più di lui. Cerca costantemente di fare la cosa giusta per evitare di farlo arrabbiare, sfogando, così, la sua rabbia su di me. 

Anche se a volte lo riconosco a stento, lo amo e non riesco a non preoccuparmi per lui. Purtroppo, la sua mente è ancora molto fragile e altalenante; un giorno è dolce, premuroso e affettuoso, l'altro... bé l'altro si trasforma nell'uomo inquietante e violento che ultimamente si insinua nei miei sogni, tramutandoli in incubi, turbandomi profondamente. Incubi nei quali non se la prende solo con me, ma anche con il piccolo, picchiandolo a suon di cinghiate sulla schiena lacerandogli la pelle. 

<<Ti avevo detto di non farmi incazzare, marmocchio insolente>>, le urla strazianti di Matt mi stanno annientando e io non posso aiutarlo. 

Jack mi ha così strapazzato da rendermi impossibile qualsiasi tipo di movimento. 

Ma non mi arrendo.

Mio figlio ha bisogno di me. 

Così, con le ultime forze rimaste, mi trascino su per le scale raggiungendo il lungo corridoio che conduce alla zona notte. Lui è lì, con mio figlio tra le mani e il suo corpicino quasi inerme. 

<<Matt!>> grido con tutto il fiato che ho in corpo, ma il piccolo non reagisce. 

I suoi bellissimi occhi blu sono socchiusi e quasi privi di vita, mentre sul suo visino riesco ad intravedere delle echimosi piuttosto marcate, segno che Jack ci è andato giù pesante. 

<<Sei venuta a vedere la fine che farà questo bastardo?>> ringhia, fissando il corpo martoriato di suo figlio. 

<<Ti prego, ti supplico, basta!>> lo imploro tra i singhiozzi, ma a lui sembra non importare. 

Ormai la sua mente ha deciso per lui e non c'è nulla che io possa fare per fargli cambiare idea. 

<<E' quello che si merita, Angel. È ora che nostro figlio impari per bene l'educazione>> continua imperterrito. 

<<Non è questo il modo, Jack. Non lo vedi come lo hai ridotto. È tuo figlio, Cristo Santo, e lo stai ammazzando!>> 

Queste ultime parole sembrano avere un effetto piuttosto violento sulla sua mente. Infatti, la presa sul corpicino del piccolo diminuisce all'improvviso, rischiando così di farlo cadere rovinosamente a terra, ma le sue mani riescono ad agguantarlo nuovamente evitandogli un impatto piuttosto violento con il pavimento del corridoio. 

Strisciando più velocemente che posso, raggiungo mio figlio e con molta delicatezza lo stringo a me, cercando di non fargli più male di quanto ne abbia già subito da quel mostro di suo padre. 

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora