CAPITOLO 52

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Dopo il risveglio di Jesse dal coma, piano piano la situazione torna alla normalità. Comunicargli la morte di nonna Joey, non è stato affatto semplice, soprattutto per la reazione avuta alla notizia: un pianto infinito, fatto di singhiozzi e parole di amore per quella donna che ha toccato i cuori di tutti. Il funerale, tenutosi presso il Salt Lake City Cemetery, è stato straziante. Una cerimonia intima dove le famiglie Spencer e Moore/Parker si sono unite per darle l'ultimo saluto. Le settimane passano e tra le sedute di fisioterapia di Jesse, il lavoro di Matt e i suoi studi all'università, la vita sembra dare un po' di tregua a queste famiglie. Con l'arrivo dell'inverno e del Natale, un lieto evento unirà questi amici ancora più profondamente, perché il 31 Dicembre del 1999, dopo quasi dodici ore di travaglio, Valerie e Jesse diventano genitori della piccola Josephine Spencer; un nome scelto non a caso, ma un omaggio a quella nonna che tutti hanno sempre amato. Mentre la nuova famiglia felice inizia la propria vita tra biberon e pannolini, Matt e Sarah continuano la loro tra alti e bassi; tra discussioni e riconciliazioni. Lei, sempre più innamorata; lui, sempre più ostinato a tenerla lontano dal suo cuore. Probabilmente, vi starete chiedendo il perché di questo suo comportamento, e lo capisco. Ma la mente di Matt è un groviglio intricato, una specie di cubo di Rubik impossibile da riordinare. Una mente in continua contraddizione con il suo essere e con le sensazioni che il cuore gli fa provare. Una mente che è rimasta ferma a quel maledetto giorno di tanti anni fa, quando Jack ha volontariamente cancellato l'esistenza di un piccolo e fragile bambino.

MATT - Agosto 2009

È incredibile come il tempo passi alla velocità della luce e come la vita delle persone cambi radicalmente. La mia, poi... Dopo aver lasciato il lavoro al supermercato, grazie alla mia borsa di studio l'università mi ha permesso di lavorare come supplente del mio ex professore di ginnastica, un tale Simon "osso duro" Brooks, presso il mio vecchio liceo: il West High School. Lavoro che svolgo con molta passione, che mi diverte parecchio e che dopo la laurea è diventato il mio attuale impiego a tempo pieno. Quello che meno mi diverte sono le attenzioni piuttosto imbarazzanti che negli anni ho costantemente ricevuto da parte di molte mie alunne e delle loro madri ai colloqui individuali. Per non parlare dei piccoli post-it che abitualmente trovavo e trovo tutt'ora appiccicati al vetro della macchina con evidenziati non solo i numeri di telefono personali, ma soprattutto la scritta a caratteri cubitali "CHIAMAMI". È piacevole ricevere apprezzamenti e quant'altro, ma così sta diventando tutto molto inopportuno. Più volte ho fatto presente a Anderson, preside e amico di famiglia, la situazione, ma nonostante i solleciti non è cambiato nulla. Se ripenso poi al periodo in cui ho avuto pure Sarah e Valerie come alunne (anche se per pochi mesi)...un supplizio. Non tanto per Val, quanto per quella biondina tutta curve che puntualmente rendeva la vita delle mie parti basse molto dura e difficile. Vedere poi i suoi compagni che se la spogliavano con gli occhi e commentavano le sue forme... avrei voluto metterli a tacere con un bel pugno sui denti. Ma carriera scolastica a parte, mi sembra ieri quando Jesse era disteso privo di sensi su quel letto di ospedale, mentre ora corre e gioca spensierato con la sua bambina di quasi dieci anni: un maschiaccio con le trecce che ama giocare a calcio e allenarsi con lo "zio Matt" nella palestra di "zio Richard". Anche se lei e la cugina Erin hanno solo pochi mesi di differenza, sono come il giorno e la notte. Due caratteri completamente opposti in grado di amalgamarsi alla perfezione. È un po' come vedere Satana e il nostro Signore Gesù andare d'amore e d'accordo. Impossibile, ma vero. «Zio Matt, vieni a mangiare da noi questa sera?» mi domanda il piccolo diavolo in gonnella dopo averla recuperata da scuola. Faccio mente locale ai miei impegni e dopo essermi ricordato dell'incontro che avrei avuto in tarda serata con una rossa di fuoco, le comunico che per questa volta dovrò rinunciare. «Piccola, questa sera proprio non posso».

«Perché, zio Matt? Ho detto alla mamma di preparare le polpette che tanto ti piacciono» sussurra, con un tono di voce flebile e abbattuto. "Non farti abbindolare da due occhi azzurri come il mare e più dolci del miele, Matt. Sai benissimo che lo sta facendo apposta per farti sentire in colpa e cadere quindi in tentazione", mi ripete la mia mente mentre la tristezza prende il sopravvento su quel viso angelico. Certo che è impossibile rinunciare a quella prelibatezza, perché le polpette di Valerie sono imbattibili, anche per mia madre. Moore, sei fottuto. Ma ritento. «Joey, sai che non posso sempre venire a casa vostra. Mamma e papà cosa penserebbero di me?».

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora