CAPITOLO 56

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SARAH - New York, 24 dicembre 2011

Adoro questo periodo dell'anno; l'atmosfera, le luci e i colori mi hanno sempre affascinato fin da bambina. Essendo la più piccola di casa, i miei fratelli si prodigavano per non farmi mancare mai nulla, regalandomi così emozioni immense. Aspettavo l'arrivo di Babbo Natale insieme a loro fino a quando non crollavo per la stanchezza. Ma ahimè non sono mai riuscita a vederlo. Però, la gioia di svegliarmi la mattina del 25 dicembre e ritrovarmi con tantissimi regali da scartare sotto l'albero, ricompensava tutto il mio dispiacere di poterlo conoscere di persona. Ma anche quest'anno, il secondo consecutivo, lo trascorrerò qui, in questa meravigliosa città, lontano dalla mia famiglia.

Lontano da lui.

Mi costa davvero tanto non poterli rivedere, ma ho deciso che fino a quando il cuore non mi farà più male, non rimetterò piede a casa. Mia madre, mia sorella e Valerie lo hanno capito, spiegarlo a mio padre e Jesse è stato un tantino più difficile, ma grazie al cielo sono riuscita a farli ragionare e alla fine hanno compreso.

Fortunatamente non sarò sola: Ty e Lexy saranno la mia compagnia nella notte più magica che ci sia. Infatti, per la cena di questa sera abbiamo prenotato in un ristorantino italiano vicino a Central Park, il Made in Italy, un locale molto suggestivo, dove la vera cucina italiana (la più buona al mondo, a mio parere) la fa da padrona. Non è la prima volta che ci andiamo, ormai siamo di casa, e Mario, il proprietario, ha sempre un occhio di riguardo per noi e i suoi clienti più affezionati. Ci vizia a tal punto da farci quasi esplodere, ma sarebbe un'esplosione di puro gusto. Questa sera ci attende un menù a dir poco succulento, rigorosamente a base di pesce; un menù che non vediamo l'ora di assaggiare per far gioire le nostre papille gustative. Ma la serata non si concluderà qui, perché attenderemo lo scoccare della mezzanotte volteggiando leggiadri come farfalle (è un modo di dire visto che siamo tutti e tre completamente negati!) sulla pista di ghiaccio a Rockefeller Plaza, davanti all'albero più figo del mondo. Albero che mi piacerebbe portare a casa ma causa dimensioni spropositate, diventerebbe un'impresa ardua. «Sarah, hai finito di tirarti a lucido? Non devi conquistare nessuno. Quindi... Muoviti, siamo in ritardo. Come sempre, del resto» mi grida Tyler dalla porta del bagno della mia stanza, mormorando l'ultima frase tra sé e sé. «Che ne sai tu che là fuori non troverò il mio principe azzurro» gli spiattello in faccia mentre esco dal bagno. Mi guardo velocemente allo specchio, ammirando la mia figura per intero. Indosso un jeans nero aderente con piccoli strass color argento a rifinire le cuciture laterali del pantalone, un pullover a coste di lana color panna a collo alto e ai piedi ho deciso di mettere le mie mitiche Timberland, rigorosamente imbottite. Quest'anno, l'inverno è decisamente rigido e dal momento che la serata si svolgerà per la maggior parte del tempo all'aperto, non ho la minima intenzione di trasformarmi in un ghiacciolo. Alla mia affermazione lo sguardo di Ty si fissa nel mio attraverso la specchiera e tra un sorrisino e l'altro, scuotendo la testa, risponde: «sei qui da due anni e fino a ora tutti gli uomini che ti si sono avvicinati li hai sempre, e ribadisco sempre, rispediti da dove sono venuti».

«E con questo? Non erano le persone giuste per me», mi giustifico con una scrollata di spalle, infilandomi il cappotto prima e il berrettone di lana subito dopo. «Basta prendermi per il culo, Sarah. Hai deciso di intraprendere una nuova vita? Fallo! È ora che pensi al tuo futuro, lasciando il passato lì dov'è». Ty ha ragione; è la milionesima volta che lo sento farmi questa specie di predica, ma è come se le sue parole fossero inutili. La mia testa e il mio cuore, nonostante il tempo, faticano a dimenticare tutto quello che nel bene o nel male sono stati costretti a subire dall'unica persona alla quale ho permesso di trasformarmi in una completa sconosciuta. Dopo il nostro ultimo incontro al matrimonio di Robbie, dopo la notizia del rilascio di Jack e del suicidio di Steven, non mi riconosco più. La paura è tornata a impossessarsi di me, facendomi rivivere costantemente sul chi va là. Se ho sempre rifiutato gli uomini che in questi anni hanno cercato di farmi la corte, giusto per non essere volgare e dire che avrebbero voluto solo portarmi a letto, è solo per paura.

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora