CAPITOLO 12

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ANGEL

Dopo aver passato quasi quattro ore a rimettere tutto in ordine, la casa sembra essere ritornata quella prima. Incredibilmente, Jack mi ha sorpreso; si è messo d'impegno e mi ha aiutato per tutto il tempo. «Fatto!» esclama dopo aver riposto l'ultima nostra foto sulla mensola del salotto. «Grazie dell'aiuto, Jack.»

«Non devi ringraziarmi, picc... Angel» risponde, sostituendo il vezzeggiativo con il mio nome di Battesimo. «Se non ti dispiace andrei a farmi una bella doccia; sono esausto e non vedo l'ora di rilassarmi un po'.» Si avvia verso il piano superiore, lasciando me e il piccolo in salotto.

La bestia che si nasconde in lui sembra essersi magicamente assopita. Ma quanto durerà questa quiete?

«Mamma?» mi chiama Matt. «Dimmi, piccolo.» Si avvicina di qualche passo, costringendomi ad abbassarmi alla sua altezza. «Papà rimarrà a casa per molto?» mi chiede sottovoce, sperando che Jack non lo senta; quell'uomo sembra avere orecchie dappertutto. «Non saprei, tesoro» rispondo in tutta onestà e con un sospiro. Da un lato vorrei che se ne andasse immediatamente, per evitare i suoi improvvisi scatti d'ira e le conseguenze che mi tocca subire subito dopo, dall'altro... Dall'altro vorrei che restasse per capire cosa gli passa in quella testa dura.

«Angel.» Dopo qualche minuto passato a sistemare i regali di Matt nella sua camera, la voce di Jack mi arriva improvvisa, spaventandomi, e il mio corpo sussulta. «Scusami. Io... Io non volevo spaventarti. Possiamo parlare?» mi domanda con un tono di voce diverso dal solito; un tono che mi riporta indietro nel tempo, tra le braccia del mio Jack.

Annuisco, e con un cenno del capo gli indico le scale. Meglio parlare in un terreno neutrale, dove la via di fuga è più a portata di mano. Chiusi in camera mi sentirei soffocare.

Ci accomodiamo sugli sgabelli accanto all'isola della cucina, uno di fronte all'altra; un imbarazzante silenzio sembra essersi calato nella stanza. «Angel» inizia per primo Jack, rompendo il ghiaccio. «Volevo chiederti umilmente perdono per i miei comportamenti. Sono stato spregevole, non solo con te ma soprattutto con il piccolo. Non era mia intenzione fare del male a nessuno dei due.»

«Ma lo hai fatto» lo interrompo. Gli occhi di Jack, prima fissi nei miei, si abbassano a osservare un punto immaginario sul bancone dell'isola. Si sente umiliato, sconfitto. Cosa si prova, eh Jack? Per lui, chiedere scusa non è mai stato facile; almeno non a parole. «Lo so e me ne vergogno da morire. Non dovevo dubitare del tuo amore, ma...»

«Esatto, non dovevi. Sei la persona più importante della mia vita, cazzo, e vederti così arrabbiato, senza alcun motivo, mi ha fatto... male. Sono stati i giorni peggiori della mia vita, ma non solo per me, anche per tuo figlio. Ti rendi conto di quello che i suoi occhi hanno dovuto vedere?» Le parole escono alla velocità della luce, tutto quello che mi viene alla bocca glielo sputo in faccia come se fosse veleno. «Mi hai picchiata, scopata come un animale senza nemmeno preoccuparti del dolore che mi stavi causando» continuo, cercando di tenere basso il tono della voce; Matt è in giro per casa e non voglio che senta. Jack, ascolta senza interrompermi; la vergogna dipinta sul suo volto prevale sulla capacità di parola. «Mentre tuo figlio curava le mie ferite, tu dov'eri? Non ti sei mai degnato di una telefonata. Una. Semplicissima. Cazzo. Di. Telefonata. Jack!» Sono furibonda. Con un balzo scendo dallo sgabello, facendolo cadere all'indietro con un tonfo piuttosto sordo, mi avvicino a lui, che nel frattempo si è finalmente degnato di alzare lo sguardo verso di me, e lo colpisco con uno schiaffo talmente forte da lasciargli l'impronta della mano sulla guancia. Il cuore pompa all'inverosimile, mentre dai miei occhi iniziano a scendere le prime lacrime.

Non posso credere di averlo colpito e, allo stesso tempo, di sentirmi tremendamente incolpa per averlo fatto. Non ho mai alzato le mani nei confronti di nessuno e mi odio per averlo fatto proprio ora con l'uomo che amo.

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora