CAPITOLO 45

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Un altro anno è passato.

Il nostro Matt, dopo il successo ottenuto a New York, ha deciso di prendersi una pausa dalla kick – boxing per concentrarsi nello studio. Infatti, mentre l'amico Jesse sta scalando la classifica con la squadra del "SLC Football club" ottenendo ottimi risultati, lui e Melanie si sono iscritti alla "Utah State University". Sono al secondo anno e tutto procede per il meglio. Come suo padre, anche lui vuole intraprendere la strada dell'insegnamento, avvalendosi dello sport come mezzo educativo. Ma nubi oscure si nascondono all'orizzonte. Infatti...

MATT- 16 agosto 1998

Oggi i miei fratellini compiono la bellezza di undici anni. Sembra ieri quando li tenevo in braccio e gli cambiavo il pannolino. È incredibile come il tempo passa così velocemente. Hanno deciso di festeggiarlo al parchetto dove io, Mel, Jesse e compagnia bella siamo cresciuti. Una festicciola tra compagni di scuola che si è rivelata un successone. «Jesse, smettila di metterti in mostra con ragazzini di undici anni! Muovi il culo e seguimi», ma la mia voce sembra entrargli da un orecchio e uscire dall'altro. «Sono nel bel mezzo di un partitone, Matt! Non posso mollare proprio adesso».

«Sei un mezzo amico, ricordatelo».

«Sì,sì, come no» risponde con il fiatone. «Fratellone, vai tu dovunque devi andare. Lo zio Jesse mi serve qui. Ora. O rischiamo di perdere la partita» aggiunge Sam. Sbaglio o quei due stanno sabotando il mio piano? Piano di cui Jesse è al corrente, ovviamente. 

«Chiedi a Sarah. L'ho vista mentre posava Eric nel passeggino». Qualcuno devo pur chiamare, o come cazzo faccio a portare qui torta e regali? «Vengo io, Matt» si offre Valerie, mentre è intenta a aiutare mia madre nella preparazione del tavolo per la torta. «Sei già impegnata, piccola. Chiederò a qualcun altro, ma grazie dell'offerta».

«Vengo io con te. Eric si è addormentato».

«Grazie angelo».

In silenzio percorriamo il vialetto che conduce alla villetta di mia madre, quella in cui sono cresciuto fino a quando non è arrivato Richard, mio padre. Mamma non ha mai voluto venderla e per questo motivo è rimasta disabitata per tanto tempo. Dopo una bella ripulita e una rinfrescata alle pareti, è tornata come nuova, ed è la casa che io e quello scapestrato del mio migliore amico dividiamo da un anno a questa parte. Nel corso degli anni, la mansarda è diventata troppo piccola per entrambi, così, di comune accordo, abbiamo deciso di trasferirli nelle due camere al piano sottostante (una di queste è la mia) e io ho traslocato al loro posto. Ma dopo mesi di notti insonni ho deciso di lasciare spazio ai loro giochi e trovare un posto tutto per me, e la vecchia casa di mamma ha vinto sulle varie opzioni che mi sono state proposte. Oltretutto, né io né Jesse dobbiamo pagare l'affitto. Le uniche spese da dividere sono le utenze e il cibo, che procuro io dal momento che da gennaio dell'anno scorso ho trovato lavoro presso un piccolo supermarket del centro città. «La torta è nel frigo?» mi domanda Sarah. «No. Mamma ha fatto quella al cioccolato e mi ha detto di averla messa sul bancone della cucina» le dico mentre mi appresto a salire al piano di sopra. Ho dovuto nascondere i regali di quei piccoli ficcanaso nell'armadio di Jesse altrimenti li avrebbero sicuramente trovati. Poi, tutto d'un tratto...

«Matt!»

Un grido che mi gela il sangue nelle vene.

Sarah.

La paura che blocca ogni mia fibra muscolare.

Sarah.

Il terrore che oscura la mia mente.

Sarah.

L'adrenalina che torna ad impossessarsi di me.

Che cazzo sta succedendo? Perché questo grido disperato?

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora