CAPITOLO 41

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ANGEL - Una settimana dopo

«Mamma, sono un po' teso» sussurra Matt mentre aspettiamo che la dottoressa Sullivan ci riceva. «Perché, tesoro?»

«E se il bambino non sta bene? Se ci fossero dei problemi?» mi chiede molto preoccupato. Il mio ometto... Da quando ha saputo che sono incinta e che oggi ci sarebbe stata la visita di controllo del bambino, non ha mai smesso di contare i giorni che ci separavano dalla vista del suo/sua fratellino/sorellina. A dire il vero anche io, ma ho cercato di nasconderlo. L'agitazione e la tensione non fanno bene al bambino. «Vedrai che andrà tutto bene, campione. Crescerà bello, sano e forte proprio come te» interviene Richard cercando di tranquillizzare i suoi pensieri.

«Angel?». È il mio turno.

Tocca a me.

Finalmente potrò riascoltare il battito del mio piccolino. «Prego, da questa parte» mi dice la ginecologa. «Noto con entusiasmo che non sei sola» mi fa notare, indicando i miei due uomini alle spalle. «Non avrei potuto avere supporto migliore» ammetto fiera. «Piacere di conoscerla, dottoressa Sullivan. Io sono Richard Parker, il marito di Angel». A quanto pare anche la qui presente non è immune al fascino di mio marito. «Piacere mio, signor Parcker» abbozza con un certo imbarazzo ricambiando la stretta di mano. «Io sono Matt» aggiunge mio figlio. «So benissimo chi sei, tesoro. Sai, sono stata la prima persona a prenderti tra le braccia quando sei nato». La sua bocca si spalanca all'improvviso rischiando di toccare quasi il pavimento. «Davvero?» chiede sorpreso. «Sì, Matt. Lei è la dottoressa che ha fatto nascere Jen, Jesse, te e infine la piccola Sarah». I suoi occhioni blu si spalancano ulteriormente. «Quindi, tu sei la persona che farà nascere anche il mio fratellino?»

«O sorellina» aggiunge la dottoressa, e in un secondo la sua espressione muta completamente: da entusiasta a decisamente disperata. «Spero tanto di no. Nella mia vita ci sono già troppe donne a cui badare; un'altra sarebbe davvero troppo». La dottoressa, piuttosto spiazzata dalla sua affermazione, non riesce a trattenere le risa. E non è l'unica; anche io e Richard ridiamo come matti. «C'è poco da ridere. È un lavoro difficile quello di tenere a badai maschi, e io e Jesse abbiamo bisogno di nuove leve da formare, non so se mi spiego».

Nuove leve? Cosa mi sono persa?

Cosa hanno confabulato quei due alle mie spalle?

«Mi dispiace dirtelo, Matt, ma è ancora troppo presto per sapere se la mamma aspetta un maschietto o una femminuccia».

«Stai scherzando, vero?»

«No. Lo sapremo solo tra qualche settimana, ma solo se il bambino deciderà di farsi vedere. Pensa, alcune mamme lo scoprono addirittura solo dopo la nascita».

«E io devo aspettare tutto questo tempo?» chiede allarmato. «È possibile, tesoro» gli conferma la dottoressa. «Nemmeno se gli parlo e provo a convincerlo a collaborare?»

«Provaci, magari riesci nel tuo intento». Mio figlio mi fa morire dal ridere. «Lo farò eccome».

Dopo questo breve scambio di battute e un attento controllo alle analisi che mi ha prescritto la settimana scorsa, è il momento della tanto attesa ecografia. Con l'aiuto di Richard mi stendo sul lettino e abbasso leggermente i pantaloni fino al basso ventre. Il gel freddo a contatto con la pelle calda, mi fa rabbrividire un istante. «Siete pronti?». Richard e Matt annuiscono, puntando i loro sguardi al monitor. «Perché la tua pancia fa tutto quel rumore?» chiede curioso Matt, mentre il battito del mio piccolino rimbomba forte e potente nella stanza. «Non è la pancia. È il cuore del bambino» gli spiega la dottoressa. Mentre lei prosegue con l'ecografia, non guardo solo il monitor, ma osservo anche le loro curiose espressioni. Dagli occhi di Richard non posso leggere che puro e incondizionato amore. In quello di Matt posso dire di vedere tanta attenzione ai dettagli. «Cos'è quell'altro puntino, dottoressa?» gli chiede all'improvviso proprio mio figlio. «Quale dici».

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora