CAPITOLO 51

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MATT– Ventuno giorni dopo.

Sono trascorsi ventuno giorni da quella terribile notte.

Ventuno giorni che Jesse dorme profondamente in quel maledetto letto di ospedale.

Ventuno giorni che girovago come una specie di zombie tra università, lavoro e ospedale.

In poche parole, i ventuno giorni più intensi e fottutamente dolorosi della mia vita. Giorni che hanno reso il tutto meno pesante grazie anche alla nascita della secondogenita di Jen e Mike, Erin, avvenuta esattamente dieci giorni dopo l'incidente. Ma se sono ancora vivo è solo grazie alla dolcezza infinita del mio angelo, perché da ventuno giorni a questa parte, con i suoi modi teneri e il suo corpo creato appositamente per mandarmi il cervello a puttane, allieta le mie notti insonni.

Dopo un turno di sette ore non stop al negozio, come ogni santo giorno mi precipito in ospedale per sapere da Sam e Allison se in Jesse ci sono miglioramenti. Non appena le porte della terapia intensiva si aprono di colpo, rimango completamente impietrito alla vista dei migliori amici dei miei genitori e Melanie completamente in lacrime. Il pensiero corre subito al ragazzo con il quale sono cresciuto e per il quale provo un affetto fuori dal comune. «Cos'è successo?» domando subito, mentre la voce inizia a tremare. Melanie, accortasi della mia presenza, mi si getta subito tra mie braccia, continuando a singhiozzare. Istintivamente, la stringo forte al mio petto, lasciandole tutto il tempo necessario per calmarsi, mentre una bruttissima sensazione inizia a vorticarmi nella mente. «Si tratta di Jesse?» continuo con le domande senza accorgermi della lacrima che solca la mia guancia. Samuel, vistosamente provato e con gli occhi così rossi da sembrare una specie di tossico durante una crisi di astinenza, si avvicina e avvolge me e Melanie in un unico e forte abbraccio. 

No, no, no, non può essere successo qualcosa a Jesse. Signore, fa che non si tratti di lui. Come sopravviverei senza la sua presenza? 

«Non si tratta di Jesse, figliolo» mormora al mio orecchio tra un singhiozzo e l'altro. Allora, che diavolo è successo? Sono così frastornato da non capirci più niente. «Questa notte, senza accorgersi di nulla, mia madre è...».

«No!» esclamo incredulo e con un filo di voce. «Sì, Matt. Josephine, o Joey come eravate soliti chiamarla tutti voi, si è spenta definitivamente, lasciando un vuoto incolmabile nel mio cuore e in quello di mio padre». Una notizia che mi lascia l'amaro in bocca, perché Joey Spencer, la nonna tutto pepe che mi ha cresciuto a torte e amore, dopo la morte dei miei nonni è diventata uno dei miei punti di riferimento durante la mia adolescenza. Era la mia confidente personale, l'unica alla quale avevo rivelato quello che era successo tra me e Sarah un anno prima. Non è stato facile aprirmi e raccontarle per filo e per segno quello che avevo fatto con la sua dolce nipotina, ma tra un incoraggiamento e l'altro sono riuscito nel mio intento. Temevo di beccarmi uno scappellotto dei suoi, invece no; mi ha ascoltato con attenzione senza giudicarne il finale. Era una donna amata da tutti e la sua dipartita sarà un duro colpo, soprattutto per Jesse; il legame che lo univa a sua nonna era un qualcosa di decisamente anomalo e straordinario, perché l'amava come una seconda madre. «Cazzo Sam! Sono davvero dispiaciuto. Sai quanto volessi bene a tua madre» mormoro a mia volta, mentre ricambio la sua stretta. «Mancherà a tutti» aggiunge Melanie, soffocata dalle nostre braccia. «Hai ragione, piccola. Ma sono sicuro che il suo ricordo rimarrà sempre vivo nella nostra memoria». Mentre rassicuro la mia migliore amica, un piccolo urgano entra nella sala, gettandosi tra le braccia di Allison: Sarah. «Perché il destino è così crudele con la nostra famiglia?» singhiozza disperata. Anche lei era molto legata a Joey e vederla soffrire così mi spezza il cuore. «Tesoro mio», la consola Alli, stringendola e coccolandola come una bambina. «Prima Jesse, ora la nonna» continua Sarah. «Cos'altro deve accadere, eh?». Parole che senza sosta le escono dalla bocca, come un fiume in piena. «Piccola» interviene Sam nel tentativo di tranquillizzarla. Almeno un po'. «Purtroppo, la vita ti può riservare momenti belli e momenti brutti. Anche se il destino sta giocando con i nostri cuori, non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla sua volontà. Dobbiamo fargli vedere quanto è forte la nostra famiglia; quanto siamo coraggiosi. Solo così potremmo mandarlo al diavolo e trovare finalmente un po' di pace». Samuel Spencer, un uomo pieno di risorse in grado di farti non solo ridere a crepapelle, ma anche di commuoverti con poche, semplici parole. «So quanto volevi bene alla nonna; quanto adoravi trascorrere le domeniche pomeriggio a imparare a fare le torte insieme a lei. Ma ricorda: anche se lei è volata in cielo, non lascerò che la sua mancanza rovini le vite dei miei gioielli più preziosi, okay? Tu, Jesse e Jen potrete sempre contare sull'amore che io e vostra madre proviamo per voi». Sarah, con un abbraccio che farebbe tremare anche i cuori di pietra come il mio, stringe il padre e gli sussurra: «ti voglio bene, papà». Parole che mi toccano nel profondo perché sono le stesse che ho detto a Richard la sera di qualche tempo fa dopo la vittoria del titolo mondale di kick-boxing. 

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora