CAPITOLO 35

808 75 110
                                    

ANGEL

Dicembre 1981 - Prima udienza contro Steven Craig

Dopo aver accompagnato Matt all'asilo, insieme a Richard raggiungo il tribunale. Ad aspettarci troviamo Rebecca. «Ciao ragazzi» ci saluta cordialmente. «Ciao Rebecca. Non siamo mica in ritardo, vero?»

«No, Angel. Siete in perfetto orario. Andiamo». Seguiamo la sua figura snella e pressoché perfetta lungo il corridoio immenso che porta all'aula dove si terrà la prima udienza (spero anche l'ultima) contro quel pazzo di Steven. Ho sempre avuto ragione sul suo conto. Non c'era da fidarsi allora e non c'è da fidarsi nemmeno adesso. Jack, affidandosi a lui, ha rovinato la sua vita. La nostra vita.

Quella che ci avrebbe resi la famiglia più bella e invidiata di Salt Lake City. E non per il denaro, no. Ma semplicemente per l'amore che ci contraddistingueva.

Un amore intenso, forte, vivo.

Un amore al quale ho dovuto dire addio troppo velocemente.

Un amore che, forse, non era vero amore.

Entriamo in aula. Steven è già seduto accanto al suo legale che, stranamente, non è McBride. «Come mai ha un altro avvocato?» domando sottovoce a Rebecca. «Non lo so, Angel. Ho ricevuto la notifica del cambio di legale qualche settimana fa, ma senza alcuna spiegazione» mi racconta velocemente mentre si accomoda al suo posto. Io mi siedo accanto a lei, mentre Richard si accomoda subito dietro di noi. «Andrà tutto bene, piccola» mormora alle mie spalle baciandomi sulla nuca. Io annuisco, sono troppo agitata per rispondere. «Tutti in piedi. Entra in aula il giudice Karen Silver».

Karen Silver? Quella Karen Silver? Merda.

Appena la vedo varcare l'ingresso dell'aula con quel sorrisino strafottente sulle labbra, inizio ad agitarmi sul posto. «Ti senti bene, Angel?» mi chiede Richard notando il mio cambio di stato d'animo. «Non può essere lei il giudice» bisbiglio, in modo che solo lui e Rebecca possono sentirmi. «Perché dici questo?» mi chiede Rebecca mentre ci riaccomodiamo. Come faccio a spiegarle in breve tempo chi è quella donna. «È una storia lunga, Rebecca. Ora non credo di avere il tempo per spiegartela.»

«No, infatti. Me la racconterai una volta fuori da quest'aula». "Sperando che finisca come deve finire", penso, mentre lei punta subito lo sguardo su di me. Mi sorride. Anzi, no, mi deride, squadrandomi da capo a piedi come se fossi un maledetto insetto da schiacciare. «Che l'udienza abbia inizio. A lei la parola, avvocato Parker». Che Dio me la mandi buona.

Rebecca inizia e spiega nei minimi dettagli tutto quello che ha scoperto dai rilievi fatti dalla stradale nel giorno della morte dei miei genitori. Ho avuto modo di leggere anche io quei documenti e effettivamente qualcosa non torna. Non può essere stata colpa di mio padre, perché quel semaforo era verde quando lui ha svoltato sulla statale e non ormai rosso come dichiarato da Steven. Ne sono più che sicura. Se c'era una persona che rispettava alla lettera il codice stradale, quella era proprio mio padre, e non credo minimamente alle contro accuse di quel bastardo. Ci sono dei testimoni che supportano la versione di Rebecca, ma stranamente non sono stati interpellati. Chissà come mai.

La famiglia Craig ha sempre avuto un'influenza maledetta sugli abitanti di questa città. Tutti hanno paura di loro, ma io no; voglio che venga fatta giustizia. I miei genitori sono morti due volte per colpa sua e lui deve pagarla cara.

«Obiezione, Vostro Onore» interviene l'avvocato di Steven, un certo Luke Manson. «Le supposizioni fatte dall'avvocato Parker sono del tutto infondate. Ho fatto esaminare attentamente i rilievi fatti dalla stradale, parlo di persone competenti, naturalmente» sottolinea, fissando Rebecca con superiorità. Stronzo.

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora