CAPITOLO 49

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Dopo l'incredibile sentenza del giudice Esposito, le rispettive famiglie si ritrovano fuori dal tribunale per festeggiare. Matt, piuttosto taciturno e pensieroso, durante una chiacchierata con zia Rebecca deciderà di donare una buona parte dei soldi a sua madre e Richard; da qualche mese hanno messo gli occhi su una villa di recente costruzione, più grande e più adatta alla loro famiglia allargata. Un gesto che inizialmente faticheranno ad accettare, ma che con il passare tempo si rivelerà la scelta perfetta, soprattutto per le ore che Richard è costretto a stare fuori casa lontano dalla sua donna e dai suoi figli. Sarah, come lo stesso Matt e con il contributo del fratello Jesse, donerà parte della somma a suo padre e sua sorella Jen, facendo sì che il bar diventi loro a tutti gli effetti. Basta orari da incubo per racimolare denaro a sufficienza per vivere e pagare un affitto alquanto consistente.

I mesi passano e la pace sembra essere tornata, ma non per Matt e Sarah. Dopo quella notte, il loro rapporto è completamente cambiato diventando più freddo e distante. Sarah, per quanto decisa a stargli vicina, viene costantemente allontanata e messa a dura prova a causa delle conquiste del bel Romeo.

Ma le cose stanno per cambiare.

Per entrambi.

MATT– 16 Agosto 1999

Sono le ventitré passate quando finalmente mi sdraio nel mio letto dopo un pomeriggio trascorso a giocare con un gruppo di dodicenni scalmanati. È incredibile come il tempo passi così velocemente. Oggi i gemelli compiono dodici anni, gli stessi che ho trascorso a aiutare mamma e papà nell'accudirli. Dodici lunghi anni che mi hanno letteralmente cambiato la vita rendendomi una persona ancora più responsabile e attenta. Se penso poi che pure quel pazzo di Jesse sta per diventare padre...

Il telefono di casa inizia a squillare. Guardo velocemente l'orologio che ho al polso: le ventitré e quarantasette. Chi diavolo mi chiama a quest'ora? «Pronto?» dico con tono stanco e un po' seccato, ma dall'altra parte non sento provenire nessun suono. «Pronto?» ripeto con insistenza, ma ancora niente. Solo uno strano singhiozzo. Sembra che qualcuno stia piangendo, ma chi? «Se questo è uno scherzo sappi che non mi sto divertendo affatto. O mi dici chi cazzo sei o riattacco?» ringhio una volta per tutte. Finalmente, l'interlocutore decide di dare fiato alle sue corde vocali lasciandomi completamente paralizzato. «Non riagganciare, Matt. Sono Allison e ti sto chiamando dall'ospedale». Il cuore inizia a pompare come un martello pneumatico. Allison? Ospedale? Che cazzo sta succedendo. «C'è stato un terribile incidente che ha coinvolto Jesse. Le sue condizioni sono molto gravi e i medici non sanno se sarà in grado di superare la notte. Ora è in sala operatoria». Poche parole in grado di congelarmi completamente il sangue nelle vene, bloccandomi quasi il respiro. Mentre il corpo inizia a tremare come una foglia, le dico che l'avrei raggiunta subito. Riaggancio, e con il pensiero costantemente rivolto a quelle parole, mi rivesto alla velocità della luce e parto a razzo verso l'ospedale. Arrivo in pochi minuti, grazie anche all'assenza di traffico. Come un pazzo varco le porte scorrevoli del pronto soccorso, rischiando di franare tra le braccia dell'infermiera di turno. «Sto cercando la famiglia di Jesse Spencer. La madre mi ha chiamato poco fa dicendomi che è stato vittima di un incidente» dico con il fiatone. La donna, ancora basita per il mio ingresso piuttosto hollywoodiano, mi conferma le parole ascoltate da Alli poco prima e gentilmente mi indica dove poterli trovare. «La ringrazio infinitamente». Così, senza perdere altri minuti preziosi mi precipito verso il piano indicatomi dalla donna. Una volta che le porte dell'ascensore si aprono, mi ritrovo di fronte non ad una, ma a due famiglie completamente distrutte. Allison e Rose (madre di Valerie), strette attorno ad una Val caduta nella disperazione più profonda. Non solo sta rischiando di perdere l'uomo che ama follemente, ma anche il padre della sua bambina. Samuel, Richard e Berry (padre di Velerie), afflitti e con il viso segnato dalla preoccupazione, sono appoggiati con la schiena alla parete che delimita le porte della sala operatoria; Jen, che fregandosene di poter partorire da un momento all'altro la sua secondogenita (manca circa una settimana!), cerca conforto tra le carezze e i baci delicati di Mike. L'unica assente ma giustificata è mia madre, rimasta a casa con i gemelli che ancora non sanno nulla dell'accaduto. E poi... Poi c'è lei, il mio angelo, la mia forza, la mia... «Matt!» esclama Valerie attirando l'attenzione sulla mia figura, correndomi incontro e gettandosi in lacrime tra le mie braccia. «Hey, piccola! Calmati. Lo sai che non fa bene né a te né alla piccola» le sussurro, mentre la allontano un istante per asciugarle le lacrime da un viso privo di ogni speranza; un viso che mi mette paura. Molta. «Cos'è successo?» provo a chiederle, dopo averla salutata solo un'ora fa. Sessanta minuti in grado di cambiare la vita non solo di Jesse, ma anche le nostre. «Vieni, sediamoci, così potrò dirti tutto». Faccio come dice, raggiungendo tutti i presenti e accomodandomi su una di quelle scomodissime poltroncine plastificate. Dopo essersi calmata, aver respirato a pieni polmoni e accarezzato il suo piccolo ventre pronunciato, inizia a raccontarmi cos'è accaduto. «Dopo la festa, mi sono fermata a casa dei miei per aspettare Jesse; aveva lasciatola macchina da loro dopo essere rientrato dal viaggio a Los Angeles» annuisco. Ricordo benissimo, perché proprio io sono andato a prenderlo all'aeroporto. Pochi giorni di relax dopo un'assenza di circa tre settimane dovuta alla preparazione per il nuovo campionato. «E cos'è successo? Ci siamo salutati poco fa e stava benissimo» le chiedo con voce tremante, aspettandomi il peggio. I suoi occhi si riempiono subito di lacrime, rendendole difficile proseguire. Improvvisamente, ho paura. Una paura fottuta di sentire dalla voce di Sam il resto della storia, perché ora è lui a parlare. «Mentre raggiungeva a piedi casa di Valerie, è stato investito da un auto sbucata all'improvviso da quel piccolo vicolo buio che delimita il parco dal nuovo complesso residenziale in fase di costruzione, fratturandosi diverse ossa e sbattendo violentemente la testa al suolo». Subito, la testa inizia a girare e le orecchie a fischiare. 

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora