CAPITOLO 58

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SARAH

Angelo.

Sono anni che non sento più pronunciare quel dolce nomignolo.

Anni nei quali ho provato e riprovato a dimenticare l'unica persona che ora sto stringendo a tal punto da rischiare di soffocarla.

Anni di prove inutili, perché è bastato rivederlo un istante e puff... tutto è sfumato come nuvole al vento.

Mannaggia a me e mannaggia a te, Matt Moore.

Sciolgo l'abbraccio in stile cozza incollata allo scoglio e provo a ricompormi. Sono sicuramente un disastro: trucco sbavato, naso smocciolante e una piccola scia stile bava di lumaca alla bocca. Non è la migliore delle immagini, lo so... ma Matt ha questo effetto su di me, e non solo. Meglio non pensarci, Sarah. Non credo tu voglia sapere come e quanto se l'è spassata in questi anni tra le gambe di altre donne. «Che diavolo ci fai qui?» gli domando con un filo di voce dopo esserci distanziati di un passo. Ho il cuore che pulsa a mille e credo che per lui sia la stessa cosa. Quando mi ha presa e stretta a sé ho sentito forte e chiaro quanto fosse emozionato, felice di rivedermi nonostante tutto. I nostri battiti correvano all'unisono, come a fondersi in uno unico. Come una lega di metallo preziosa pronta a fondersi per dare vita a un qualcosa di completamente nuovo. «Bella domanda! È stato mio padre a architettare tutto questo».

«Architettare?» domando confusa. Lexy, qualche settimana fa, mi aveva accennato qualcosa riguardo a un torneo di kick-boxing che si sarebbe disputato proprio qui in città, ma non avrei mai e poi mai creduto che avrebbero partecipato anche i ragazzi della squadra di Richard. «Diciamo che è ora capisco le sue parole quando, senza darmi possibilità di decidere, mi ha comunicato che sarei dovuto venire al suo posto» spiega, ma io continuo a guardarlo in modo confuso, strano, senza capire. «Poi mi ringrazierai, aveva detto. E ora credo di aver capito a cosa si riferisse» continua, incatenando le sue iridi cobalto nelle mie. Vuoi vedere che Richard ha escogitato tutto questo solo per farci rincontrare? Scommetto che né mia madre e né mio padre hanno tenuto il becco chiuso, rivelando così a tutti il nome dell'hotel in cui abito ormai da diversi anni. Tutti tranne lui. Altrimenti non sarebbe stato così sorpreso di vedermi, giusto? «Perché ti avrebbe detto queste parole? Scusami se passo per una povera sciocca, ma non sto davvero capendo nulla» faccio spallucce. Ma lui si limita a tergiversare, a cambiare completamente discorso. «Dobbiamo proprio parlare di questo?» mi risponde ponendomi un'altra domanda. Sì, vorrei dirgli, ma ma solo per adesso. Dal momento che la squadra rimarrà qui per tutta la settimana, voglio poter capire cosa passa nella mente di questo uomo decisamente cambiato. Un uomo che solo all'apparenza mi ricorda il ragazzo spensierato che era un tempo.

Dov'è il vecchio Matt?

Che gli è successo?

«No, hai ragione. Meglio parlare di altro, d'altronde sono anni che né ci vediamo e né ci sentiamo, giusto?»

«Giusto!»

«Quindi... che ne dici se vado a cambiarmi e passiamo la serata insieme, come ai vecchi tempi?» gli propongo spavalda, come se quello che c'è stato tra di noi in passato non fosse mai esistito, mai accaduto. «Tra mezz'ora devo trovarmi con i ragazzi nella palestra dell'hotel per un breve allenamento. Magari dopo cena, se non hai impegni, potremo stare un po' insieme. Che ne dici?».

«Ecco... io...»

«Non ha nessun impegno» interviene Tyler alle mie spalle. Guastafeste che non è altro. «Ma la nostra serata cinema? L'hai dimenticata?» gli ricordo. Ultimamente la sua mente è spesso tra le nuvole. Chissà se è a causa di un bel maschione che gli ha fatto girare la testa. Matt, diventa improvvisamente serio. Quel sorriso che tanto amo è completamente svanito, lasciando il posto a una linea dura e sottile. «Nulla che non può essere rimandato» continua Ty. «E Alexis? Chi la sente poi».

Matt (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora