VI. O con esso o sopra di esso

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Il secondo aspetto che Auron notò di Jecht – subito dopo quel tatuaggio che ricordava vagamente un cuore e che gli copriva tutto il torace – fu l'odore acre che emanava

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Il secondo aspetto che Auron notò di Jecht – subito dopo quel tatuaggio che ricordava vagamente un cuore e che gli copriva tutto il torace – fu l'odore acre che emanava. Gli riportava alla memoria quando, per completare il noviziato, aveva vissuto con la povera gente e aveva condotto le capre per l'erta. Disgustato, si mantenne a distanza il più possibile, mentre guardava con la coda dell'occhio Braska che, sorridendo, spiegava con pacatezza il proprio compito.

«E diverse città di Spira hanno il loro tempio» stava dicendo, «dove noi Invocatori preghiamo affinché ci sia concesso un Eone che combatta al nostro fianco. Sono creature grandi e temibili che ci daranno la forza per sconfiggere Sin».

Auron smise di ascoltare quella storia che aveva sentito così tante volte da parergli ormai scontata. Ogni cittadino di Spira percepiva la presenza di Sin talmente forte da aver imparato, ormai, a convivere con la propria ansia, relegandola a una brace coperta che ardeva in fondo allo stomaco. Ad alcuni, la bestia marina aveva sottratto ogni volontà di vita; altri invece, come lui, avevano reagito prima con un'ascetica indifferenza nei confronti della morte, e poi rivolgendole un'ironia laconica. Del resto, che male avrebbe potuto portare una battuta quando la vita sarebbe potuta svanire il giorno successivo?

«Ancora con questo Sin? Ho sentito il nome un sacco di volte dalle guardie, ma nessuno si è mai degnato di dirmi nulla. Cos'è che andate a combattere, esattamente?» esclamò esasperato Jecht.

Auron dovette trarre un respiro profondo per non rispondere al sedicente abitante di Zanarkand: far finta di non conoscere la causa principe della sofferenza di Spira era intollerabile.

«Accidenti, non sapere una cosa del genere in questo mondo è piuttosto importante! Certo, per uno che viene da Zanarkand dovrebbe essere normale essere all'oscuro di tutto» disse Braska, facendo l'occhiolino al monaco. «Sin è la punizione di Yevon per i nostri peccati. Una bestia marina come non ne esistono altre, talmente potente da distruggere villaggi e città come se nulla fosse».

Jecht inorridì, spiazzato. Abbassò lo sguardo come se stesse ripercorrendo dei ricordi, poi scosse la testa, portando la mano destra sui capelli scuri e decisamente sporchi.

«Ma in che razza di posto vivete voialtri? Diavolo... come sperate di abbattere un mostro del genere? Mi sembra un suicidio bello e buono».

Braska scoppiò in un risolino imbarazzato, poi si grattò un sopracciglio.

«Infatti, Jecht. Fino ad ora nessuno è mai riuscito a sconfiggerlo del tutto, ma lo hanno messo a dormire per qualche anno. Questo periodo di pace lo chiamiamo Bonacciale».

«Fammi capire... voi andate a combattere un mostro invincibile rischiando la vita per qualche anno buono? È una follia!»

Auron iniziò a spazientirsi: come osava un pagano del genere metter bocca su qualcosa di così importante? Sul sacro compito degli Invocatori, per giunta! Lanciò uno sguardo furibondo a Jecht, ma il suo temperamento irruente fu fermato da un gesto della mano di Braska.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora