XX. La sposa di Djose (Parte 2)

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Lo sguardo dell'Invocatore percorse la parete verticale, poi si arrestò quando giunse a due uccelli. Volavano in cerchio: sembrava che uno stesse inseguendo l'altro, e dove il primo arrivava ormai il secondo era già passato, come il serpente che si morde la coda.

A un tratto, una scossa percorse la strada sotto i suoi piedi, e uno dei due uccelli si scagliò contro l'altro: il colpo forte del suo becco uccise il compagno e lo fece precipitare tra le pietre aguzze.

Quasi percependo un segnale, l'enorme roccia crepitò come se uno sciame di vespe premesse per uscire. Una scintilla blu schioccò vicino alla cima, e presto ne giunse una seconda che si tramutò in un lampo, bianco per l'enorme calore.

Attraversò l'intera parete e, quando si schiantò al suolo con tanta violenza da far tremare la terra, la roccia si frantumò in schegge più piccole. Scagliate via, furono fermate da una forza invisibile, al loro centro, che sembrava derivare dall'elettricità stessa.

In piedi davanti alla porta del tempio una figura, alta quanto due uomini e avvolta in strati di stracci, levò la testa al cielo: una luce livida illuminava il suo profilo dalle proporzioni errate, il naso aquilino e il mento sfuggente.

Un alone aveva circondato il Sole. Era un cerchio perfetto come la ruota dietro la schiena del mostro, dalla quale quello non si poteva liberare. Le nuvole correvano come se volessero fuggire: sembrarono accelerare ancora quando la creatura, con voce di donna, innalzò un altissimo grido angosciante.

Auron, Braska e Jecht estrassero le armi, in tempo per vedere il nemico piegare le braccia dai tendini esposti e trascinare faticosamente la ruota. Pochi istanti dopo, il peso sembrò non gravargli più e il suo passo si fece una carica rapida.

Auron e Jecht si pararono subito davanti a Braska e il mostro si schiantò contro di loro, gettandoli a terra con un secondo urlo. Jecht riuscì a colpirlo con il taglio della spada mentre lui si voltava, ma gli inferse solo una ferita superficiale.

Con una forza sovrumana, il nemico si spinse in aria e ricadde con la ruota a coprirgli il corpo. Jecht lo evitò all'ultimo istante e, con il cuore che gli martellava nel petto, si girò verso Braska.

L'Invocatore aveva creato con il suo scettro delle sfere di energia che scagliò contro la bestia, strappandole un ulteriore grido quando le strinò il corpo sotto i vestiti a brandelli. Un forte odore di putrefazione arrivò alle narici dei tre guerrieri, come se avessero dato fuoco a un cadavere.

Dalla ruota si staccarono delle appendici, formate da quella che sembrava la carne del mostro: presto mutarono in dieci serpenti senza occhi che, con le fauci spalancate, scagliarono la loro furia cieca contro Braska.

Auron si frappose tra il suo protetto e uno di essi, per tagliarlo in due con un colpo di spada. Quando vide i lunioli che si dipartivano dal corpo, concentrò tutta la propria energia verso l'occhio destro e riuscì a vederli brillare.

Tese il braccio e li spinse via per farsi da scudo: l'energia sprigionata si andò a scontrare con una carica della ruota del nemico, e altri due serpenti perirono nell'impatto.

La creatura perse l'equilibrio e fu costretta a fermarsi per appoggiare a terra l'oggetto a cui era vincolata. Piegò le braccia scheletriche e inarcò la schiena, senza cessare le urla terribili.

«State indietro!» gridò Braska, tentando di sovrastarlo.

Una lancia di luce trapassò il petto del mostro, che prese a dibattersi tra stridi che un tempo erano stati umani. Jecht ne approfittò per aggirarlo e colpirlo con rapidi assalti che neutralizzarono i serpenti e gli infersero numerose ferite.

Vomitando un sangue scuro, la creatura si fermò e Jecht le assestò ancora due fendenti, prima di sentirsi scaraventare via da un'onda di forza, accompagnata da un dolore lancinante ai timpani.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora