XXXVI.Quod consevi demetam

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«Oltre a voi tre, il priore Kael e sorella Ariod

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«Oltre a voi tre, il priore Kael e sorella Ariod...»

Braska camminava in modo nervoso verso il luogo dove Alan li aveva convocati, precedendo sia Kelk, che gli stava parlando, sia i propri Guardiani. Il ritmico tintinnare della campanella sul suo scettro accompagnava ogni passo.

«Che cos'hanno in comune queste persone?» domandò al Ronso, con urgenza estrema.

Lui scosse la testa e diresse lo sguardo verso l'edificio che stava loro davanti. Tutti coloro che passavano, distratti dai colori caotici di Luka, erano portati a ignorare quel luogo marroncino e anonimo.

«Nulla. Ho riflettuto più volte sulla lista, ma a parte essere quasi tutti funzionari di Yevon non hanno niente a che fare l'uno con l'altro. Certo, si trovano in città in questo momento, e possono essere convocati. Tuttavia, non ho idea della ragione che stia muovendo Alan».

«Quasi tutti?» ripeté Braska con tono stranito.

«Ho visto nell'elenco il nome di una guardia. Non mi sarebbe saltato all'occhio se non fosse l'uomo che stava vegliando su Alan dopo che lui è svenuto durante la cerimonia di apertura».

«E perché convocarci proprio qui?» aggiunse l'Invocatore. Alzò la testa e osservò con apprensione il campo di cura. A quanto sapeva, un tempo lì venivano condotti coloro che deliravano a causa delle tossine di Sin. Nonostante quello che suggeriva il nome, non esisteva una vera e propria cura per il veleno. Quindi, i poveretti venivano ammassati dentro a delle celle, e lì urlando attendevano l'ora fatale. Era molto facile che anche le guardie, in breve tempo, perdessero il senno.

Una situazione del genere, anche quando il potere della Chiesa su Luka si era indebolito, aveva richiesto gli sforzi politici congiunti di tutti i partiti della città per essere cambiata.

Braska non era fiero di come gli yevoniti avevano gestito quei malati. E forse non lo era nemmeno Alan, data la buona disposizione del suo animo per i folli e per le bestie.

La presenza di così tanti spiriti, anche a diversi anni da che la casa di cura era stata dismessa, richiedeva periodiche disinfestazioni dai mostri.

Braska guardò verso i suoi Guardiani. Per Jecht – e forse anche per Auron – quello era solo un edificio disabitato come tanti. Si sentì depositario di un'altra verità terribile oltre a quella che strisciava dentro alla sua ombra sin da quando avevano lasciato Bevelle.

Il vento mosse ancora la campanella sullo scettro, e riuscì a sollevare d'un poco la sua pesante veste.

«Che cosa può aver trovato di tanto importante qui dentro?» rifletté ad alta voce, fermo di fronte al simbolo scrostato di Yevon sul frontone. Qualcuno aveva provato a danneggiarlo con della vernice nera, ma dei diligenti funzionari l'avevano grattata via quasi tutta.

Solo nel momento in cui Braska si voltò indietro notò che aveva distanziato i suoi Guardiani di parecchi passi, sia perché perso nei suoi pensieri, sia per fuggire dalle sigarette del monaco.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora