Jecht baciava con la fame di un leone e con la passione di chi è stato troppo vicino alla morte. Auron strinse le dita sui suoi capelli e lo sbatté con poco riguardo contro il muro, in un angolo della sua stanza. L'atleta aveva provato a cominciare con delicatezza, ma si era scontrato contro un'altra voglia a cui si era adeguato molto presto.
Auron si scostò appena dalle sue labbra, solo per sentirlo ansimare, poi ricominciò a dedicarsi a lui. La barba di Jecht gli pungeva il viso e sentiva un sapore fiero e nuovo sulla lingua.
C'era qualche secondo che mancava ai suoi ricordi, tra il momento in cui si erano chiusi la porta alle spalle, già avvinghiati l'uno all'altro, e quello in cui si erano ritrovati così, ma era sepolto tra i battiti di tamburo del suo cuore, ucciso da un desiderio che divorava il tempo.
Non ricordava chi dei due avesse iniziato. Sapeva solo che il terrore che aveva provato nel vederlo quasi morire sotto i colpi del nemico si era trasformato in qualcosa di ben diverso.
Il peccato era davvero suadente quanto dicevano. Auron avrebbe voluto che quegli istanti confusi e affannati durassero per sempre, in modo da poter contare l'eternità sulla bocca di Jecht.
Lui schiuse le labbra e gli si concesse con abbandono, le mani che stringevano le sue spalle e il bacino che tentava spasmodicamente di muoversi. Quando Auron gli si spinse contro con decisione, lui si lasciò sfuggire un verso simile ai lamenti che innalzava quando veniva colpito in battaglia. Il monaco sentì un fuoco attraversargli le vene e fermarsi all'inguine, avvertì il desiderio sempre più urgente di continuare a baciarlo.
Si avventò sulle labbra di Jecht e gli parve di sentirlo sussurrare il suo nome tra i respiri irregolari. Gli prese il viso tra le mani e osservò i suoi occhi lucidi socchiusi, il petto che si alzava e si abbassava e la sua bocca che, quando non era coperta da quella di Auron, cercava di respirare tutta l'aria a cui aveva accesso.
Davvero l'eccitazione lo rendeva così disperato?
L'uomo che aveva pianto Zanarkand gli sembrava ridotto a una creatura senza ragione e senza nome, mentre sentiva il battito della sua giugulare sotto le dita e sotto le labbra. Gli baciò il collo, come se lui stesso gli avesse indicato dove colpire, e lo sentì aggrapparsi al suo cappotto mentre insisteva sull'incavo della spalla. Lo prese per la nuca e osservò il suo profilo nella semioscurità, gli percorse con le labbra la curva del pomo d'Adamo e lo sentì sussultare e gemere piano. Jecht era debole tra le sue braccia, come se un veleno lo stesse lentamente consumando.
«Adesso non dici più niente?» gli chiese Auron tra i denti, spingendolo contro la parete e risalendo lungo il collo, verso la sua bocca. Ricevette in cambio solo i lamenti languidi di qualcuno che brucia.
Il monaco lo fece voltare in modo da avere la sua schiena appoggiata al petto. Lo strinse tra le braccia e lo baciò ancora, scacciando il pensiero della morte, dei loro corpi pasto di cani e d'uccelli. Sentiva la mente dissolversi, sconfitta dalla passività con cui Jecht accettava le sue attenzioni. Quasi come se, così facendo, potesse vincere lui.
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfiction«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...