XIV. Piana dei fulmini, piana dei lampi (Parte 1)

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Ci vollero un paio di giorni perché Jecht tornasse a vantarsi delle sue prodezze sportive e a commentare le rigide abitudini di Auron, entrambi segni inequivocabili del fatto che era guarito

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Ci vollero un paio di giorni perché Jecht tornasse a vantarsi delle sue prodezze sportive e a commentare le rigide abitudini di Auron, entrambi segni inequivocabili del fatto che era guarito.

Braska aveva accolto con gioia la notizia: aveva mostrato un sorriso a trentadue denti – sicuramente dovuto anche alla recente migrazione di suo fratello verso terre più calde – e li aveva esortati a fare le valigie.

Auron si era quindi trovato ad aspettarlo seduto su un muretto, con tra i piedi il suo bagaglio e, con significato meno letterale, Jecht.

«La Piana dei Lampi» gli sentì dire, «collega la città di Guadosalam ai boschi di Macalania».

Auron rimase interdetto, con la sigaretta ferma a mezz'aria, e si voltò verso di lui. Aveva in mano un opuscolo e sembrava piuttosto assorto nella lettura.

Santo Yevon, dopo tutto quello che ha passato crede ancora di essere in vacanza? pensò.

«Dove hai trovato quella roba?» sbottò poi in direzione del suo compagno di viaggio.

«L'ho comprata» ribatté Jecht con una smorfia. «Alla Casa del Viante di Rin, mentre aspettavo che la principessa si lavasse e si pettinasse i capelli».

«Jecht...» tuonò Auron, ma il suddetto si era già accomodato sul muretto dal lato opposto al suo e aveva ricominciato a leggere a voce alta.

Il monaco riuscì a ridurre le informazioni sulla loro successiva destinazione a un brusio di sottofondo e a perdersi nei propri pensieri. Era molto infastidito da come Jecht prendesse il loro viaggio alla leggera, soprattutto dopo essere stato quello con i nervi meno saldi quando si era trattato di combattere le Scaglie di Sin.

«... per un viaggio sicuro, ci raccomandiamo di scegliere un tragitto il quanto più possibile vicino alle torri parafulmini...»

Si era pentito di aver ceduto ai propri istinti da cavaliere e di averlo stretto al petto mentre tremava. Quel momento gli aveva ricordato il contatto, del tutto indesiderato, che aveva avuto tempo prima con lui, quando gli era caduto tra le braccia ubriaco.

E quindi, con una sensazione viscida che gli pervadeva tutto il corpo, stava ripassando per l'ennesima volta il discorso che ne era conseguito.

«...ed è nota anche come Piana dei Lampi di Gandof» concluse Jecht, alzando gli occhi dal depliant. «Che cos'è Gandof?»

«Il Grande Invocatore Gandof» lo corresse in tono bonario Braska, comparendo alle sue spalle, «è colui che sconfisse la seconda reincarnazione di Sin, quasi quattrocento anni fa».

Jecht fischiò.

Per non risultare irrispettoso, Auron si forzò a distogliere lo sguardo dal viso sorridente dell'Invocatore. Si era riposato: le sue occhiaie non erano più segnate come qualche giorno prima e sembrava che Shiva gli avesse donato nuova forza.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora