«Avete sentito?»
C'era un chiacchiericcio irrequieto come un bambino, quel giorno. Braska se ne accorse mentre passeggiava per le strade di S. Bevelle, colorate anche senza i veli araldi della festa.
«Ieri notte han preso per la strada un ubriacone... uno anche abbastanza giovane».
«Ma era uno famoso? Urlava come un ossesso! "Io sono Jecht, Jecht il grande! Voi non sapete chi avete davanti!" E poi è svenuto... poveraccio».
«Ah, le strade sono sempre meno sicure».
A Braska piaceva, quale che fosse la sua destinazione, passare per le vie interne se era giorno di mercato. Profumavano di cuoio e di deliziose mele croccanti, anche se doveva ancora trovarne di buone quanto quelle che, da bambino, rubava dall'albero dei vicini.
«Buongiorno, don Braska» lo salutò una donna dietro a un banco che esponeva frutta e ortaggi. Il raccolto era stato abbondante, lo confermava il sorriso sincero sotto i suoi occhi stanchi.
«Buongiorno» salutò lui con educazione, e si sistemò una manica della tunica che aveva scelto quella mattina. Era complessa, composta da numerosi strati di stoffa sovrapposti che davano l'illusione di essere dei petali: alle occasioni formali, aveva sempre sostenuto, è importante presentarsi ben vestiti. Estrasse poi dal borsello una sporta di iuta e la porse alla donna.
«Mi dà un cavolo, per favore?» domandò. La venditrice annuì e lui, figurandosi il broncio della sua bambina di fronte alla brassicacea scoperta, fu svelto ad aggiungere: «E anche quel po' di fragole... quelle lì, se non le dispiace».
Nel frattempo prestava un orecchio al parlottare della folla: aveva preso l'abitudine di farlo da quando aveva scoperto che, alcune volte, si scoprivano delle cose interessanti – o divertenti, come ad esempio che il figlioletto pel di carota di Cara, quella del noleggio barche, non somigliava affatto al papà, e nessuno in famiglia aveva mai avuto i capelli di quel colore.
«Ma è vero che diceva di venire da Zanarkand?» udì alle proprie spalle, ma la risposta fu sovrastata dalle urla dell'arrotino.
«Mi dica, Korya» esordì, rivolgendosi alla donna che stava scegliendo il cavolo, «cos'è questa storia di cui parlano tutti?»
«Ah, cielo! Anima disgraziata, che Yevon lo scampi!» esclamò lei, e d'istinto interruppe la sua opera per portarsi una mano al petto, come colta da una vampa improvvisa. Poi abbassò la voce e continuò, con tono cospiratorio: «Un ammattito, poveretto, ieri se ne girava per le strade urlando. Era ubriaco, e si è messo a fare voci: "Dove sono? Dov'è la mia Zanarkand?". E gridava, ma tanto che metteva paura. Sono arrivate le guardie, lo hanno preso e portato in cella: secondo me l'abate voleva pure buttare via la chiave».
«Zanarkand?» domandò Braska, per accertarsi di aver capito bene.
«Sissignore. Ma se m'ascolta a me, che ne ho visti tanti di disgraziati, quello è stato vicino a Sin e si è preso le tossine».
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfiction«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...