Mese IV, 1026
8 giorni dal solstizio d'estateLa ragazza aveva confessato dopo cinque tratti di corda.
Al quarto ancora stringeva i denti e si professava innocente, invocando la parola di Yevon contro la mia, ignara che avessero lo stesso suono.
Avevo fatto cenno all'uomo che, tra noi, portava vesti secolari. Lui le aveva alzato le braccia di nuovo con la carrucola e le aveva torte: le preghiere dell'imputata si erano trasformate in una nenia di sofferenza e pianto. Allora, avevo ordinato di allentare la corda.
Era caduta a terra a peso morto di fronte a me e io l'avevo afferrata per i capelli per forzarla a guardarmi. Vedendo una macchia paonazza espandersi sulla sua guancia e sul collo, senza volerlo avevo quasi rilasciato la presa.
Non mi piaceva torturare le donne.
Mi rigirai tra le mani l'esposto che le avevo fatto firmare, scacciando il ricordo assieme a quel pensiero di pietà. La giovane aveva denunciato una suora del monastero di Djose, assieme a un pugno di accolite, per eresia. Nel documento sottostante erano raccolte le dichiarazioni dei teste d'accusa ed elencati i capi di imputazione.
Alzai lo sguardo, offuscato dal velo davanti ai miei occhi, e scorsi le guardie che si adoperavano, obbedendo all'ordine diramato di far entrare l'imputata.
Il terzo costituto, così come il primo e il secondo, si sarebbe svolto nella sala maggiore del tempio di Djose, cosicché fosse permesso al popolo di assistervi. Quel giorno erano in centinaia, nel matroneo e lungo le navate.
Quell'ortodossia zelante mi commoveva.
Non la vedevo più, come ai primi tempi, al pari di un oltraggio alla mia figura, che da giudice degradava a burattinaio: al contrario, sapevo che avrei dato loro qualcosa di cui parlare, una volta nelle strade dei loro paesi sperduti. Non avevano uno stadio per il blitzball, così dibattevano sui processi pubblici, tanto più se erano casi rari come quello di una sospetta eresia.
L'Inquisizione forniva loro qualcosa di cui discutere e un esempio generalpreventivo, che mostrava come il fuoco arrivasse dove terminava l'innocenza.
«La Corte Suprema di Yevon apre l'udienza» pronunciai per l'ennesima volta. «I sacri uffici di questa corte altro non cercano che la verità assoluta, nel nome di Yevon. A coloro sotto processo: credete in Yevon e dite la verità».
Due dei miei uomini stavano spiegando all'imputata, per prassi, come si sarebbe svolto il processo. Io le indirizzai un'occhiata distratta prima di ritrovarmi a decidere cosa avrei mangiato quei giorni.
In primo luogo, a cena avrei scelto della carne: una sola coscia di pollo, in modo tale da non avere troppo a lungo quel sapore sulla lingua. Sarebbe stato tuttavia diverso se il macellaio avesse avuto l'agnello. In secondo luogo, come pranzo per il giorno seguente, sarebbero state appropriate due uova.
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfic«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...