XV. Se l'attraversi non la scampi (Parte 1)

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Un fulmine, sfuggito alla rete delle torri, si schiantò a terra con la forza di una lancia scagliata contro il centro del pianeta

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Un fulmine, sfuggito alla rete delle torri, si schiantò a terra con la forza di una lancia scagliata contro il centro del pianeta. Nonostante fosse al sicuro, Braska sobbalzò vistosamente nel sentire il boato che subito ne seguì. Poi unì le mani, intrecciando le dita all'altezza del petto, mentre un secondo tuono brontolava in lontananza.

«È stata una buona idea quella di fermarci alla Casa del Viante» commentò con un sorriso. L'odore caldo di erbe da tisana che gli arrivava al naso gli dava l'impressione di essere a casa.

Jecht guardò con aria di sfida il punto di terra bruciata su cui si era schiantata la saetta.

«Già» rifletté, stiracchiandosi con discrezione. «Pensi che il temporale cesserà?».

L'Invocatore passò le dita sui grani del rosario che teneva al polso. Spostò lo sguardo su Auron che, piuttosto distante da loro, stava aspettando con compostezza che qualcuno si mostrasse al bancone.

«Tutte le tempeste devono avere una fine» rispose.

Rin, risalito da sotto al bancone, non riuscì a trattenere un'espressione sorpresa quando si trovò davanti Auron, in persona e senza la presenza di Braska che mitigasse la sua freddezza. Poi gli rivolse il suo solito sorriso cordiale, un altro dettaglio che faceva sentire Braska a casa.

«Chiedo scusa» esordì il monaco. Piantò gli occhi azzurri in quelli verdi del locandiere, cercando di apparire meno aggressivo possibile. L'altro, intimorito, impiegò qualche istante per riuscire a distogliere lo sguardo e posarlo sul ripiano di legno. Auron vi aveva appoggiato un libro che stringeva in una presa nervosa: nel vederne la familiare copertina celeste, Rin fu costretto a reprimere un sorriso.

«Ho trovato questo volume e non riesco a leggerlo» continuò il Guardiano, omettendo di proposito dove l'avesse preso. «Sa dirmi se è scritto in lingua Al Bhed?»

«Certo» replicò Rin, raggiante come lo era sempre quando qualcuno si dimostrava interessato alla loro cultura.

Porse la mano ad Auron e il giovane gli diede il libro, forzandosi a fermare i suoi sentimenti di diffidenza quando gli sfiorò per caso le dita. Gli Al Bhed erano un popolo per natura inferiore, dato il loro dover ricorrere alle macchine per avere una vita serena, e per giunta ancora pagano nonostante fosse stata loro rivelata la via di Yevon. Le loro donne avevano costumi dissoluti – la moglie di Braska, di certo, era qualcuno di cui s'era perduto lo stampo – e per non farsi capire parlavano un linguaggio in codice. Eppure proprio da quel linguaggio Auron era attirato in modo incomprensibile, così come lo era dalla strana città da cui veniva Jecht.

Sapere non sarebbe stato mai un peccato fino a quando avrebbe fatto un uso virtuoso delle proprie conoscenze.

Rin esaminò il volume in modo teatrale: osservò il titolo, poi lo aprì su una pagina casuale e prese a sfogliarlo.

«Sì» disse col suo accento strano, «è Al Bhed».

«E può dirmi cosa c'è scritto?»

Auron sgranò gli occhi quando Rin, con un largo sorriso, scosse la testa. I suoi capelli biondi accompagnarono il movimento per poi ricadergli sul collo.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora