VII. Zona d'addestramento (Parte 1)

63 8 23
                                    

I passi di Auron salivano verso il lucernaio, accolti dalla cupola simile a tiara

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

I passi di Auron salivano verso il lucernaio, accolti dalla cupola simile a tiara. Egli avanzava con la mano destra stretta sull'elsa, lo sguardo fisso davanti a sé.

I sacerdoti e le sacerdotesse di Yevon cantavano una melodia limpida come la propria fede, un inno fatto di poche sillabe ripetute a cui le campane a festa rispondevano in levare. Jecht non ascoltava più con le orecchie ma con l'anima: gli pareva di sentire l'acqua quieta del mare che si scioglieva sulla sabbia della riva.

Il Guardiano avanzò verso Braska, seduto su di un trono, con rituale lentezza. I finimenti della sua veste e i suoi pezzi d'armatura mandavano bagliori d'oro verso le pareti, rendendolo simile al sole che sorge dalle acque e trascina il carro glorioso del giorno.

Jecht non si era mai trovato davanti a un eroe, e mai si era sentito spinto a inchinarsi con pietosa fronte davanti a un uomo. Il canto di quella gente, il profumo caldo dell'incenso e il riflesso della luce sui mosaici del tabernacolo lo spinsero ad abbandonare le proprie convinzioni e a osservare la scena dal di fuori; dall'alto, come se la stesse sorvolando.

L'inno non cessò quando Auron si fermò di fronte a Braska, facendosi cadere in ginocchio appoggiato alla spada, ma piuttosto si trasformò in una nenia più lieve.

Fu l'Invocatore a prendere la parola.

«Consci della tua prodezza e del tuo onore, sei stato eletto per pronunciare la sacra promessa» disse. «Sappi che per portare l'onore della promessa ogni Guardiano si affida a Yevon».

Jecht vide il profilo di Auron alzarsi con dignità. Anche in quella posizione, pareva un generale in procinto di decidere se giustiziare i prigionieri o se concedere loro la compassionevole grazia.

«Sì, accetto» rispose.

«Hai ben compreso lo scopo della promessa e cosa viene richiesto ai Guardiani?» pronunciò di nuovo la voce dolce e decisa di Braska. Sebbene fosse una formula liturgica, c'era qualcosa di personale in quella richiesta.

«Sì, accetto» si udì di nuovo.

L'Invocatore sorrise. Le sue spalle erano coperte da un velo che gli scendeva dal copricapo. All'improvviso, il suo abbigliamento non sembrava più avere un aspetto così assurdo.

«Aderisci all'osservanza del comportamento esemplare che ogni Guardiano deve avere?»

«Sì, accetto».

Jecht, pur essendosi ripreso dalla stanchezza, non era riuscito a capire molto di cosa fosse un Invocatore e cosa un Guardiano: aveva ricevuto troppe informazioni assieme. Si appigliò alla più familiare, sottile malia che l'atteggiamento stoico di Auron gli stava instillando.

«Dunque giura sulla tua spada e rendi omaggio a Yevon» lo esortò Braska.

Nella mente di Jecht, il ragazzo trasse un profondo respiro. Tenendo la spada ferma in verticale, portò poi la mano destra – coperta da un guanto – ad afferrare la lama. Solo allora il canto cessò.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora