L'aria nella radura era all'improvviso diventata immobile, il bosco silenzioso dopo lo zittirsi degli uccelli. Jecht teneva lo sguardo fisso sulla finestra: non sapeva cosa stesse facendo Braska, e la cosa gli incuteva nell'animo un disagio tetro e profondo. Aveva capito che stava officiando un funerale, ma non riusciva a immaginare cosa stesse avvenendo in quella stanza.
«I e yu i no bo me no...» sentì cantare dalla bella voce limpida dell'Invocatore. Auron, nel sentire la preghiera, chinò il capo in segno di rispetto a qualcosa di invisibile, mentre la luce che filtrava tra le foglie si trasformava, mutando con crudezza ultraterrena.
Atterrito, Jecht riportò lo sguardo verso la finestra aperta: i lunioli, gli stessi che erano comparsi alla morte dei mostri, si affrettavano per uscire, sovrapponendosi l'uno all'altro come tifosi troppo solerti a una partita di blitzball. Fece un passo indietro e le parole gli uscirono dalle labbra senza che lui potesse controllarle.
«Auron» chiamò, una nota di allarme nella voce. Le piccole luci erano salite verso l'alto e scomparse tra le foglie. «Auron».
Il suo compagno alzò gli occhi con un'espressione interdetta, forse confuso dal tono urgente che gli era stato rivolto. Lo guardò in viso, senza dire niente, aspettando che fosse Jecht a rivolgergli la parola.
«Che cosa sta facendo Braska?»
Lunioli, la materia che costituisce i mostri, aveva detto. L'eco di quella frase continuava a risuonargli in testa, ma qualcosa gli impediva di comprenderla sino in fondo.
«Il Rito del Trapasso» spiegò il monaco, con la consueta espressione infastidita. «L'anima di quella donna deve trovare la strada per l'Oltremondo».
«E puoi per caso spiegarmelo meglio?» replicò il campione di blitzball, ansioso e quasi aggressivo, senza nemmeno attendere che Auron finisse di parlare.
Lo sguardo del ragazzo si rivolse alle fronde.
«Quando qualcuno esala l'anima avendo ancora un legame con il mondo dei vivi, i lunioli di cui è formato il suo spirito possono prendere la forma di un mostro che, per invidia, preda chi vede ancora il sole». Il suo tono, se possibile, diventò ancora più grave nel continuare: «Quelli a cui il dio ha donato una volontà forte, o nei quali la vita ha instillato spirito di vendetta, talvolta mantengono l'aspetto che avevano da uomini. Noi li chiamiamo i Non-Trapassati, i morti che camminano. Gli Invocatori...»
Jecht sentì lo stomaco stringersi nella familiare stilettata di un conato. Il suo palato si fece caldo, la sua lingua immobile.
«Basta» riuscì a mormorare.
«Come?» replicò Auron, e gli rivolse un'espressione genuinamente sorpresa.
«Basta!» ripeté Jecht, con voce strozzata. «Smetti di parlare! Cazzo!»
La prima reazione del monaco fu quella di adirarsi per l'ordine che gli era stato rivolto, ma l'attimo seguente si accorse che le mani del suo compagno stavano tremando. Lui stesso le guardava con gli occhi sgranati e assenti.
Provò ad avvicinarsi con cautela a Jecht, chiamando il suo nome a bassa voce. Lui non rispose.
L'uomo che era stato così forte a Zanarkand, così fiero del proprio indomabile ardore, non vedeva più davanti a sé il bosco incantato, ma una stanza buia, un'innumerabile fila di candele spente.
Quando Auron, nella speranza di dargli conforto, gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle, lui trasalì e lo spinse via con l'impeto del cinghiale che carica colui che teme. Il monaco non perse l'equilibrio ma, per la sorpresa, indietreggiò quel tanto che bastava per permettere a Jecht di scivolare via e di correre nella selva. Era stata tanto brillante prima quanto ora lo opprimeva e gli toglieva il fiato.
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfic«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...