XXXI. Al Bhed Crawler (Parte 2)

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Alan, con le palpebre socchiuse e la fronte aggrottata nel tentativo di allontanare la sua visione, osservò Auron che spezzava i cingoli del veicolo Al Bhed a colpi di spada, sentì l'odore di carburante portato dal vento.

Una volta, in una galleria d'arte di Bevelle, aveva visto il dipinto di una donna annegata che affiorava dalla superficie di un fiume. Il velo che indossava era incollato ai suoi lineamenti; allo stesso modo il vento spingeva il suo contro quelli di Auron. La Necropotenza continuava a sostenerlo in quella battaglia incruenta: il suo era stato un mero atto di pietà.

La mano destra dell'Inquisitore reagì ancora prima del suo intelletto, stringendosi sul giavellotto quando vide la sagoma di un uomo uscire dalla cabina e correre sul ponte verso di lui, come uno Scoor in un branco alla carica.

Alan alzò il giavellotto per colpire, ma ancor prima che terminasse il gesto – ancor prima che il Coro si frapponesse tra lui e il bersaglio – la figura schiacciò qualcosa tra i palmi delle mani.

Auron, che stava tentando di arrampicarsi sul carro, perse l'equilibrio e rovinò a terra.

L'Inquisitore stesso, assordato da un rumore che sembrava venire dall'interno delle sue orecchie, guardò in basso e vide i propri piedi che si spostavano, per cercare di mantenere l'equilibrio. Alzò gli occhi, con un'espressione attonita in volto, e fu scaraventato a terra da qualcuno di molto più forte di lui.

«Chi–» provò a dire, ma la sua voce fu uccisa da un pugno alla mascella che gli fece sbattere la nuca contro il ponte. 

Ripresosi, Auron si trovò davanti un uomo calvo, in abiti di cuoio, che teneva Alan sotto di sé come un animale in lotta per il comando. Gli aveva appoggiato un ginocchio sullo stomaco e stava caricando il colpo di un martello a reazione. Rune incise sul metallo brillavano di giallo e arancione contro il cielo terso.

Prima che la sua mente riuscisse a disporre in una linea ciò che era successo, Auron lo vide calare l'arma. Sentì il colpo che spezzò le gambe di Alan, piegandole a un angolo impossibile come quelle di un manichino di legno. Vide la testa del martello spinta all'indietro, dopo essersi sporcata di rosso, nell'aria che riverberava di un canto di guerra muto.

Perché... si trovò a pensare, l'odore di sangue che gli saliva alle narici e le ginocchia percorse dal fantasma di un dolore, perché non si è protetto con la Necropotenza? Aveva tutto il tempo...

L'Inquisitore non aveva urlato. Cid gli rivolse una smorfia delirante, le labbra tirate verso l'alto, i denti scoperti e le braccia che ancora gli vibravano per la forza con cui gli aveva rotto le ossa. Alan non aveva dato a vedere la sua sofferenza, ma dal modo scomposto in cui la parte inferiore del suo corpo giaceva a terra era evidente che non l'avrebbe più mossa.

La tiara era a qualche spanna dalla sua testa, volata via per la violenza dei colpi. Anche in quel momento, lui aveva il mento sollevato e un'espressione di sufficienza dipinta negli occhi socchiusi.

«Animale!» tuonò l'Al Bhed, preparandosi ad assestargli un altro colpo. «Questo è per il mio popolo che hai mandato in esilio!»

Prima che l'attacco potesse concludersi, un incantesimo scaturì dalle mani di Alan. Nello spazio di un cono, dritto davanti a lui, il vuoto sembrò inghiottire la luce. Il suo nemico fu scagliato all'indietro.

«Barbaro ignorante».

Alan si tirò in piedi, come se fosse attaccato a dei fili e un marionettista lo stesse rimettendo nella posizione che più gli si addiceva. I lunioli gli volteggiavano attorno alle ginocchia, oltrepassando la barriera dei suoi abiti strappati.

Auron sgranò gli occhi e fece un passo indietro. Si scontrò con qualcun altro, l'Al Bhed che fino a poco prima stava guidando il carro armato, e incespicò su di lui.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora