X. Rompere le righe (Parte 1)

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A Jecht saltò il cuore in gola, e la mano che era in procinto di inoltrarsi in reconditi ultimamente poco esplorati ricadde a fianco a lui sul materasso

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A Jecht saltò il cuore in gola, e la mano che era in procinto di inoltrarsi in reconditi ultimamente poco esplorati ricadde a fianco a lui sul materasso.

«Sì?» rispose con voce strozzata, sbiancando al pensiero di potersi trovare di fronte Auron, dato che indossava ancora il suo cappotto.

«Sono Braska» disse l'innocente voce dell'Invocatore. Jecht si sentì sporco e non trovò niente di meglio da fare che schiarirsi la gola.

«A-avanti» balbettò, dopo aver controllato in modo spasmodico che i vestiti fossero in ordine.

Il sacerdote di Yevon entrò sfoderando un sorriso sincero, e si guardò intorno alla ricerca di un punto in cui accomodarsi. C'era una sedia sgangherata nell'angolo sinistro, vicino al modesto armadio in legno nero; essendo pensata solo per riposare, la piccola stanza non conteneva altro che il letto e il mobilio necessario per passare la notte.

Notando il leggero disagio di Braska, Jecht lo invitò a prendere posto accanto a lui, sul letto: per quanto imbarazzante, era meglio che sedersi per terra.

L'Invocatore si accomodò e raddrizzò la schiena, poi lo guardò con gli occhi azzurri e limpidi come se stesse aspettando che gli venisse rivolta la parola.

«... sì?» ripeté Jecht, interdetto.

Braska smise di giocherellare con il rosario che aveva al polso e intrecciò le dita delle mani. Il fatto che avesse tolto l'enorme copricapo lo rendeva un po' più umano agli occhi del suo compagno.

«Volevo chiederti se va tutto bene» gli disse. «Negli ultimi giorni prima della partenza mi sei sembrato molto turbato».

Una sensazione che Jecht era riuscito fino a quel momento a sopire lo colpì allo stomaco come una mazza di ferro. Se con Auron la questione poteva essere finita con quella stretta di mano, con Braska non aveva mai accennato a nulla. Ma, sicuro come il sorgere del sole, era a conoscenza di tutto. Oppure sapeva solo della sbronza. Si immaginò Auron che parlava di tendenze omosessuali con Braska e scartò l'opzione immediatamente. Non poteva credere di doverlo fare di nuovo, anche se forse era meglio che fosse lui stesso a dirglielo.

«Sì, beh... mi sono ubriacato. Ero spaventato all'idea di partire» disse, puntando lo sguardo a terra. Perlomeno era una mezza verità.

«Non è un comportamento sano, ma credo tu lo sappia bene. Non sarò certo io a farti la predica: scommetto che Auron è stato più che sufficiente» rispose con un sorriso che non arrivava agli occhi. «C'è altro di cui vorresti parlarmi? Quella notte, Auron era molto... scosso. Non mi ha detto tutto, sai. Quel ragazzo ha l'innocenza di un bambino, da padre lo so bene» continuò poi, cercando di mettere a suo agio Jecht.

Una sfumatura di dolore colorò le parole dell'Invocatore: Jecht ne era ormai esperto, tante erano state le volte che l'aveva sentita nella voce delusa di Lauren.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora