Jecht non riuscì a trovare niente che lo facesse sentire con i piedi per terra quella notte. Il suo corpo sembrava ancora galleggiare in acque sconosciute, e se chiudeva gli occhi la testa diventava pesante, come in una delle tante notti alcoliche passate.
Fissò il fuoco preoccupato del suo stato di salute: mai un sogno lo aveva fatto sentire come ubriaco. Era davvero un sogno, dopotutto? Quella terra era pregna di magia di cui non aveva alcuna conoscenza; non gli sembrava così improbabile che qualcuno ne venisse influenzato.
Nonostante fosse la sua teoria più valida, era anche quella che lo spaventava di più: se davvero era finito sotto il giogo di qualche incantesimo, doveva parlarne con Braska il più presto possibile.
La mattina arrivò con una lentezza intollerabile, dopo ore che sembravano giornate intere, ma lui era riuscito a mantenersi calmo quel tanto che bastava per non trascinare Braska fuori dalla tenda in preda al panico.
Quando sentì dei rumori leggeri provenire dal loro piccolo rifugio, scattò in piedi teso verso l'Invocatore, che non aveva fatto in tempo nemmeno a mettersi il copricapo.
«E-ehi, Braska. Buongiorno» esordì agitando la mano.
«Buongiorno a te, amico mio. È stata una buona guardia?» chiese l'altro, sfoggiando il suo solito sorriso. Jecht osservò la tenda e si accorse che non c'era altro movimento.
«Sì, tutto bene... Auron ancora dorme?»
«Profondamente. Ho controllato le sue condizioni: guarirà del tutto molto presto» disse Braska, unendo le mani come a voler ringraziare il suo dio.
«Bene, bene...» rispose distratto Jecht, «senti, potresti venire un momento con me? Lontano dalla tenda».
Braska d'istinto aggrottò le sopracciglia, forse aspettandosi di nuovo qualche rivelazione che riguardava il suo Guardiano più giovane.
«Va bene, fa' strada» rispose interdetto, ma non perse comunque il sorriso.
Jecht lo condusse pochi metri più avanti costeggiando gli alberi che delimitavano il sentiero, lontano abbastanza dalle orecchie di Auron e dai suoi giudizi affrettati.
«Da quanto ho potuto capire, da chi ti conosce, da Auron e da te stesso, tu hai esperienza di sogni collegati al tuo dio» esordì. Gli occhi di Braska, che vedevano lontano, sembrarono perdersi nella macchia verde per poi tornare al presente.
«È vero».
«Quindi Yevon ti ha visitato in sogno?»
Braska annuì.
«In sogno e quando vegliavo in meditazione nei templi».
«Ho bisogno che, dopo la questione di Zanarkand, tu mi creda un'altra volta» ribatté Jecht, scuotendo la testa. «So che potrà sembrare difficile, ma ti prego di ascoltarmi. Questa notte ho visto un uomo di nome Yevon – sono certo che si trattava di un uomo, non di un dio – condurre delle persone in catene su un monte, in modo da costringerle a sognare».
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La caduta dell'ombra (FFX)
Fanfiction«Allora la mia città vivrebbe, alte come il volo d'airone le sue guglie, fertile come ventre di donna la sua piazza». Questa è la loro storia. Nel continente di Spira, da secoli l'ira di una divinità si traduce in un mostro marino in grado di rader...