XXIX. Restare a galla (Parte 2)

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I cittadini di Luka avevano cominciato a correre in direzioni casuali, come animali spaventati dall'arrivo di un predatore. Alan assunse la posizione di guardia e strinse la mano sulla lancia ancora prima di vedere la macchina Al Bhed che si profilava all'orizzonte.

Un carro armato con una larga bocca da fuoco, trascinato da cingoli che sembravano provenire da un'antica tecnologia, proteggeva i rapitori di Braska. Quando il riflesso del sole gli colpì gli occhi, l'Inquisitore si accorse che una seconda macchina, più piccola, stava volando attorno al veicolo.

«Yhteysu, bnacdu!» gridò la voce di un uomo. Alan, correndo incontro al nemico, notò una testa bionda che abbassava lo sportello della cabina di guida.

«Lywwu!»

Accompagnata da un tuono e poi da uno sfrigolio, una lancia d'energia si schiantò contro la barriera antimagia che circondava il carro armato.

Alan strinse i denti e creò altre cinque lance con i lunioli del suo turibolo, per poi circondarvi il proprio corpo. Il vento era abbastanza forte da sollevare il suo abito talare e agitare il velo davanti ai suoi occhi.

Una delle cinque armi si diresse di nuovo verso il veicolo, schiantandosi contro la barriera com'era successo poco prima, le altre quattro colpirono la piccola macchina che gli orbitava attorno, in una raffica stretta.

«Ohi!» esclamò l'uomo calvo alla guida. Lo stecchino che stava masticando gli cadde dalla bocca e rimbalzò sulla cloche. «Quanti dannazione di colpi ha?»

Il veicolo fu scosso da un altro attacco, accompagnato da un flash di luce. La barriera aveva ceduto definitivamente, e lui non poteva fare fuoco su una piazza.

«Cid!»

Il pilota si voltò e vide Braska che si agitava in un debole tentativo di liberare le braccia che gli avevano legato dietro la schiena. L'uomo che l'aveva rapito serrò la presa, rendendogli impossibile ribellarsi.

«Non so cosa vogliate da me, ma vi conviene ritirarvi. Se ingaggiate in combattimento mio fratello rischiate di perdere!»

Cid inspirò l'aria tra i denti e si passò una mano sulla testa, sopra al tatuaggio che recitava quella parola importante. Amore.

C'era un'altra parola importante. Fratello. Ed Emma non avrebbe potuto mai più dirla.

Lei, quel ricordo lontano, il suo sorriso sbilenco e i libri che teneva tra le braccia.

Sbalzato all'indietro da un altro colpo, Cid tornò alla realtà e strinse le mani sulla cloche, sentendo il sudore colare dai palmi e venire assorbito dai guanti di cuoio.

«Questo è un cazzo di tiratore scelto!» sbraitò, poi si voltò di nuovo verso Braska. «Che pensi che voglia da te? Salvarti! Sono questi che ti vogliono ammazzare!»

Lo farei anche io, volentieri, ma Yuna si ritroverebbe senza padre. Si trattenne dal dirlo, dato che non gli suonava molto cortese.

«Vansu!» urlò, in direzione del suo compagno che stava per aprire lo sportello, con l'intenzione di lanciare una seconda macchina volante che ripristinasse lo scudo. Lui si fermò sul posto e Cid proseguì, in linguaggio comune: «Quello ti spappola la testa! Sfondiamo avanti!»

Smetti di sparare, fratello.

«Lucy?!»

Senza dare a nessuno il tempo di ribattere, Cid accelerò sulla larga strada azzurra che conduceva al molo, puntando dritto contro Alan.

L'Inquisitore si accorse da un secondo baluginio del sole, accompagnato dalle grida terrorizzate di chi riteneva di non essere abbastanza lontano, che il carro armato aveva cominciato a muoversi e copriva rapidamente la distanza che li separava.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora