XXXI. Al Bhed Crawler (Parte 1)

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Il cuore di Jecht gli martellava furioso nel petto, mentre lui cercava di aggrapparsi con tutte le forze a qualcosa che non poteva nemmeno essere definito solido

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Il cuore di Jecht gli martellava furioso nel petto, mentre lui cercava di aggrapparsi con tutte le forze a qualcosa che non poteva nemmeno essere definito solido.

La creatura di fumo evocata da Alan aveva la forma di un drago, come ne vedeva spesso tatuati sulle braccia dei giovani giocatori. Il corpo serpentino della bestia sferzava l'aria, prendendo quota un battito d'ali alla volta, sempre più in alto, finché la città che avevano lasciato non diventò piccola e insignificante.

La sensazione di poter cadere da un momento all'altro era terrificante. Il dorso del drago era coperto in tutta la sua lunghezza da un pelo folto e irto, ma la sua natura eterea rendeva incerta qualsiasi presa.

Alan non dava alcun segno di disagio a cavallo della sua evocazione: si teneva aggrappato senza apparente fatica, attento a scrutare il cielo in cerca della nave che aveva rapito suo fratello e ferito il suo orgoglio.

Auron aveva un'espressione profondamente concentrata e fissava un punto indefinito davanti al proprio naso. L'aria produceva un fischio intenso nelle orecchie di Jecht, e gli impediva di parlare. Tuttavia, anche senza chiedere come stesse, intuì che stava applicando qualche tecnica da monaco per mantenere la calma. Vedendo le sue labbra serrate, Jecht provò comunque a parlare per scaricare la paura.

«Ragazzo! Ce la fai?» riuscì a dirgli, avvicinandosi alle sue orecchie.

«Il cielo non è il dominio dell'uomo,» rispose il monaco stringendo la presa.

«Sono totalmente d'accordo!»

La nave ancora non si vedeva, e i nervi di Jecht iniziavano a cedere ogni secondo di più. Non era poi così diverso dall'immergersi nelle acque profonde dell'oceano: cambiava solo la direzione.

Cercò di focalizzarsi su quell'idea distorta per calmarsi, ma non appena i suoi occhi si spinsero verso l'orizzonte senza fine, si rese conto che paragonare pochi metri sott'acqua all'immensità del cielo era una follia, come era follia ciò che stavano facendo per amore di Braska.

Il drago fumoso levò un ruggito, inarcando ancora il corpo per darsi una spinta maggiore, come se avesse individuato la preda.

Prima un punto apparentemente irraggiungibile, la nave Al Bhed aumentava le sue dimensioni; nell'animo dei due guardiani il sollievo e la paura si mischiavano in una danza perpetua.

Aveva forme spigolose e colori anonimi, un profilo simile a quello delle macchine che Jecht aveva visto nei libri illustrati. Un alone grigiastro forse causato dall'ossidazione velava il metallo, nascondendo tonalità più chiare e vivaci.

Nell'analizzare la forma complicata dell'aeronave, Jecht fu assalito dall'angoscia, poiché non riusciva a individuare un punto per atterrare.

La parte centrale si estendeva in verticale, su vari piani, come un palazzo volante che si allargava alla base per ospitare la plancia.

La caduta dell'ombra (FFX)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora