Siamo una coppia?

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"Grazie per esserti aperto con me Harry." La dottoressa Carlton, chiude il suo quaderno scambiandomi un sorriso affettuoso.

È stata dura dover ricordare nel minimo dettaglio ciò che è accaduto con Simon. Ci sono stati molti momenti di silenzio, di riflessione e di pianto. Pensavo di averla già superata, ma la psicologa ha constatato che il trauma è ancora esistente in me e ha influenza sulla mia vita, anche quando non me ne accorgo. Non sto bene, non del tutto.

"Sei stato davvero bravo piccolo." Le labbra soffici di Lou si posano sulla mia testa. Ha ancora la mia mano stretta alla sua e le sue piccole dita mi accarezzano dolcemente dall'inizio della seduta. È accovacciato a terra proprio accanto al lettino su cui sono sdraiato. È rimasto lì per ore, stringendomi forte a sé quando i brutti ricordi riaffioravano come lame taglienti, trafiggendomi da ogni parte. L'ho voluto io al mio fianco, sapevo che da solo non ce l'avrei mai fatta.

"Vado a prenderti dell'acqua, d'accordo? Torno subito." Mi rassicura, abbracciandomi un'ultima volta prima di scomparire dietro la porta.

"Formate davvero una bellissima coppia voi due."

Strabuzzo gli occhi.

"Oh... noi... noi non siamo..."

"Perdonami tanto, non avrei dovuto fare supposizioni così in fretta. Ci vediamo la settimana prossima alla stessa ora, va bene per te?" La terapista cerca di correggersi all'istante, cambiando discorso per far scivolare in secondo piano la sua gaffe. 

"Sì, arrivederci." Mi alzo, uscendo dalla stanza col cuore in gola.

Sembriamo una coppia?

"Ehi baby, come mai sei in corridoio?"

"Io, i-io ecco..."

"Tieni, bevi un po', ti farà stare meglio."
Mi circonda le spalle, guidandomi fuori dalla clinica. Sono visibilmente scosso, non so se è a causa della visita oppure a causa di ciò che il medico mi ha detto prima di andarmene. Appoggio la bocca al collo della bottiglia sorseggiando l'acqua nella speranza che lavi via queste ultime ore dalla mia memoria.

La porta scorrevole in vetro si spalanca non appena ci avviciniamo, dando spazio ad un'ondata di vento freddo che mi circonda facendomi tremare al suo tocco gelido. Sono ormai le sette passate ed il sole inizia a nascondersi dietro alle nuvole scure, presagio che il mal tempo si sta avvicinando.

"Hai freddo piccolo?" Mi domanda allarmato, vedendomi tremare come una fogliolina.

"Un po'." Minimizzo. è dura per me ammettere quando ho bisogno di qualcosa.

Lou si toglie immediatamente la sua giacca, poggiandola attorno al mio corpo.

"Va meglio? Resisti ancora per poco baby, siamo quasi arrivati." Mi abbraccia sfregando le sue mani sulle mie braccia per creare ulteriore calore.

"Dove stiamo andando?"

"Da tua madre. Ci aspetta per cena, ricordi?" Ridacchia, posando un casto bacio sulla mia guancia.

Proseguiamo in silenzio lungo la via. Siamo uno accanto all'altro, stretti in un caldo abbraccio nel tentativo di scaldarci. Mai mi era successo di sentire così tanto freddo, Los Angeles è nota per essere la città dove splende sempre il sole, piove di rado e quando succede il clima non è mai uggioso ed ostile come invece sta succedendo proprio ora.

"Lou noi cosa siamo?" Domando tutto d'un fiato, scrutando le nuvole alte nel cielo.

Lou si ferma all'improvviso, evidentemente spiazzato alla mia domanda. Il vento forte gli scompiglia i capelli, facendolo risultare ancora più bello di quanto non sia normalmente.

Little white lies // LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora