Capitolo 50 - Vattene.

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Meredith

È per questo che avevo un brutto presentimento?

«Ah non ha specificato bene, allora. È il solito, sai com'è...»

«Uhm, e quindi cosa devi dirmi?» gli chiedo ma ad una certa la mia voce mi tradisce e si spezza.

Okay, non mi rassicura affatto stare in questa situazione e nemmeno l'atmosfera che si è creata attorno a noi mi fa stare tanto meglio.
Sinceramente ho paura di quello che Austin mi sta per dire e l'unica cosa che riesco a pensare al momento è solamente 'perché'.

«Per farla breve, mi ha lanciato...»
«Hm, come posso chiamarla? Una sorta di scommessa? Cosa che in realtà non mi dispiace affatto fare, quindi non mi lamento. Se poi ci posso anche guadagnare, meglio ancora.» dice facendo le spallucce e sulle sue labbra compare un ghigno.

Rabbrividisco quando sento quella parola.
Ancora con queste scommesse?
Che scommessa?
Perché diavolo Cameron l'ha dovuto fare?

Mentre la mia mente si riempie di domande tanto da farmi venire quasi il mal di testa, ritorno a guardare Austin.
Vedendo l'espressione che ha sul suo volto, di sicuro non ha buone intenzioni e penso di aver capito esattamente cosa sta per succedere facendo due più due.
No, non è vero.
Merda, tutto questo non è vero.

Mi dirigo velocemente verso la porta e cerco di aprirla, ma non ci riesco: la chiave è sparita, l'ha proprio tolta dalla serratura.
Incomincio a gridare aiuto e a sbattere violentemente la mano contro di essa.
In che casino sono finita?
E solo ora, mi rendo conto di quanto stupida io sia stata, non sarei dovuta venire e basta.
Non mi sarei dovuta fidare di Cameron e basta.

«Non ti conviene, Meredith.» mi dice, dopo avermi tappato la bocca con una mano.

In un attimo, mi trovo inchiodata tra la parete di questa camera e il suo corpo.
Il mio cuore non smette di accelerare.
Quando cerco di spingerlo via, i miei polsi vengono bloccati da lui, che gli tiene fermi ai lati della mia testa mentre incomincia a baciarmi il collo.

«C-Che stai facendo?» mi trema la voce.

«Lo sai.» sussurra, in un tono molto più pacato rispetto al mio.

«Stammi lontano.» gli dico e deglutisco nervosamente.

«Non credo che lo farò.» risponde ritornando a guardarmi e azzera la poca distanza che era rimasta tra noi, appoggiando le sue labbra sulle mie. Cerco di oppormi ancora dimenandomi, nonostante i miei polsi siano ancora bloccati dalla sua presa forte e salda.

«Avanti, lasciati andare...» mi sussurra all'orecchio. «È inutile che continui ad opporti.»

«Perché lo stai facendo, Austin?» sono le uniche parole che mi escono dalla bocca.
Lui non mi risponde, si limita ad alzare l'angolo della sua bocca.

L'alcool che scorre nelle mie vene, il panico che sta salendo dentro di me e la poca energia che mi è rimasta, non contribuiscono di certo a liberarmi dalla sua presa.

Nonostante la mia mente sia leggermente offuscata per questi motivi, cerco di elaborare un modo per uscire da questa situazione ma mi rendo subito conto che non ho scampo.
Infatti, non mi viene in mente niente se non tirargli una ginocchiata proprio lì.
Ci provo e lo colpisco...allo stomaco.

Non era proprio quello il mio obbiettivo ma ormai quel che è fatto, è fatto.
Ad Austin si lascia sfuggire un gemito e indietreggia di qualche passo.
Colgo l'occasione per sbattere di nuovo la mia mano contro la porta, nella speranza che qualche buon'anima là fuori mi senta, anche se dubito fortemente dato che al secondo piano non ci sale mai nessuno se non quelli ubriachi con solo l'intento di divertirsi.
Ci provo disperatamente comunque, non può succedere per davvero e non mi posso arrendere così.

Unbreak My Heart || Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora