Capitolo 60 - La notte dell'unione

869 21 11
                                    

Meredith

«Ehi, bro!» esclama Wes non appena la porta si apre ed entra, dandogli una pacca sulla spalla.

«Non aspettavo di vederti.»
«Volevo dire...vedervi.» si corregge, non appena i suoi occhi incontrano i miei.

«Siamo venuti perché devo riprendermi le cose che avevo lasciato qui qualche giorno fa. Te l'avevo detto ieri che sarei passato.» gli ricorda il mio migliore amico.

«Ah, vero.» risponde lui e dopodiché, i suoi occhi color nocciola si posano nuovamente su di me, mettendomi in soggezione.

«Ehi.» borbotto quasi timidamente, facendogli un breve cenno con la mano.

«Entra.» mi invita e si sposta di lato per farmi passare. Così faccio quei pochi passi ed entro, passandogli affianco.

Lui richiude la porta e Wes ci avvisa che va a prendersi le cose, sparendo in un'altra stanza e lasciandoci soli.
Mi volto verso di lui mentre sento la mia sicurezza vacillare sempre di più; non ne ho idea del perché mi stia sentendo così.

«Ah, io volevo ridarti la felpa. Ecco...e grazie.» gli dico, spezzando il ghiaccio, mentre la tiro fuori dalla mia borsa per poi passargliela.

«A grazie a te...per avermela riportata.» borbotta e si dirige verso camera sua, per metterla via.

Tiro un sospiro di sollievo.
Mi sento nervosa, non so il perché ma ora che si è allontanato, sento di poter respirare di nuovo.

Dato che attualmente sono sola ne approfitto per guardarmi intorno, cosa che non avevo mai fatto con attenzione.
Si è vero, ci sono già stata ma non ricordo niente; è passato molto tempo e l'ultima volta non è neanche finita bene, dato che abbiamo litigato un po' pesantemente. (Cap. 33)

Mi ritrovo in un open space che mi lascia senza fiato: parquet grigio chiaro, pareti bianchi, morbidi divani dello stesso colore, un tappeto grigio, mobili neri e uno schermo tv incredibilmente grande fissato alla parete.

Quello che mi colpisce di più è la parete completamente vetrata che si affaccia alla città e la luce che entra, illumina tutto il salone.
Alla mia destra vedo altre porte bianche chiuse; alla mia sinistra un corridoio mentre un po' più in là c'è la cucina.
I colori sono sempre bianco, grigio e nero.

Cucina e soggiorno sono divisi soltanto da un bancone, in modo tale che stando in cucina si possa guardare anche in soggiorno.
Gli armadietti e i piani di lavoro sono bianchi e lucidi.

Mi avvicino parete vetrata, per ammirare la vista sulla città di Los Angeles.
È bellissimo.

«Bello, vero?» sento improvvisamente e quasi sobbalzo per lo spavento.

È già ritornato?
Mi schiarisco la gola.

«È davvero magnifico.» ammetto continuando a guardare la vista mentre sento che lui si avvicina a me.

«Già. Dovresti vedere di notte...» mormora.

Decido di distogliere lo sguardo dalla città e posarlo su di lui, ma me ne pento subito; i miei occhi incontrano i suoi che, a quanto pare, mi stavano già scrutando.
L'intensità del suo sguardo, e ciò che mi provoca, è abbastanza da farmi arrossare le guance.

Nelle stesso momento spezziamo entrambi questo contatto visivo, ritornando a guardare fuori dalla finestra.

Perché c'è questa strana tensione tra di noi?
Non lo so, ma lo sento benissimo e non mi piace affatto.

Ancora di meno ora che si è creato un silenzio imbarazzante attorno a noi, quindi decido di parlare giusto per spostare l'attenzione su qualcos'altro.

Unbreak My Heart || Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora