37. I Don't Wanna Fight Anymore

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Dopo aver ricevuto l'ennesima delusione della giornata sono tornata a casa, sembravo quasi un'anima in pena mentre camminavo per le strade. Fortunatamente non c'era nessuno in casa quindi mi sono stesa sul divano e ho dormito tutta la mattinata. Il resto del giorno non me lo ricordo neppure, sono stata una viandante per casa. Verso le otto di sera finisco davanti allo specchio di camera mia, mi guardo a lungo, senza pensare a nulla, mi fisso soltanto.

Scruto attentamente i miei capelli disordinati neri come la pece, inizio a giocare con qualche ciocca, passo agli occhi ambrati. Mi davano fastidio da piccola, odiavo non poter identificare un colore vero e proprio dei miei occhi, a volte erano verdi, a volte marroncini e altre color nocciola, ora invece mi piacciono moltissimo. È così bella la diversità e la particolarità, più della normalità. Il mio corpo invece è sempre lo stesso, ci è voluto così tanto per renderlo così com'è ora, è davvero un dispiacere nasconderlo sempre con una tuta. Dirigo le mani verso lo specchio e attraverso la mia figura in modo delicato, quasi come mi stessi accarezzando e mi stessi dando un po' di affetto.

Mi manca, mi manca davvero ricevere un abbraccio, un bacio, una carezza. Apro l'armadio e scelgo un vestitino nero in raso con coulisse laterale, mi piace tantissimo come mi sta e risalta il mio fisico. Ho voglia di sentirmi bella, per me stessa. Mi sistemo un po' i capelli che sono abbinati al vestito e mi stringo in un abbraccio, come a darmi conforto. Andrò a quella festa, almeno so che lì incontrerò Zoe e avrò modo di parlarle, così non posso proprio stare. Non avrebbe senso restare in casa guardarmi attorno nella noia più totale mentre la mia migliore amica è ad una festa e la nostra amicizia va a puttane. Indosso le Converse bianche e nere alte, cerco di fare un'acconciatura piuttosto semplice con i capelli e mi trucco anche un po', almeno provo nascondere le occhiaie che mi ritrovo. Alla fine di tutto questo lavoro non sembro mica male, sento Kevin che apre la porta ed esce di casa, e fuori dalla finestra vedo che ci sono Mattia e Zoe nella loro macchina che lo aspettano, è quasi un colpo al cuore vedere questa scena, perché come se io non esistessi più. Mentre sto per ricadere di nuovo in quel vortice di panico, tormenti e domande senza risposta, cerco di farmi forza.

Non so che cosa abbiano da nascondermi, tanto meno so che cosa io gli abbia potuto fare per ricevere un trattamento del genere però intendo scoprirlo, andrò a quella festa con la macchinetta di Kevin e vedremo chi mi darà qualche risposta. Prima di uscire vado a salutare a mamma e papà che stanno cenando e mi invitano a rimanere con loro, quando ricevono un no come risposta noto nei loro sguardi la preoccupazione. So che stanno ricordando il periodo dell'anoressia e hanno paura che io ritorni di nuovo in quella situazione. <<Mangerò qualcosa alla festa>> lì informo cercando di sorridere in modo onesto, ma loro mi conoscono bene. <<Perché non sei andata con Kev e gli altri?>> mi domanda papà. Bella domanda... vorrei rispondere con la verità, cioè che non sono stata nemmeno invitata ad andare con loro e non mi hanno nemmeno considerata, però preferisco risolvere la situazione così da non doverli appesantire anche dei miei problemi. <<Ci ho messo troppo a prepararmi>> aggiungo una risata a questa mia affermazione, così che sembri una battuta. Esco e metto in moto la macchina, spero di ricordarmi come si guida, dato che la usa sempre Kevin.

Metto la musica e per i primi dieci minuti di strada me la cavo benissimo, mi sento proprio una pilota professionista. È dopo che le cose iniziano a peggiorare... Mi arriva una chiamata da mamma ma non rispondo, da brava conducente responsabile, ma dopo nemmeno un minuto l'auto si ferma di botto. Niente panico, rimettiamo in moto, giro la chiave ma nulla, non fa nemmeno il rumore d'accensione. Per fortuna sono in una strada poco frequentata, così posso scendere dall'auto e controllare cos'è che non va e richiamare mamma.
<<Pronto, mamma?>>
<<Cami! Mi sono totalmente dimenticata di avvisarti che l'auto si è rotta, ecco perché Kev è andato con Mattia. Lo chiamo per venirti a prendere?>> domanda. Maledizione, maledizione! Tutte a me oggi! <<No! Assolutamente no! Ci penso io, ciao mamma>> chiudo la telefonata prima che possa insistere.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora