Siamo in viaggio da una decina di minuti ed io non faccio altro che ripensare alla giornata di oggi nel suo complesso. Mi sono fatta valere con i miei ex amici, ho fatto amicizia con una sconosciuta che si è rivelata essere una ragazza divertente e vivace. Mi ha portato ad una festa dove ho trovato Edoardo e mi ha presentato i suoi amici, presentato chiaramente per modo di dire. Anche loro si sono rivelati persone alla mano, mi sono trovata benissimo in loro compagnia.
Non facevano altro che dirmi di essere una persona che attira molto l'attenzione, ma io non credo di esserlo, o meglio, non capisco cosa loro intendano con quest'espressione. Penso di essere una ragazza come le altre, non ho nulla di speciale. Ed ora sono abbracciata ad Edoardo Martin che mi sta portando non so dove. <<Ci siamo>> mi avverte prima di prendere una strada in discesa che conduce davanti un cancelletto rosso. Aspetta, io questa strada la conosco! Porta ad un panificio, ci venivo sempre da piccola a prendere il pane e i dolci per la domenica, mia mamma mi ha insegnato a non dare mai nulla per scontato e di godermi i piccoli momenti felici. E ricordo benissimo quel giorno in cui ci sono venuta con lui, non ricordo precisamente cosa fosse successo ma lui mi portò qui e mi prese una brioche per tirarmi su di morale e ovviamente ci riuscì, ma non so perché ci siamo ritornati.
Il pensiero di quel ricordo mi rende terribilmente nostalgica. Infondo, cos'è la nostalgia? Solo la mancanza e il ricordo di ciò che abbiamo avuto in passato e la consapevolezza che non potremo averlo più. Edo accosta vicino il cancello, scende dalla moto ed io faccio lo stesso dopo essermi tolta il casco. Chiudo gli occhi ed inspiro il delizioso profumo di pane appena sfornato, chissà perché lo preparano alle cinque di mattina. L'odore mi invade le narici e mi sento una bambina, ritorno a quei ricordi di un'infanzia felice, con mamma che mi prende per mano e insieme torniamo a casa con il pane appena sfornato. È tutto così malinconicamente meraviglioso. Mi guardo attorno, è tutto accogliente e rustico come un tempo, nel frattempo sento il suo sguardo su di me e mi volto verso lui. <<Ti ricordi?>> domanda con aria malinconica.
<<Certo, ma non ricordo perché mi ci avevi portato>> gli rispondo mentre ci incamminiamo verso l'ingresso, dopo il cancello. <<Era il primo superiore e tu avevi litigato con il vecchio coach perché non voleva farti stare in squadra, i ragazzi più grandi non approvavano nemmeno ed eri triste, perciò siamo venuti qui e abbiamo mangiato un cornetto>> spiega guardandomi. Si ricorda quello che è successo ma non quello che abbiamo mangiato, aggiungerei.
Ora ricordo quel giorno, e quanto odiavo quel coach, fortunatamente ho organizzato una rappresaglia il giorno successivo e dopo aver accusato il professore di sessismo e discriminazione, il preside lo ha pressoché obbligato a farmi entrare in squadra. Posso dire che anche da quattordicenne me la sapevo cavare bene. <<Non ti ricordi nemmeno cosa abbiamo mangiato: era una brioche>> gli rammento ed Edo emette uno strano verso dopo essersi accorto di aver sbagliato, poi sorride di nuovo. <<Beh però ricordo quanti graffi ho inciso sull'auto di quel coach e quante ruote ho bucato a quei figli di papà>> confessa sogghignando. Istintivamente sorrido anche io, rendendomi conto di quante volte Edoardo Martin ha rischiato la fedina penale per proteggermi e vendicarmi. Inesorabilmente mi chiedo come tutto quel bene sia potuto finire in una lite furibonda, fino ad odiarci. Mi manca quello che avevamo, ma so che lui non ha mai smesso di volermi difendere e che lo farà sempre, se ne avrò bisogno.
<<Vandalo>> commento sottovoce. Mi prende per mano e mi conduce verso il panificio. Nel mio stomaco nel frattempo sento un formicolio, come se ci fosse un elfo che saltella da tutte le parti. Inutile dire che è il tocco di Edoardo a farmi questo effetto, non capita sempre, ma quando capita per me è una sensazione inspiegabile e perdo completamente la concentrazione, il mio cervello da' forfait. Entriamo e c'è un bancone non ingombrante in legno scuro, non c'è nessuno che assiste la cassa, in compenso da un'arcata si intravedono i forni e degli uomini che tirano fuori il pane da essi con delle lunghe pale in legno. Mi avvicino approfittando del fatto che nessuno mi vede, mi appoggio sul muro e vedo delle donne che impastano e alcune bambine che si divertono a decorare dei biscotti con glasse e cioccolatini colorati. Quest'immagine mi riempie di gioia, ma soprattutto di speranza perché per quanto i lavori innovativi e tutte le nuove tecnologie ci stiano cambiando la vita anche in meglio, le vecchie abitudini e i lavori manuali che son rimasti ci fanno ricordare che il passato non deve essere soppiantato completamente dal futuro.
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Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso Cielo
RomanceVi siete mai chiesti che cosa succederebbe se due galassie si scontrassero? Innanzitutto, dovrebbero essere così vicine da risentire del reciproco campo gravitazionale, cominciando, perciò, ad orbitare l'una attorno all'altra. Dopodiché, qualora l'i...