31. Fuck You Camila

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I due iniziano a conversare ed io mi domando perché il signor criminale stia andando a due all'ora quando normalmente starebbe sfrecciando su queste strade. Lo scruto di sottecchi ed è concentrato sulla strada, la guarda quasi fissa e sembra imbambolato mentre tortura quel volante con le dita, cambia costantemente posizione delle mani. Ne approfitto per studiarlo minuziosamente poiché non può rinfacciarmelo se non mi vede.

È così elegante e allo stesso tempo attraente la sua posizione e il suo modo di fare qualsiasi cosa, guardo il suo braccio nudo, ci saranno circa sedici gradi e lui se ne va in giro con le maglie estive e i pantaloni della tuta. I bicipiti sono decorati da tatuaggi con frasi come "NEVER ALONE" e altri piccoli disegni dietro i quali si celano sempre messaggi e significati profondi. Quanto vorrei conoscerli tutti. Una delle due braccia è poggiata sulla coscia mentre l'altra stringe il volante così forte che le vene diventano totalmente visibili, come se da un momento all'altro stessero per schizzare fuori. Inizia a premere sull'acceleratore con forza. Passando al viso, noto che si morde l'interno della guancia ripetutamente. È così bello anche da nervoso.

Vorrei tanto sapere che gli passa per la testa, ma soprattutto cosa passa nella mia, dato che lo sto fissando come una stalker innamorata persa.
<<Non voglio fare incidenti>> sancisco per richiamare la sua attenzione e lui torna alla realtà immediatamente, rilassando i muscoli. Essere riuscita a farlo calmare mi fa quasi sorridere. <<Cosa?>> domanda. <<Ho detto che non voglio morire in una macchina con te>> gli ripropongo. <<Con chi esci stasera?>> domanda improvvisamente, ora gli interessa pure con chi esco? Che novità.

<<Nessuno di cui ti importi qualcosa>> dico soltanto, rimarrà nel dubbio per sempre.
<<Quindi un altro imbecille...>> conclude ritornando al suo umore distante e costantemente incazzato. <<Ma che ne sai?>> domando arrabbiata. Nessuno come lui riesce a farmi imbestialire con una semplice frase. <<Tutti quelli che frequenti hanno un quoziente intellettivo inferiore a zero e sono i classici figli di papà>> sputa disgustato. E allora di lui cosa dovrei dire? Un criminale che fa rapine, spaccia e chissà cos'altro. Non mi piace chi mi giudica e non sa.

<<Ma se nemmeno li conosci!>> mi lamento, forse questa volta urlo un po' troppo. Tutto questo è causa di Edoardo che è solito a distruggere i pensieri e le opinioni di tutti quelli che si trovano attorno a sé per elevare il suo egocentrismo. È sempre stato un suo vizio quello di sminuire qualsiasi persona gli stia intorno ed io non lo capisco proprio. Nel suo tono di voce riconosco fastidio e anche un po' di rabbia ma non so da cosa derivi. <<Ti sbagli, li conosco bene quelli come gli amici tuoi, fanno sempre i santi agli occhi di tutti, appena mamma e papà gli danno la paghetta la spendono tra droga, alcool e feste, tanto a loro nessuno dice nulla, siamo noi i criminali quando loro ce la chiedono la roba però>> sputa con un tono di disprezzo e un filo di rabbia. In queste parole leggo la sua frustrazione e il suo dramma personale. Brando, suo fratello, è stato arrestato perché colto in flagrante durante uno spaccio, forse a causa di una soffiata, tant'è che i ragazzi che dovevano acquistare la droga non si sono presentati. Ecco perché Edoardo c'è l'ha tanto con i ragazzi di Roma nord, e con tutti quelli che hanno a che fare con il suo arresto improvviso. Sinceramente di Brando non ho notizie, una volta sono andata a trovarlo con Edo, poi è successo tutto quel casino e non l'ho più rivisto.

<<Non fare di tutta l'erba un fascio, non sono tutti come li descrivi tu>> tento di appellarmi al poco buon senso che gli rimane, ma probabilmente non gli rimane proprio nulla, è questo l'effetto collaterale della rabbia: spazza via tutta la razionalità che c'è in te. <<Sì vabbè, difendili pure, tanto starai sempre dalla loro parte>> Non ci credo che mi sta rinfacciando un suo errore! Zoe e Nico si rendono conto che i toni si stanno alzando ma non osano intervenire. Noto che sta accelerando sempre di più e tra meno di un minuto saremo a casa mia, la mia rabbia mi induce a guardarlo in faccia per realizzare se veramente ha detto ciò che ho sentito. Non può dirmi che io sto sempre dalla parte dei miei amici quando è stato lui, tre anni fa a distruggermi scegliendo i suoi amici. Questo davvero non lo può fare.

<<Rimangiati quello che hai detto. Non tirare in ballo questo argomento perché se credi di rigirare le cose a tuo favore, stai sbagliando strada. Non addossarmi i tuoi cazzo di errori, chiaro?>> gli spiego infuriata più che mai. Noto casa mia da lontano e lui si ferma all'improvviso, sconcertato da ciò che ho detto. Il fatto che gli abbia rinfacciato il suo errore probabilmente gli fa male, la verità fa sempre male ma non me ne pento assolutamente perché è stato lui a nominare questa faccenda. <<Vaffanculo, Camila, esci con chi cazzo ti pare!>> mi urla in faccia, allora prendo ed esco dall'auto sbattendo con violenza la portiera, Zoe mi segue a ruota un po' impaurita e meravigliata dal mio gesto. In preda all'ira mi rendo conto che io ed Edoardo non riusciremo mai a riacquistare un rapporto, nemmeno uno di rispetto perché ciò che è successo tre anni fa ci perseguiterà per sempre. Quell'episodio limiterà ogni nostro rapporto perché in fondo noi non abbiamo mai avuto il coraggio di parlarne e quindi è rimasto un capitolo irrisolto, non terminato. Quello che ha detto mi ha ferito e non poco, mi ha ferito soprattutto il fatto che stava cercando di addossarmi una colpa tutta, sua forse per rimorsi che lo accompagnano da allora, ma questo non mi va bene, perché ho sofferto centomila volte più io che lui in quegli anni e tutt'ora e non mi va assolutamente bene il fatto che mi addossi tutte le colpe, perché tutto ciò che è successo non è stato per volere mio, ma suo e delle sue scelte sbagliate ed io non ho nessuna intenzione di addossarmi anche gli sbagli degli altri. Per colpa della rabbia aumento il passo fino a correre verso casa, tant'è che Zoe fatica a mantenere il mio passo e deve correre per raggiungermi.

Non parla, sa che non servirebbe ora, per fortuna mamma è andata a prendere papà a lavoro e Kevin è in giro con Mattia e gli altri, così siamo sole e nessuno mi dovrà chiedere spiegazioni. Apro la porta velocemente e mi butto sul divano. Zoe chiude senza far troppo rumore e mi raggiunge, sedendosi accanto alla mia testa, la sento sospirare amareggiata e inizia ad accarezzarmi i capelli, come faceva sempre dopo i miei attacchi.
<<Sei sempre così forte amica, sai che ti dico? Dimentica tutto quello che ti ho detto su Edoardo, non te ne deve importare più nulla, sarà sempre pronto a riaprire quel capitolo e tu non te lo puoi permettere>> annuisco ripetutamente, forse per comunicarlo a me stesa. Sono arrabbiata con me, perché ho dato il beneficio del dubbio ad un ragazzo che non lo merita, non ha detto niente di diretto in realtà, però mi ha fatto ben intendere la sua idea. È stato lui tre anni fa a scegliere persone che conosceva a malapena, non io. <<Te la senti di uscire con Alex?>> chiede Zoe, spostandomi i capelli dal viso. Certo che voglio uscire con Alex, forse proprio per dimostrare a me stessa e ad Edoardo che non serve fare di tutta l'erba un fascio, io non l'ho fatto con i suoi amici. <<Sì, ci vado>> Lei mi sorride e mi accompagna in stanza, pronta, come sempre, a farmi da assistente personale.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora