In risposta gli regalo il mio più bel dito medio e lui si finge offeso, avvicinandosi sempre di più con la macchina. Fortunatamente mio fratello non è a casa ora, altrimenti la sua auto sarebbe finita nel Tevere, lui compreso all'interno.
<<Non è giusto, a Mattia lo hai dato>> si lamenta sporgendosi dal finestrino.
<<Lui è il mio migliore amico>>
<<Come no. E a lui lo hai detto?>> domanda irritato.
<<Sparisci da qui prima che torni mio fratello e ti faccia fare tutto il Lazio in volo con vista sul Tirreno>> gli dico e mi apro il cancello di casa, lui avanza con l'auto per fare manovra e ne approfitta per dirmi le sue ultime parole.
<<Notte chérie, ma ti stai facendo allungare i capelli?>> chiede. <<Sì, perché?>> senza rispondere, sfreccia con la sua macchina per la strada, lasciandomi con le mie mille domande.Entro in casa in punta di piedi, mamma e papà nel tentativo di aspettarci svegli, si sono messi a dormire davanti la televisione ancora accesa. Sorrido vedendoli così affiatati, mamma ha la testa poggiata sulla spalla di papà e lui la cinge con un braccio sul plaid rosso. Sono cresciuta con quest'idea di amore, sognando che un giorno avrei trovato anche io l'uomo che mi guarda come fossi la cosa più bella che ha, un uomo con cui restare sveglia fino a tardi per guardare un film ma poi essere consapevoli di crollare per il sonno. Eppure, anche avendo Andrea al mio fianco non mi sono mai sentita realizzata, come se quell'uomo lo avessi trovato, ma per quel momento mi sono sempre accontentata. Sul frigo, dove ci sono le calamite per gli avvisi riguardo me e Kevin, scrivo "Camila è tornata a casa sana e salva" così che quando si sveglieranno, se lo faranno, saranno tranquilli.
Salgo le scale e con calma mi strucco, metto il pigiama e applico pigramente la mia night routine, per poi raggiungere finalmente il mio scopo, ovvero mettermi nel mio caldissimo letto e dormire. Ma mille pensieri inondano la mia mente sempre attiva, mi sono lasciata con Andrea, ciò non mi disturba più di tanto, ormai ci avevo fatto l'abitudine a stare senza di lui, non sarà facile riprendere del tutto ma me la caverò, d'altronde lui mi ha anche tradita... No, ciò che mi dà così tanto fastidio è la domanda di Edoardo, così banale e scontata, eppure mi ha lasciata nel dubbio. Quando il sonno inizia ad impossessarsi della mia mente, mi arriva un messaggio.
Numero sconosciuto: "Li portavi corti quando uscivi con me"
Inizialmente non capisco chi può aver mandato questo messaggio, ma poi mi collego alla domanda di Edoardo, penso ad una risposta veloce ma passano minuti ed io in realtà non ho nemmeno il coraggio di tenere il telefono in mano. Sì, sono forte, stronza e fredda ma quando si parla di Edoardo Martin io non riesco a collegare il buon senso al cervello, mi disfa tutto.
Non passano dieci minuti dal tentativo fallito di scrivere un punto interrogativo che il numero mi manda un altro messaggio, neanche il tempo di leggerlo e mi chiama. Mi alzo immediatamente dal letto.
Numero sconosciuto: "Stai bene?"
<<Ehi, amour>> dice, sentire la sua voce per telefono mi destabilizza, amo il suo tono autoritario, arrogante, talvolta leggermente afflitto.Una volta quando parlava riuscivo a captare qualsiasi emozione stesse provando in quel momento, io e lui ci capivamo come nessun altro, quasi come fossimo nati con un legame preciso, raro, che ci permette di conoscerci come due anime uguali. Sapevo quando era triste, infuriato, felice o disperato dal tono con cui mi parlava, ora mi è difficile farlo. Probabilmente è triste, circondato da un ambiente silenzioso che lo fa sentire solo, ciò lo ha spinto a chiamarmi come faceva prima. Mi chiamava per qualsiasi cosa ed io, anche alle due di notte sarei stata disposta a parlare con lui, a sentire tutto ciò che aveva da dirmi, molte volte siamo stati ore ed ore a non parlare, ad ascoltare i nostri silenzi che urlavano ciò che noi non avevamo il coraggio di dire.
Ho paura di dire qualsiasi cosa, il mio tono potrebbe vacillare in preda ai ricordi ed io non voglio che lui mi senta debole.
<<Chi sei?>> domando. D'altronde non ho il suo numero ed Edoardo deve pensare che io non ho più nulla che mi lega a lui.
<<Ah, non componevo il tuo numero da anni ormai... >> accenna. Io resto in silenzio ad ascoltarlo, ora sì, è decisamente triste, nostalgico oserei dire.
<<So che mi odi, ma almeno potevi rispondere un "Sì">> continua.
<<Edo... >> riesco solo a dire. Dopodiché lui stacca la telefonata, lasciandomi con mille paranoie, avrei dovuto rispondergli qualcosa, qualsiasi cosa non fosse il suo nome o il silenzio. Quasi mi pento, quasi avrei voluto parlargli per tutta la notte raccontandogli di tutto ciò che si è perso in tre anni senza me. Questa è la maledetta nostalgia, è il sentimento che più odio perché nonostante il male che ci siamo fatti io vorrei disperatamente andare da lui e abbracciarlo come facevamo prima, a parlare dagli argomenti più stupidi a quelli più profondi, e se mi manca? A volte da morire.
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Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso Cielo
RomanceVi siete mai chiesti che cosa succederebbe se due galassie si scontrassero? Innanzitutto, dovrebbero essere così vicine da risentire del reciproco campo gravitazionale, cominciando, perciò, ad orbitare l'una attorno all'altra. Dopodiché, qualora l'i...