17- I'm Fucked

101 2 0
                                    

Edoardo's pov
Oggi era una delle classiche giornate in cui non mi andava di tornare a casa, proprio per questo ho deciso di andare direttamente alla riunione, per così dire, del mio gruppo. Non mi è mai piaciuto essere comandato a bacchetta, sono sempre stato un tipo disobbediente ma in particolare con le persone che hanno la mia stessa età e mi dicono come mi devo comportare e ciò che devo fare. Infatti la mia situazione da due anni a questa parte non mi piace particolarmente però mi devo accontentare per ora. Lo devo fare perché c'è in ballo qualcosa di troppo grande, non solo per me ma soprattutto per la persona che amo di più al mondo, forse l'unica.

Il posto dove si tiene la riunione è il solito locale a Corviale, ci riuniamo lì quando ci devono dire qualcosa di importante, o meglio, ci deve dire.  Dover obbedire a qualcuno più in alto di me, prima di stare in questa sorta di banda, non mi è mai piaciuto particolarmente, eppure lo devo necessariamente fare. Dopo una corsa parcheggio la mia moto all'ingresso, una volta dentro la prima cosa che sento appena arrivo è l'odore del fumo. A volte quando mi capita di essere nervoso fumo anch'io ma l'odore aspro e forte che c'è in questo posto non si può proprio sopportare, ma fortunatamente tra le mie mille qualità, c'è anche quella della sopportazione e della pazienza.

Vedo Niccolò da lontano e lo saluto con un cenno della mano, lui è un bravo ragazzo e non so proprio che cosa ci faccia con gente come queste, come me. Non ha una situazione familiare molto semplice, è per questo che da un anno cerca la sua indipendenza economica e per trovarla ha deciso di unirsi a noi. La caratteristica che amo di più di lui è la spensieratezza, a questo bastardo non gliene frega un cazzo di niente e di nessuno tranne di apparire bello e simpatico, non più di me ovviamente. Lo invidio un sacco per questo. Nicolò mi capisce quasi come faceva Kevin una volta ma lui a differenza sua non mi abbandonerà mai e non farà mai lo stesso grande errore che ha fatto quel cretino. Se mi pento di quello che sono diventato? A volte sì, però se penso al motivo per cui l'ho fatto mi rassicuro un po', ho perso tante persone per le mie scelte ma probabilmente doveva andare così. Le persone che ti amano ti supportano in qualsiasi momento, nonostante qualsiasi scelta tu prenda che sia buona o terribile, perché chi ama resta, anche durante la guerra. Niccolò mi raggiunge e insieme, controvoglia, andiamo dagli altri che sono tutti già riuniti ma manca il capo, anche conosciuto come Lucas, che arriva subito dopo noi.

<<Oggi dopo un mese che ne parliamo, facciamo qualcosa di più serio, mi aspetto la massima concentrazione e non dovete comportarvi come le solite teste di cazzo, quella di oggi non è una prova, non è un giorno in cui potete permettervi di sbagliare qualcosa, abbiamo organizzato da un bel po' ed è arrivato il giorno>> ci avverte e solo al sentirlo parlare, il sangue nelle vene prende a scorrermi così velocemente che potrei urlare da un momento all'altro per la rabbia, non l'ho mai potuto sopportare. Da un po' di settimane a questa parte stiamo organizzando una piccola rapina in una gioielleria in centro, l'abbiamo tenuta sotto osservazione per un po' e anche se non voglio lo devo fare, tanto non mi importa di niente e di nessuna conseguenza. Anzi, ho un qualcosa in più per il mio piano.

Inizia a ripeterci come si devono svolgere i fatti, ci fornisce dei passamontagna ed io annuisco di tanto in tanto giusto per fargli capire che lo sto ascoltando anche se non ho capito assolutamente un cazzo. Nicolò invece è piuttosto concentrato su quello che sta dicendo, so che non lo dimostrerà mai ma in fondo ha paura di fallire. Quando Lucas finisce di parlare tutti vanno verso il bar a prendersi qualcosa da bere prima di partire per la rapina ed io seguo Niccolò e gli altri ma il capo mi richiama.

<<Ti devo parlare, Martin>> ordina.
<<Dimmi>> gli rispondo in tono più amichevole possibile, una cosa che non è da me. Infatti vorrei semplicemente prenderlo a botte per tutte le volte che psicologicamente lo ha fatto con me.
<<Ti ricordi che la concentrazione in quello che facciamo è fondamentale, sì?>> domanda, quasi a minacciarmi.
<<Sì e quindi?>>
<<Sai di cosa parlo. Mi hanno detto che stai passando del tempo con quella ragazzina di Roma Nord. Penso che tu ricordi cos'è successo con lei l'ultima volta, non è andata a finire bene>> mi incalza.
<<Non c'è niente di cui preoccuparsi. Lei è una questione risolta da due anni>> gli dico e me ne vado.
<<Sarà meglio, Martin>> mi urla dietro.
Sarà perché detesto quando la gente parla di Camila, ma davvero sentire Lucas che parla in quel modo della Bianchi dopo due anni che non la nominava mi ha fatto sbollire il sangue nelle vene. Pensavo che dopo quello che è successo due anni fa non ci sarebbe stato più nessun problema che riguardasse Camila e i miei "amici". Sarà stato sicuramente Francesco a fare la spia che non ha preso bene la piccola discussione con Camila e quindi vuole far ritorcere tutto su di me ma non ha capito con chi ha a che fare, probabilmente in tutto questo tempo mi ha conosciuto davvero poco, soprattutto perché io non voglio farmi conoscere davvero da questa gente tranne che da quelli con cui sono più amico. Non li sopporto e non vedo per quale motivo dovrei instaurare un rapporto con loro, d'altronde tra poco tutto avrà fine forse. Francesco sarà il secondo a pagarla.

<<Sei in ansia?>> mi domanda Niccolò sottovoce una volta che l'ho raggiunto. Io lo guardo malissimo, gli sembro per caso uno che ha ansia?
<<Okay, questo tuo sguardo vale più di mille pugni in faccia>> si autorisponde. Quando Lucas ci fa segno di partire usciamo tutti fuori, ci mettiamo la felpa con il cappuccio nero e subito dopo un passamontagna, così grazie alla velocità della moto e al cappuccio, la gente non fa caso al fatto che indossiamo un passamontagna e che potremmo teoricamente essere ladri. In effetti, non avrebbero poi tutti i torti. A tutta velocità sfrecciamo per le strade di Roma per circa sette minuti fino ad arrivare in centro dove c'è la gioielleria. Da quando faccio parte della banda le mie mansioni non erano così pericolose, fondamentalmente mi occupavo di qualche incontro illegale di moto o macchine, uno spaccio proprio quando era necessario ma mai una cosa del genere, tranne due anni fa, quando ero ubriaco e mi hanno coinvolto, da lì è iniziato tutto. In effetti Nicolò non aveva poi tutti i torti, forse per la prima volta nella mia vita un pochino di paura ce l'ho anch'io.

Ma la paura è una cosa da deboli, di certo non per uno come me. La cosa che mi terrorizza di più dopo aver fatto una cosa del genere è guardarmi allo specchio e vedere che non sono poi così diverso dalla gente che odio e che critico, quello sì che mi distrugge e mi rende debole. Nicolò se non sbaglio era stato coinvolto prima di me in una rapina del genere ma non è andata a finire bene, infatti uno dei nostri è stato preso, da allora ci siamo fermati un po'. Quando scendiamo dalla moto abbassiamo la testa per non farci notare dai passanti, ci facciamo un movimento veloce del capo per capire quando sono tutti pronti, dopodiché entriamo. Il cuore mi batte a mille e non so sinceramente se riuscirò a calmarmi e a fare tutto quello che avevamo premeditato con gli altri, stringo i pugni per concentrarmi sul dolore fisico anziché sul panico mentale che sto provando, non mi perdonerei mai se fallissi, non tanto perché mi spavento della reazione di Lucas, anzi lui è proprio l'ultimo dei miei problemi, ma piuttosto per il piano che sto portando avanti da due anni, il piano per il quale ho messo in discussione tutti i rapporti e tutto quello che avevo prima.

Scaccio tutti i pensieri muovendo la testa velocemente, quasi come potessi farli cadere dal cervello a terra. Una volta entrati mi rendo conto che il gioielliere è una persona anziana, quasi una sessantina d'anni. Ci guarda subito terrorizzato ed io per la seconda volta nella mia vita, cedo guardando negli occhi una persona che mi trasmette tutta la sua paura. Francesco gli punta una pistola contro ed io ricorro tutta la mia forza di volontà e alla mia motivazione per continuare a portare avanti tutto questo.
<<Apri la cassa, muoviti!>> gli urla, il signore è colto alla sprovvista, gli tremano le mani mentre inserisce il codice per poi far spazio ad un altro dei miei che preleva tutti i soldi.
<<Apri 'sto cassetto>> gli ordina ancora Francesco. Questo non era nel piano.

<<Veloce, cazzo! O vuoi una pallottola in testa?!>> gli urla contro. La paura che lo possa sparare davvero è tanta, ma so che non arriverà a questo. Almeno spero, perché altrimenti non me lo potrei mai perdonare, non potrei mai vivere con il peso di aver contribuito a togliere la vita di qualcuno.
Il signore fa' come gli dice e velocemente Nico afferra tre orologi d'oro. Mettiamo tutto nel sacco nero, dopodiché corriamo fuori alle moto. È Francesco il primo ad uscire, mette in moto e parte subito, dopo Nico ed un altro, infine io. Mentre mi lascio indietro la porta per la fretta sbatto contro una persona, mi basta un millisecondo per capire che è lei e un nanosecondo per capire quanto sono fottuto.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora