26. Bianchi Girl

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Stamattina sono stata la prima a svegliarmi, Mattia era quasi totalmente sopra di me, aveva braccia attorno la mia vita e il viso nell'incavo del mio collo, sempre accanto a me, alla mia sinistra c'era Zoe con più spazio vitale rispetto a Mattia. E poi c'era Kevin a ridosso dell'orlo dal letto. Mi sono sorpresa guardando l'orario, fortunatamente oggi è sabato e non siamo dovuti andare a scuola altrimenti ci saremmo beccati tutti e quattro una bella assenza.
Io, che sia per l'impossibilità di muovere un solo arto o perché ero particolarmente stanca della serata, sono stata la penultima ad alzarmi dal letto. Kevin e Mattia, oppure mia madre schiavizzata, hanno preparato i pancake e i biscotti per me e Zoe e sono venuti a svegliarci con la colazione a letto.

<<Cami>> mi richiama mio fratello. Mati e Zoe si fanno da parte per lasciarci parlare ma quando si parla di discussioni private Zoe ha le orecchie di Dumbo, perciò...
<<Non voglio litigare con te, Kev, però devi anche capire una volta per tutte che ho bisogno di farmi una vita mia>> gli spiego con calma. Guarda in basso, segno che c'è qualcosa che non lo convince particolarmente. Gli alzo il viso con un dito sul mento e Kevin mi sorride calmo. Con questo bel faccino mi chiedo come sia possibile che non abbia mai avuto una fidanzata stabile, probabilmente sarei stata un po' gelosa anche perché siamo sempre stati noi quattro e basta, però imparerei ad accettarla se lo fa stare bene, come dovrebbe fare lui con chiunque. Anche se, in effetti, Edoardo non mi fa stare proprio bene. Ma il punto di base è quello.
<<Lo so ma sei mia sorella, ci tengo che tu non ti metti nei guai con quel ragazzo, qualsiasi fratello lo farebbe>>
<<Non un fratello a cui è stato chiesto esplicitamente di non farlo, se ti fidi di me, credimi quando ti dico che tra me ed Edoardo non c'è nulla>> concludo e lui acconsente, più o meno convinto. So già che glielo dovrò dire altre milioni di volte...
Facciamo colazione e vado a cambiarmi.

Purtroppo siamo io e Kevin a dover abbandonare il quartetto oggi perché ogni sabato abbiamo l'allenamento mattutino di calcio a scuola, dalle dodici alle due. Siccome all'inizio dell'anno nessuno andava fiero di questa regola abbiamo tentato di smuovere il coach e il preside, perciò hanno optato per farci allenare un sabato sì e l'altro no di ogni settimana, per cui oggi mi tocca andare e rinunciare al mio sabato di serie tv e gossip con Zoe. E poi che razza di sabato è se devo vedere la faccia di Martin nell'unico giorno in cui avevo la possibilità di non vederlo?
Mattia verrà con me e Kev perché non ha nulla di meglio da fare, Zoe starà a casa mia come ogni sabato. Prima di uscire mamma mi prende in disparte in cucina. <<Non dimenticare l'incontro con lo psicoterapeuta oggi>> ci mancava solo questa, sospiro seccata, non ho nessuna voglia di parlare dei miei problemi a qualcuno ultimamente. <<Non voglio andarci>> tento di smuoverla ma so che è un impegno fisso e non posso disdirlo. <<Dai Cami, è un appuntamento mensile, che ti costa? Ti porto io se ti va>> chiede felice.

Io e mamma abbiamo un bellissimo rapporto, però nell'ultimo periodo non stiamo passando molto tempo insieme e mi piacerebbe ritornare ai vecchi tempi.
<<È vicino scuola, posso andare a piedi e poi mi vieni a prendere>> lei annuisce contenta ed esco, Mati e Kev mi aspettano in macchina.
<<Hai messo di nuovo i pantaloncini?>> domanda Kevin partendo. Ci risiamo.
<<Certo, non mi posso allenare con trenta gradi e i pantaloni della tuta>> gli faccio notare e Mati mi appoggia. <<Se non ti va bene Kev, può sempre mettere la gonna>> scherza Mattia. Kevin non si volta lentamente verso Mattia e lo guarda come a volerlo fulminare, quest'ultimo invece si gira verso di me e mi fa l'occhiolino. Per fortuna c'è Mattia così sdrammatizziamo un po'. Neanche il tempo di mettere una nuova canzone alla radio che arriviamo di fronte a scuola, ad aspettarci fuori non c'è nessuno, probabilmente sono tutti già all'interno dalla palestra e noi forse siamo in leggero ritardo. Fortuna che mi sono cambiata a casa.

Scendiamo dall'auto e metto le braccia attorno al collo dei miei due uomini, purtroppo o per fortuna sono più alti di me per cui, facendo tanta forza sulle braccia mi alzo da terra e quindi sono loro a portarmi. È l'unico vantaggio di essere più bassa delle altre persone, poter aggrapparsi agli altri. Camminiamo così fino all'entrata della palestra e tutti i presenti ci guardano arrivare in questo modo, per fortuna non mi interessa dell'opinione altrui.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora