50. I'll Take You To A Place

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Cami's pov
Suona la campanella dell'intervallo, è ora di tornare in classe. Sono riuscita a mangiare tutti i pancakes grazie alla compagnia di Gaia, mi ha raccontato qualche aneddoto divertente che le è capitato recentemente e mi ha distratto, perciò tra risate e attenzione alle sue parole ce l'ho fatta.

<<Senti un po', mi vuoi raccontare cosa ti hanno fatto quelle persone?>> mi chiede con un po' di timore nel tono. Eppure dal suo aspetto non sembra una che abbia paura della reazione delle persone. Non so perché, c'è qualcosa in lei che mi ispira fiducia anche se la conosco praticamente da dieci minuti. <<Diciamo che avevano una versione distorta di me. Pensavano fossi debole per via di alcune cose che ho passato, probabilmente tentavano solo di proteggermi ma così facendo non si sono rese conto che stavano invadendo il mio spazio. Hanno fatto una cosa terribile ad un mio...amico per conto mio, per difendermi perché sapevano che mi aveva fatto del male, ma io non ne avevo bisogno ed ora non ho più nessuno accanto>> le racconto in breve, senza scendere nei dettagli. Lei mi ascolta pazientemente facendo qualche smorfia ogni tanto che mi fa ridere. Dopo che ho finito di dirle, Gaia indugia un po' e risponde. <<Beh, Camila Bianchi, ti hanno fatto questo? Bene. Ora tocca a te fargli vedere che non puoi essere controllata da nessuno, mostragli che non sei una ragazzina innocente e innocua che si fa mettere i piedi in testa>> spiega e fa un occhiolino alla fine. <<Lo farò>> rispondo. <<E quest'amico ti piace molto, no?>> ammicca lei ed io arrossisco come un'idiota. Perché divento così suscettibile quando si parla di lui? <<No, macché, è una storia vecchia>> tento di nascondere il mio stomaco che si contorce. Purtroppo è così che il mio corpo si comporta quando mento. <<Raccontala a qualcun altro questa barzelletta, comunque, stasera c'è una festa e nessuno dei miei amici vuole venirci, ti va di venirci con me? Ti prometto che non incontreremo nessun amico tuo>> propone con gli occhi colmi di speranza. La conosco solo da una decina di minuti e già mi chiede di uscire, vai alla grande, Cami. <<Sarà meglio>> rido.

Ed è così che sono finita a questa festa, dove, il destino ha voluto che incontrassi Martin in procinto di farsi una ragazza. Certo, avevo appena bevuto uno shot di tequila, ma sono sicura che il bruciore allo stomaco, fosse causato dalla vista di quella tipa su Edoardo. Mi sono sentita immobilizzata, come se non potessi controllare i miei movimenti, eppure volevo scappare via. Poi lui mi ha beccata, e allora l'istinto di salvare la mia dignità è stato più forte della delusione. Ho ballato vicino ad un tizio che ha provato a toccarmi ed è allora, che Edoardo Martin ha fatto il principe azzurro geloso della situazione ed io, infastidita, sono uscita fuori, ci siamo provocati un po' e sono rientrata. Ed ora sto cercando di convincere Gaia ad andarcene da questa festa.

Mi sono divertita come non facevo da un po' ma la presenza di Martin mi urta. Anzi, la verità è che se so che lui è qui, non sto tranquilla un secondo, non riesco a distrarmi, ogni cinque secondi mi giro a cercarlo e sono nervosa perché vorrei rilassarmi ma lui è più forte di me. Anche se avessi bevuto un'intera confezione di birre non riuscirei a dimenticarmi della sua presenza. Inoltre, la festa sta per finire, la gente comincia a tornare a casa ed io non voglio certo rimanere qui. Avevo già avvisato mamma che sarei tornata molto tardi e lei mi aveva risposto che le andava bene, a patto che l'indomani avremmo parlato di quello che è successo negli ultimi giorni. <<Okay, torniamo a casa. Ho conosciuto qualcuno che mi è sembrato affidabile, potremmo tornare con loro>> consiglia mentre cerca di rimanere cosciente e non addormentarsi improvvisamente. <<Avrei qualcosa da ridire sui tuoi modi di conoscere la gente, che ne sai che puoi fidarti?>> le domando e lei ridacchia. <<Li ho visti qualche volta con i miei amici e i miei amici sono persone affidabili e per la proprietà transitiva...>> inizia a dire ma poi scoppiamo a ridere entrambe. Sono troppo contenta di averla conosciuta, ha portato un po' d'aria nuova nella mia vita. Accetto di tornare con i suoi amici e usciamo dalla casa. Ed è in questo  momento che trovo Edoardo Martin poggiato con la schiena contro il muro esterno della casa, ha le braccia conserte e l'espressione spazientita. Ma che ci fa qui fuori? <<Finalmente, pensavo ti avrei aspettato per giorni qui fuori>> commenta guardandomi dall'alto in basso rapidamente, segno che fa fatica a concentrarsi su un punto fisso del mio volto o corpo. Sei proprio in trappola, Edo.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora