38. A Striker's Reflexes Never Lie

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L'ho sempre detto che la mia vita è come una stanza, per chi vuole entrare la porta è sempre aperta, Se qualcuno vuole uscire basta soltanto che la chiuda e non si volti indietro. Chiudo per un attimo gli occhi e metto insieme tutte le scene di questa sera: Riccardo e Marco che per la prima volta da quando li conosco non vogliono che io mi avvicini a loro, Mattia che mi guarda con nonchalance come se non stesse succedendo nulla, come sta la mia vita non si stesse frammentando, Kevin che è al comando di tutti e mi sta facendo sentire inutile e scartata, Zoe che balla avvinghiata alla nostra nemica, senza curarsi dalla mia vita che sta iniziando un lungo e difficile declino.

Li riapro immediatamente per il fastidio e la furia che tutto ciò mi sta provocando e davanti a me vedo Edoardo e Nico che camminano nella mia direzione, inizialmente penso che stiano venendo per me, ma poi mi ricordo che sto occupando l'ingresso dell'appartamento e magari vogliono soltanto partecipare a questa festa. Per un secondo guardo Edoardo, un secondo che sembra quasi infinito, scruto la sua faccia attentamente e vedo che hai il naso e le labbra arrossate, con alcune cicatrici sul viso. Mi preoccupo subito ed inizio a chiedermi che cosa gli possa essere successo ma poi mi ricordo che io non faccio più parte della sua vita così come lui della mia, perché mai dovrebbe darmi delle spiegazioni? Abbasso la testa e guardo a terra, da una parte spero che lui Nico si avvicinino a me e mi parlino, anche per dirmi cose inutili e senza senso. Ho così tanto bisogno che qualcuno mi consideri. Dall'altra però non ho più speranze e voglia di aspettare il gesto di qualcuno nei miei confronti.

Entrambi si fermano davanti a me, sono colta da un'ondata di eccitazione perché forse mi vogliono davvero parlare. Ma dove sono arrivata? A gioire perché qualcuno pensa di rivolgermi la parola? Sono davvero decaduta. Ritorno alla realtà, sicuramente vogliono soltanto entrare e mi sposto di lato per permettergli di passare. <<Sei più bella quando sorridi, Bianchi girl>> mi scherza Nico, utilizzando il nomignolo del coach. Cerco di nascondere un sorriso, ma dentro, una piccola me sta saltellando sullo stomaco per la felicità. <<Nico, vai a farti un giro da qualche parte>> propone Edoardo, facendogli un occhiolino e un cenno della testa che si rivolge verso la casa di Flaminia.
<<Sicuro, bello? Sei leggermente ubriaco, non vorrei che senza me iniziassi a fare cazzate>> gli fa notare Niccolò. <<Ti sembro uno che ha bisogno di una badante? O una guardia del corpo? Mica sono un cane al guinzaglio>> protesta, si nota che è ubriaco, altrimenti si sarebbe limitato a guardarlo male. <<Per un momento, Edo, ho sperato facessi il verso del cane>> lo scherza l'amico e inizia a ridere, anch'io rido, per la prima volta in due o più giorni. Improvvisamente Edoardo inizia davvero ad imitare un cane e Nico si accascia accanto a me dalle risate, vedo Edo che ridacchia a crepapelle, così come me, che mi sto praticamente sbellicando. Tra tutte le cose che mi hanno fatta ridere in vita mia, Edoardo che imita il verso di un cane, si trova in cima alla lista. Non si direbbe, guardandolo dall'esterno, che un cattivo ragazzo appartenente ad una gang, come lui, potesse arrivare ad un livello d'ironia del genere.

Niccolò non riesce a smettere di ridere e poggia il viso sulle mie cosce, io continuo a ridere mentre Edoardo ritorna serio, il suo migliore amico si ricompone. Si rialza e, pensando che stiano per andare alla festa, mi sento di dargli un consiglio. <<Vi conviene rinunciare, sono in vena di fare casini lassù>>
<<Io sono nato per fare casino>> risponde Nico.
<<È il suo secondo nome>> lo appoggia Edo annuendo ripetutamente. Certo che sono proprio una coppia grandiosa, 'sti due. Nico entra in casa ed Edo rimane di fronte a me. <<Tu non vai a fare casino?>> domando con un velo di speranza. Una parte di me spera davvero che lui rimanga, anche solo per stare in silenzio. Ho un disperato bisogno che qualcuno scelga di stare con me, così che io mi senta meno sola. Da un altro lato vorrei che non mi vedesse in queste condizioni: come un’anima in pena e debole, o leggo ancora, non vorrei che provasse pena per me. <<La mia vita è piena di casini, uno in più o uno in meno non mi cambia. Anche tu sei un casino, se proprio lo vuoi sapere>> confessa ed io stranamente non penso più a niente, non penso al caos che si è creato nella mia vita e a tutte le liti che ho dovuto affrontare in meno di ventiquattr'ore. Vorrei urlargli che ha ragione, che in effetti sono un casino ma che la mia intera vita lo è, però in fondo non è così male a volte.

<<Sarei un casino? E da quando?>>
<<Da sempre, e pure bello grosso aggiungerei>>
<<E perché non scegli l'altro casino?>> chiedo riferendomi alla festa e al dissidio che avrebbe potuto trovare.
<<Perché il tuo mi piace di più>> ricorro a tutto il mio autocontrollo per non sorridere come un'ebete dopo questa sua affermazione. Non dovrei minimamente emozionarmi per quello che ha detto, perché è anche un po' colpa sua se si sono creati tutti questi danni nella mia vita ultimamente, per non parlare del fatto che teoricamente è stato lui a picchiare il mio ex fidanzato, ed è sempre lui che si è presentato sabato a casa mia e poi non si è fatto sentire per giorni senza motivo, eppure è più forte di me. Avrei davvero voglia di fargli tantissime domande ma resto ad ascoltarlo, non ho voglia che se ne vada proprio ora. Inizia a fare avanti e indietro davanti a me, noto che è in chiaro contrasto con sé stesso, come se ci fossero due parti di sé che lottano per prendere una decisione. Probabilmente se ne vorrebbe andare, sta cercando una scusa per levarsi. <<Se vuoi andare, puoi farlo>> gli facilito il tutto, tanto non è la prima persona che lo fa oggi.

<<Perché lo pensi? Santo cielo, chérie, non farmi dannare pure tu>> si lamenta. Ma dai! Stiamo passando davvero dalla dolcezza alla rabbia? Oggi ne ho davvero passate di tutti i colori. <<Che c'è, vuoi farmi pesare la mia esistenza anche tu?>> gli chiedo esausta. <<Perché mai dovrei farlo?>> domanda irritato mentre gesticola. I suoi occhi verdeacqua luccicano e per poco non mi perdo a guardarli. <<Oggi è il giorno anti-Cami, non lo sapevi?>> lo informo. Forse non dovrei prendermela con lui quando non mi ha fatto nulla, anzi è stato l'unico con Nico che mi ha regalato una risata oggi. Sono proprio una ragazza distruttiva, prendo tutto ciò che mi resta di bello nella mia vita e lo frantumo col mio caratteraccio. Prima che lo mi potesse rispondere, notiamo un ragazzo che si sbraccia nella nostra direzione. Io non lo conosco minimamente, perciò penso si stia riferendo ad Edo. <<Che rompipalle, torno subito>> si toglie la felpa e la lascia accanto a me e poi raggiunge il ragazzo vicino al vialetto. Mi soffermo un attimo sulla sua felpa e noto che c'è qualcosa di bianco e metallico che spunta dalla tasca. Facendo attenzione che lui non mi noti, prendo l'oggetto e mi rendo conto che il cellulare mio e di Zoe. Oh Dio! L'ho trovato! Finalmente non potrà più ricattarmi. Nel casino di oggi ho avuto almeno una gioia, ora ho di nuovo il coltello dalla parte del manico. Alzo lo sguardo e noto che sta tornando da me, perciò metto velocemente il telefono nella mia borsetta. I riflessi di un'attaccante non mentono mai.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora