Eravamo tutti tranquilli, chi nel cortile, chi nelle aule e nei corridoi, in una moderna scuola di Roma nord, quando in altoparlante è stato trasmesso il messaggio che ci ha cambiato routine.
<<Cari alunni, è il preside che vi parla e stamattina sono in compagnia della nostra sindaca per annunciarvi quella che a noi sembra una bellissima opportunità. C'è una scuola a Roma nella parte meridionale, ma a voi questo non importa fondamentalmente, che versando già in non ottime condizioni, chiude i battenti. Di comune accordo con i consigli, abbiamo deciso che gli studenti saranno divisi nelle scuole dei plessi di Roma nord, così facendo troveremo un punto d'inizio per unire due parti di una bellissima città che dovrebbe essere unita. Voi siete obbligati ad accoglierli nel miglior modo possibile. Per questo motivo non voglio sentire lamentele, sarà costituito un comitato di benvenuto da parte dei rappresentanti d'istituto ma chi vorrà partecipare, è ben accetto nel mio ufficio sin da ora. Grazie>>
Parole circondate da un gran silenzio, nessuno comunicava, c'erano solo sguardi di shock tra gli studenti. Parole che tiravano fuori i più vecchi dissapori, gli scheletri negli armadi di tutti noi, d'altronde chi non aveva avuto uno scontro con i coetanei della Roma Sud? Eravamo tutti traumatizzati da quelle parole, beh tranne qualcuno ovviamente, ma noi quattro, noi eravamo tra la vita e la morte. Io, mio fratello gemello, la mia migliore amica e suo fratello.
Quando il preside finì, gli studenti diedero il via ad un boato di massa, urla di disapprovazione, c'era anche chi era andato davanti la porta del presiede a controbattere, non c'era nulla da fare. <<Stiamo scherzando, vero?!>>
<<Non se ne parla che quelli mettano piede nella nostra scuola!>>I miei amici si erano dati alla rivolta ma noi avevamo sempre le stesse facce. Quel giorno nessuno si presentò per il comitato d'accoglienza, nemmeno i rappresentanti. Chi voleva farlo, veniva spaventato dagli altri compagni. I rappresentanti stessi avevano organizzato una sommossa studentesca, che ovviamente non funzionò. <<Tutto bene?>> mi chiese mio fratello mentre tornavamo a casa.
<<Assolutamente no. Sai quanto me chi frequenta una di quelle scuole, non andrà mai bene se dovrò vederlo ogni mattina, lui e i suoi amici>> mi lamentai con la persona più cara che avevo.
<<Per me è lo stesso... >> mi abbracciò, raro ma vero. Zoe venne convocata dal preside ed io presa dalla confusione, rabbia e disperazione corsi fuori in fretta. Non riuscivo a credere che lo avrei rivisto e lo avrei avuto ogni giorno ad un fiato dal collo.
<<Avevo sottovalutato la tua velocità sovrannaturale, Camila Bolt.>> tentò di farmi ridere il mio migliore amico.
<<Non dargli l'importanza di vederti crollare per lui. Edoardo non sarà mai degno della tua sofferenza>> mi abbracciò e da lì iniziai a calmarmi, in fondo quel cretino non avrebbe potuto scalfirmi se avessi avuto con me i miei migliori amici.Il preside non accolse bene quella nostra ribellione per cui, il giorno dopo nominò lui stesso alcuni dei migliori studenti, a livello scolastico e partecipativo. Ovviamente chi capitò? Io in quanto studentessa con un'alta media e partecipativa a livello sportivo, Zoe in quanto rappresentante d'istituto, Kevin mio fratello grazie alla sua squadra di calcio, Mattia, fratello della mia migliore amica e migliore amico mio e di mio fratello, in quanto non ne ho idea ma sembrava brutto scegliere noi tre senza l'immancabile Mati. Molti altri a parte noi, si erano rifiutati categoricamente con tanto di nota disciplinare. Alcuni, pur volendo partecipare all'accoglienza venivano persuasi, o minacciati, dai propri compagni perciò si ritirarono. Altri ancora, invece erano indifferenti alla cosa e se ne stavano sulle loro. E così iniziò il mio inferno.
Il preside non ci raccomandò altro che accogliere i ragazzi con tutta la calma e il rispetto possibile, poiché la sindaca e tutta la società ci riteneva molto più facili da controllare. Ma sinceramente io non avevo mai notato alcuna differenza tra noi e le persone di Roma Sud.Punto uno. Accogliere i ragazzi senza nessuna obiezione. Non provocarli e non deriderli, non provare in nessun modo a scatenare loro reazioni.
Punto due. Dividersi nei gruppi già prestabiliti dal preside e mostrare la scuola agli studenti in tutta calma senza farsi prendere da loro ipotetiche ed eventuali frasi provocatorie.Oggi è il non tanto atteso giorno in cui i ragazzi di Roma Sud arrivano nella mia scuola.
Ho passato la notte preparandomi psicologicamente all'idea che avrei incontrato dopo circa cinque mesi la rovina della mia vita. Non è solo il cattivo ragazzo più arrogante di Roma Sud, è il più stronzo in generale nel mondo. È da un po' che non vedo la sua faccia, i suoi occhi verdi e i capelli mori ma non mi è mancato per niente...
Sto parlando di Edoardo Martin, anche quando non lo vedo mi tormenta e se non fosse per la sua famiglia nemmeno lo conoscerei.
I nostri genitori hanno frequentato le stesse scuole e sono amici da un sacco di tempo, di conseguenza siamo cresciuti insieme.
La storia che ci accomuna è lunghissima e non so perché, mi viene voglia di ricordarla.
I miei genitori, quelli della mia migliore amica e i genitori di Edoardo, si sono conosciuti tutti in una scuola superiore, erano nella stessa classe e contrariamente a quanto si pensi, hanno continuato la loro amicizia e tutt'ora si vogliono bene, non posso dire lo stesso per mio padre perché non lo vedo praticamente da sempre. I genitori della mia migliore amica e anche di Edoardo sono sempre stati vicino a mia madre ed hanno fatto sì che a lei non fosse mancato nulla.
Di conseguenza noi figli siamo cresciuti insieme, ci siamo voluti un gran bene nonostante noi quattro abitassimo a Nord e lui a Sud, poi, iniziate le scuole medie i primi litigi si sono fatti sentire ma ancora non ci eravamo divisi del tutto. La rottura totale è datata due anni fa, più si cresce e più si diventa differenti l'un l'altro, Kevin ed io abbiamo lottato per non perderlo, perché mio fratello ci teneva troppo a lui, poi per qualche motivo che non ancora non mi è chiaro la nostra amicizia è finita in modo brusco e violento, non scorderò mai quella sera. È da lì che parte il mio odio verso lui, mi ha distrutta.
Io ed Edoardo andavamo molto d'accordo, ci accomunava più di tutto, la passione per il calcio, non è stato facile rinunciare alla nostra amicizia. I nostri genitori sono a conoscenza della nostra esperienza ma non si sono mai schierati da nessuna parte. Loro continuano a volersi bene, ma soprattutto, continuano a fare delle cene mensili con tutti noi per tentare di farci fare pace, Edoardo non viene quasi mai e se viene se ne sta per conto suo e in privato ci provoca.
Doverlo rivedere oggi dopo un bel po' di tempo mi mette ansia e per di più, devo pure mostrarmi felice di accoglierlo...Mi cambio e indosso un jeans attillato e un po' strappato sulle ginocchia, una maglietta, stile canotta aderente, corta nera e le Jordan bianche e nere. Mi trucco un po' come ogni mattina e sistemo i capelli neri in boccoli mossi. Guardandomi allo specchio passo un po' di minuti e analizzo la mia figura, ci sono voluti anni per renderla com'è ora: slanciata, in forma, i fianchi pronunciati abbastanza, né troppo né poco. Il viso ovale, gli occhi grandi a cui l'eyeliner dà una forma quasi a mandorla, gli zigomi alti e le labbra carnose. Se penso a quanto ho dovuto lottare per essere così, divento sempre più fiera di me. Ognuno deve imparare ad amarsi, apprezzare difetti e pregi di sé. Io mi consideravo un difetto, ho sofferto e la mia vita era arrivata ad un culmine, poi ho guardato il mondo per com'era davvero: un'occasione per amare me stessa e gli altri, senza giudizi. E' fondamentale amare il proprio corpo, è l'unico posto in cui dobbiamo abitare per sempre e diventa difficile viverci se non ci sentiamo a nostro agio.
<<Cami, tesoro, tuo fratello è già pronto, sbrigati!>>
Scendo correndo per le scale e infilo il giubbotto di pelle ammirando la bellezza di mio fratello, è moro con gli occhi uguali ai miei e la nostra somiglianza è abissale, beh d'altronde siamo gemelli.
<<Wow sorellina, sei proprio pronta ad affrontare Edoardo, dai andiamo che quei due ci aspettano>> mi deride. Saluto mamma ed entro nella macchinetta di mio fratello, a tutta velocità sfrecciamo per le vie di Roma verso la casa di Zoe e Mattia che, come ogni mattina, ci aspettano per andare a scuola insieme.Chiedo a Kevin di fermarci per poter prendere quattro cornetti perché se proprio devo fingermi felice di vedere Edoardo lo voglio fare con un cornetto strapieno di cioccolato nella pancia.
<<Ti vedo calma, non sarà quella prima della tempesta, giusto?>> chiede quando siamo quasi arrivati.
<<Se qualcuno mi provocherà, certo. Sta a loro, anzi, a lui>> rispondo alludendo ad Edoardo, chissà come avrà reagito quando lo ha saputo.
<<È sicuro che ci provocheranno, sai, Alex era talmente arrabbiato con il preside che minacciava di irrompere durante la nostra accoglienza ma gliel'ho vietato perché ci sei tu e non voglio che ci vai di sotto. Senti, Cami, voglio che tu stia lontano da lui il più possibile>>
<<Non ho intenzione di avvicinarmi a lui più del dovuto>> affermo sicura.
A causa ciò che Edoardo mi ha fatto sono cambiata in meglio, ho dato una svolta alla mia vita e al mio carattere, se sono la ragazza rispettabile di oggi è solo grazie alle sofferenze che mi ha provocato. Tutti erano così preoccupati per me, amici e parenti, ma io sono rinata da allora, anche grazie a loro e al mio fidanzato.
STAI LEGGENDO
Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso Cielo
Любовные романыVi siete mai chiesti che cosa succederebbe se due galassie si scontrassero? Innanzitutto, dovrebbero essere così vicine da risentire del reciproco campo gravitazionale, cominciando, perciò, ad orbitare l'una attorno all'altra. Dopodiché, qualora l'i...