Capitolo 18

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Selene

ADDIO PER SEMPRE

Il tragitto verso la mia stanza fu più lungo del previsto, la Sala Comune era vuota e silenziosa -in netto contrasto con la mia mente. Ero arrivata ad una conclusione: sarei andata da mia madre.
Ne avevo abbastanza di Draco, di Blaise, di Pansy e di Hogwarts.
Volevo tornare a casa.
Quando aprii la porta della mia camera mi precipitai verso l'armadio, tirando fuori il mio bagaglio in cuoio, con le mie iniziali di lato e con lo stemma di Hogwarts sul davanti. Presi alcuni vestiti e li infilai velocemente nel grande baule.
Mia madre avrebbe capito, pensai. Le avrei detto che volevo passare del tempo con lei. Era vero, in parte. Non la vedevo da settembre, non che ci avessi fatto molto caso, visti e considerati gli avvenimenti delle ultime settimane.
«Che stai facendo?» La voce di Draco mi fece sussultare e mi voltai a guardarlo. Era sulla soglia della porta, aveva gli occhi iniettati di sangue... aveva pianto. Non riuscivo ad immaginare Draco mentre piangeva. Mi costrinsi a non guardarlo per più di cinque secondi, niente contatto visivo, non in quel momento.
Mi diressi verso la scrivania e presi i miei romanzi preferiti. «Vado da mia madre.» Dissi, mentre sistemavo i libri nel baule.
«Come?» Draco fece un passo avanti.
«Vado da mia madre per le vacanze.» Chiusi il bagaglio e presi dei vestiti puliti da mettere. Mi tolsi i pantaloni del pigiama, non mi importava se Draco fosse lì a guardarmi, conosceva già il mio corpo e comunque, sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto.
Infilai dei leggins neri mentre Draco si sedeva sul mio letto.
«Avevi detto che saresti rimasta...» Parlò a bassa voce.

«Si, lo avevo detto. Ma non c'è niente che mi trattenga qui, e poi voglio tornare a casa.» Sfilai la felpa, sporca di lui, sporca di noi, e la buttai sul letto. Credevo che Draco avrebbe guardato il mio corpo ma quando gli lanciai un'occhiata lo vidi perso nei suoi pensieri, aveva lo sguardo basso e si rigirava gli anelli fra le mani, lo faceva sempre, quando era ansioso o preoccupato. Era preoccupato?
Presi una felpa pulita con lo stemma della casa e la indossai velocemente.
«Quando torni?» Chiese lui, dopo minuti di silenzio.
Scrollai le spalle e infilai le scarpe ai piedi.
«Non puoi andare via.» Si alzò dal letto e mi prese per il braccio. Guardai la sua mano salda attorno al mio braccio, lo stringeva come se servisse solo questo per non farmi andare via, poi i nostri occhi si incrociarono.
«Posso e lo farò.» Dissi, a denti stretti.
Mi aveva ferita e non l'avrei perdonato.
«Mi avevi promesso che saresti rimasta con me per sempre, te lo ricordi?» Il suo timbro era delineato da una profonda angoscia.
«Ho bisogno di tempo.» Cercai di divincolarmi dalla sua presa ma non ci riuscii. Mi strinse ancora più forte il braccio, fino ad avere le nocche bianche.
«Cazzate... tu mi stai lasciando. Vuoi mandare tutto a puttane solo per uno sbaglio.» Biascicò. Risi ironicamente, liberandomi dalla sua presa.
«Uno sbaglio? Soltanto uno?» Risi ancora. «Credi che io sia pazza, per caso? Tu hai sbagliato più di una volta, Draco... e non smetterai mai di farlo. E io sono stanca di amare una persona che mi tiene distante, che non mi parla dei suoi problemi e che mi ha usata solo per fare un dispetto... a chi? Alla tua ragazza? Alla tua ex, magari?» Feci una breve pausa, non so se l'avessi concessa più a me o al ragazzo che avevo davanti. «Non so cosa mi aspettassi davvero da te... solo... non questo.» Mormorai, avvilita. «Devo andarmene da qui, Draco. Mi hai fatto del male, ma nonostante ciò ti auguro tutto il bene di questo mondo: ti auguro di superare ogni tua paura e di amare una persona che ti faccia stare bene con te stesso. Ma io devo... io devo andare via. Mi sembra di... di soffocare qui. Ho bisogno solo di respirare un po'.»
Fece una smorfia, come dolorante, e si strattonò i capelli. «Ma perché devi essere così complicata? Sei tu... sei tu la persona che amo e che mi fa stare bene.» Disse, con le lacrime agli occhi.
Mi dispiaceva vederlo così piccolo e indifeso, ma era tutta colpa sua... doveva ritenersi responsabile del mio e del suo dolore, sempre se stesse male sul serio.
«Io non ti credo!» Alzai la voce. I suoi occhi persero quella luce delicata e pura e la sua bocca divenne una linea sottile.
«Io non ti credo, Draco.» Dissi, ancora una volta.
Come potevo credergli? Mi aveva usata, letteralmente. Quanto aveva intenzione di divertirsi ancora? Me lo avrebbe detto prima o poi o avrebbe continuato fino alla fine dell'anno scolastico?
Draco annuì lentamente, come rassegnato e si diresse verso la porta. Si girò a guardarmi un'ultima volta, prima di uscire per sempre dalla mia vita.

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Draco

Raggiunsi la porta della mia stanza in fretta, dovevo parlarle, dovevo dirle che la amavo e che avrei fatto di tutto purché lei rimanesse con me. Mi sentivo disperato e nauseato. Nauseato da me stesso, perché non riuscivo mai a dirle quello che pensavo. Lo facevo a tratti, come se una gru mi tirasse le parole dalla bocca. La porta della sua stanza era aperta, lei era di spalle e stava preparando la valigia. La vidi china, mentre infilava i suoi vestiti nel grande bagaglio. Il mio cuore si schiantò sul pavimento, rompendosi di nuovo.
«Che stai facendo?» Dissi.
Lei sussultò e si voltò a guardarmi. Poi andò verso la scrivania, raccogliendo i suoi romanzi preferiti e sistemando anch'essi nel baule in cuoio.
«Vado da mia madre.» La sua voce era aspra e triste.
Aggrottai la fronte. «Come?» Feci un passo avanti.
«Vado da mia madre per le vacanze.» Era come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno, o peggio, mi avesse ucciso. Chiuse il bagaglio e prese dei vestiti puliti dall'armadio. La vidi svestirsi e mi stupii quando mi sedetti sul suo letto, senza pensare al suo corpo nudo sul mio. Il vecchio Draco l'avrebbe guardata -l'avrebbe fatto eccome- e forse avrebbe anche commentato con qualcosa di sconcio, nonostante la situazione. Ma non mi importava. Non mi importava del suo corpo, né delle sue curve, né del sesso. Io volevo lei, lei come persona, lei come figura costante. Volevo che rimanesse al mio fianco per sempre.
«Avevi detto che saresti rimasta...» Mormorai, come se parlassi tre me e me.
«Si, lo avevo detto. Ma non c'è niente che mi trattenga qui, e poi voglio tornare a casa.»
Io non ero un buon motivo per restare?
E poi, che significava "voglio tornare a casa"? La sua casa ero io. Volevo che si sentisse protetta con me, non all'interno di quattro mura domestiche. «Quando torni?» Le chiesi, dopo minuti di silenzio.
Scrollò le spalle e la guardai mentre si infilava le scarpe ai piedi.
«Non puoi andare via.» Mi alzai dal letto, afferrandola per il braccio.
Guardò la mia mano salda, poi i nostri occhi si incrociarono.
Ti prego rimani con me, non andare via, non lasciarmi anche tu.
Se mi lasci muoio.
«Posso e lo farò.» Disse, digrignando i denti.
«Mi avevi promesso che saresti rimasta con me per sempre, te lo ricordi?» Azzardai. Perché voleva andarsene? Il suo bisogno di stare lontana da me era più grande e forte del suo amore? Del nostro amore?
«Ho bisogno di tempo.» Cercò di divincolarsi dalla mia presa ma non ci riuscì. Strinsi più forte il suo braccio, fino ad avere le nocche bianche. Non volevo farle male, non avrei mai alzato un dito su di lei, ma non poteva andarsene.
«Cazzate...» Biascicai. «Tu mi stai lasciando. Vuoi mandare tutto a puttane solo per uno sbaglio.»
Rise ironicamente, liberandosi dalla mia presa. «Uno sbaglio? Soltanto uno?» Rise ancora, era una bomba ad orologeria. «Credi che io sia pazza, per caso? Tu hai sbagliato più di una volta, Draco... e non smetterai mai di farlo. E io sono stanca di amare una persona che mi tiene distante, che non mi parla dei suoi problemi e che mi ha usata solo per fare un dispetto... a chi? Alla tua ragazza? Alla tua ex, magari?» Fece una pausa, per far prendere fiato a me, più che a sé stessa. «Non so cosa mi aspettassi davvero da te... solo... non questo.» Mormorò. «Devo andarmene da qui, Draco. Mi hai fatto del male, ma nonostante ciò ti auguro tutto il bene di questo mondo: ti auguro di superare ogni tua paura e di amare una persona che ti faccia stare bene con te stesso. Ma io devo... io devo andare via. Mi sembra di... di soffocare qui. Ho bisogno solo di respirare un po'.»
Feci una smorfia di dolore, come se mi avesse appena pugnalato, e mi strattonai i capelli. Io ero così? Facevo così schifo? Le facevo così tanto ribrezzo che preferiva lasciare Hogwarts - e lei amava Hogwarts- per le vacanze piuttosto che condividere solo pochi luoghi con me? Non le avrei chiesto di starmi appiccicata, né di perdonarmi -l'avevo già fatto fin troppe volte e non avevo ancora terminato- ma non poteva andare via. Come avrei saputo se lei stesse bene? E se le fosse successo qualcosa mentre era via e io non avrei fatto in tempo per proteggerla? «Ma perché devi essere così complicata? Sei tu... sei tu la persona che amo e che mi fa stare bene.» La vista mi si annebbiò.
No, non devo piangere.
Non adesso, non davanti a lei.
«Io non ti credo!» Alzò la voce.
Come poteva non credermi?
Fece una pausa e un respiro lungo e profondo. Vidi il suo cuore cadere a terra e sbriciolarsi in mille pezzetti, come il mio parecchi minuti prima.
«Io non ti credo, Draco.» Ripeté.
Annuii lentamente, non c'era nient'altro da dire, nient'altro da fare. Mi diressi verso la porta e mi girai a guardarla un'ultima volta, scolpendo nella mia mente ogni sua caratteristica, ogni suo lineamento, ogni sua bellezza. Scolpii lei, bella come il sole, l'unico spiraglio di luce nella mia anima buia. Poi uscii per sempre dalla sua vita, distruggendo la mia.

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spazio autrice.

ehii, come state? Giuro che il prossimo capitolo sarà più lungo, sto solo cercando di dividere ciò che ho scritto in modo adeguato, per avere un senso.
Vi ricordo di lasciare una stellina e un commento, grazie sempre.
Vi abbraccio,
Marika <3

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora