Capitolo 27

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Selene

Socchiusi gli occhi, avevo la bocca impastata e le gambe pesanti. Impiegai un po' per capire che ero distesa sul mio letto. La testa continuava a pulsare, incessantemente, e lo stomaco mi supplicava di mangiare qualcosa. Non ricordavo nemmeno quando fosse stata l'ultima volta che avevo mangiato qualcosa di concretamente decente.
Che ore sono, comunque?
Deglutii e girai lentamente la testa: Magnus era seduto su una poltrona, il gomito sul bracciolo e la testa sorretta dal palmo della mano. Aveva gli occhi chiusi e la fronte corrucciata, sembrava molto più giovane, quasi bambinesco.
Non ricordavo molto, ma sapevo si fosse trattato di un attacco di panico. Non ne avevo uno dalla morte di papà e ogni volta ero costretta a sentire la sua voce dolce e gentile risuonarmi nelle orecchie, un enorme circolo vizioso. Riuscivo anche a vederlo, a volte; ma non riuscivo mai a respirare. Era come se il fiato si fermasse in gola e non riuscisse ad andare oltre, come se qualcuno mi stesse soffocando. La vista mi si offuscava e allora non riuscivo a sentire nessun'altra voce, a parte quella di mio padre.
Quella volta, però, fu più intenso del solito. Avevo sentito il cuore sprofondare in un grande abisso, come se mi avessero perforato il petto. Mi sentivo completamente vuota, solo.. lui. Quella volta non avevo sentito subito la voce di mio padre, ma la sua, la voce di Draco. Tutte le sue frasi dolci, le sue promesse, i suoi baci, le sue carezze, erano impresse nella mia mente e non avrei potuto mandarle via. Avevo provato a soffermarmi su ciò che diceva mia madre, al movimento della sua bocca, al suono della sua voce, ma era stato come se non avessi potuto ascoltare nient'altro, se non Draco, come se nessun altro contasse davvero a parte lui. Il cuore mi batteva così forte che pensai potesse davvero uscirmi dal petto, i battiti erano irregolari, sentivo un agitazione nel petto, le mani tremavano e la testa non smetteva di girare. Quella volta avevo pensato che avrei perso il controllo, che sarei caduta a terra e che nessuno mi avrebbe aiutata, che avrei preferito chiudere gli occhi e riposare per sempre. In ogni caso, avevo sentito la voce di mio padre prima di svenire. Odiavo sentirmi così legata a quei ricordi. Avevo letto un articolo su un giornale babbano, molto tempo prima. Affermava che il cervello umano è programmato per ricordare più a lungo le emozioni positive, mentre tende a far sbiadire con maggiore velocità le emozioni negative, questo processo serviva a preservare la felicità, favorendo il superamento dei momenti negativi. E allora perché i cosiddetti "ricordi felici" facevano più male di quanto avrebbero dovuto? Tutte sciocchezze, ecco qual era davvero il punto.
Deglutii e guardai Magnus, dormiva ancora e sembrava non essersi accorto che lo stessi osservando. Mi massaggiai la fronte imperlata di sudore e chiusi gli occhi. Quando li riaprii, mi misi a sedere sul letto lentamente spostando la pesante coperta dalle mie gambe. Poggiai i piedi sul pavimento gelido e rabbrividii.
«sei.. sei sveglia?» La voce rauca di Magnus risuonò nella stanza e alzai la testa per guardarlo mentre si alzava dalla poltrona e veniva verso di me.
«scusa, non volevo svegliarti.» Dissi, sembrava davvero stanco, gli occhi cerchiati e i capelli scombinati. Mi sentivo davvero in colpa. Si inginocchiò davanti a me accarezzandomi le gambe. «non dire sciocchezze. Come ti senti? Stai bene?» Le mani ancora appoggiate sulle mie gambe, era molto confortante sentirlo così vicino, stranamente.
«si, io.. sto bene.» Mi schiarii la voce. «dov'è mia madre?» Chiesi.
La mamma sapeva come comportarsi in situazioni di quel tipo, ovviamente. Sapeva cosa dirmi, sapeva cosa chiedermi e cosa no.
«sta riposando un po'. Mi aveva chiesto di rimanere con te, sai, per controllare se stessi bene e tutto il resto, ma quella poltrona è davvero comoda.» Disse, annuendo verso la poltrona. Inarcai un angolo della bocca, cercando di farlo sembrare un sorriso. Magnus si alzò e prese ad accarezzarmi la schiena. Guardai fuori dalla finestra: era buio, la luna illuminava le case che circondavano la mia, gocce di pioggia gelida cadevano dal cielo colpendo il vetro della finestra.
«ma che ore sono?» Mi girai a guardare Magnus, che osservò il suo orologio da polso.
«sono appena le ventidue.»
Sgranai gli occhi. «Dio, ho dormito per tutto questo tempo?» Esclamai.
Magnus annuì e fece un sorriso, come per dirmi che non importava quanto avessi dormito. «mi dispiace, Magnus. Sei stato qui tutto questo tempo e io..» Iniziai ma lui scostò una ciocca di capelli dalla mia fronte e mi bloccai. Immaginai che fosse Draco e chiusi gli occhi.
Lui era lì, mi stava accarezzando il viso, come se fossi una creatura da proteggere, la più importante, la più preziosa.
«ti capita spesso?» La voce di Magnus mi riportò al presente.
Lo guardai confusa.
«sai, quello che ti è successo oggi. Tua madre l'ha chiamato attacco di panico, credo.»
Scossi la testa. «no.. insomma, l'ultima volta è stato parecchi anni fa.» Ammisi, cercando comunque di rimanere sulle mie. Non volevo parlargli di determinate cose, erano troppo private.
«cosa ti è successo?» Chiese, mentre cercava disperatamente di incrociare il mio sguardo.
Feci un respiro profondo e deglutii. «io.. mi mancava il respiro e poi.. lui..»
La porta si aprì e chiusi di scatto la bocca, come se stessi per dire qualcosa di altamente segreto.
Mia madre si stava praticamente catapultando verso di me e mi strinse in un abbraccio. «tesoro, stai bene?» Chiese, sulla mia spalla.
«si, mamma. Sto bene.» Guardai Magnus che sembrò capire e si alzò dal letto, sfregandosi le mani sui jeans e uscendo dalla mia stanza. Mia madre si staccò dall'abbraccio e si sedette accanto a me, nel posto in cui solo pochi secondi prima c'era Magnus. «tu hai.. hai sentito di nuova la voce di papà, prima di.. sai, prima di svenire?» Chiese mia madre, accarezzando il dorso della mia mano.
Scossi la testa. «no, questa volta è stato diverso. Io ho.. ho sentito la voce di Draco prima, poi quella di papà.» Mia madre parve sconcertata, sgranò un po' gli occhi e si irrigidì nelle spalle, poi si rilassò e sospirò rumorosamente. «d'accordo, tesoro, è finita. Non pensarci più, va bene?»
Annuii. Ma avrei continuato a pensarci. Era impossibile non pensare a Draco e a quanto facesse male non averlo con me. Avevo bisogno di lui, per quanto potesse sembrare stupido da ammettere, io avevo bisogno di Draco più di qualsiasi altra cosa al mondo.

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Draco

Ero rimasto in stanza per tutto il resto del pomeriggio. La testa non smetteva di pulsare e mi sentivo davvero stanco. Era finita davvero, quando avrebbe saputo del matrimonio con Astoria, probabilmente non avrebbe avuto nemmeno le forze per guardarmi negli occhi.
Avrei fatto meglio a dimenticarmi di lei, di noi.
Adesso fuori era buio, la luna illuminava il giardino attorno a Malfoy Manor, piccole stelle risplendevano in cielo, come tanti schizzi di pittura bianca su una tela di colore blu notte. Ero seduto sul davanzale della grande finestra nella mia stanza, il telescopio che mi era stato regalato un anno prima da mia madre (per natale) era posto accanto a me, pronto per essere utilizzato dopo tanti mesi. Astrologia era la mia materia preferita, dopo Pozioni. Credevo davvero che sarei stato in grado di compilare almeno mille mappe stellari, oltre a quelle planetarie. Per quanto riguardava Pozioni, ero sempre stato affascinato da quella materia, per quanto potesse sembrare inutile ed estremamente difficile. Ma dovevo ammettere che il libro Pozioni Avanzate era molto più grande di quello precedente, e considerando i NEWT praticamente dietro l'angolo, supposi che durante quel semestre avrei dovuto impegnarmi di più in quella materia, non che fosse davvero un problema per me. Nel tempo libero studiavo anche l'Occlumanzia, ma quella me la insegnava Bellatrix durante l'estate. Diceva sempre che era importante saper nascondere i propri pensieri ai nemici, o qualcosa del genere comunque. Bastava solo svuotare la mente da tutte le emozioni e i pensieri. Con una mente tranquilla si poteva perfettamente repellere l'attacco disarmando e creando uno scudo. Il concetto era molto simile a quello di resistere alla maledizione cruciatus. Per questo motivo, forse, ero così bravo a spegnere le emozioni e a nascondere parti di me stesso.
La porta si aprì cigolando e girai di scatto la testa, come se fossi stato appena scoperto a compiere un misfatto bello e buono. Mia madre era sulla soglia con un sorriso appena percettibile sulle labbra colorate da un delicato rossetto rosso.
«ti disturbo?» Chiese, avanzando cautamente e chiudendo la porta alle sue spalle con estrema eleganza e compostezza.
«no, stavo guardando le stelle.» Risposi, girandomi a guardare fuori dalla finestra. Non so perché stessi cercando di evitarla, ma non mi andava di parlare ancora del matrimonio, tanto meno di Selene.
Volevo solo un po' di pace.
Solo un po' di pace.
Era chiedere troppo, forse?
«oh..» Mormorò avvicinandosi a me, con titubanza e scetticismo. «mi ero quasi dimenticata di quanto ti piacesse l'astronomia.» Adesso anche lei stava guardando le stelle, il viso illuminato dalla luna che torreggiava su di noi. Aveva gli occhi lucidi, sembrava stesse per scoppiare a piangere. «io sarò sempre dalla tua parte, lo sai, vero?» Si girò a guardarmi, mentre io restai in silenzio e continuai ad osservare le stelle.
Sarò sempre dalla tua parte.
Mi chiesi se fosse sincera. Se fosse stata davvero dalla mia parte, non avrei mai dovuto nemmeno pensare di combattere contro la mia famiglia per proteggere me e il mio amore. Non sarei stato marchiato, e forse non avrei perso tutto ciò a cui tenevo davvero. In ogni caso, continuavo a non aver alcuna voglia di parlare, quindi continuai a guardare fuori dalla finestra. Forse se avessi continuato a non rispondere sarebbe andata via.
«tesoro, so che è difficile da accettare ma-»
Iniziò, con voce stridula. «mamma, smettila. Vorrei stare da solo, adesso.» Non distolsi nemmeno per un secondo lo sguardo dalle stelle, brillanti e bellissime. Con la coda dell'occhio, vidi mia mamma acconsentire con il capo, come rassegnata, poi aprì la bocca per dire qualcosa, ma sembrò pensarci bene per un attimo e la richiuse.
Bene.
Fece un respiro profondo, alzando le spalle e stirandosi la gonna del vestito. Si allontanò fino a raggiungere la porta. Dal riflesso sulla finestra, la vidi lanciarmi un altro sguardo triste e cupo prima di uscire dalla mia stanza senza dire una parola.

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spazio autrice.

più di 1000 letture, non so proprio come ringraziarvi. spero di poter essere all'altezza di risultati sempre più grandi.
vi abbraccio forte,
marika <3

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora