Capitolo 17

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Draco

«Il punto è che Draco ti aveva già adocchiata, eri la sua prossima preda. L'episodio con Blaise è stato solo un pretesto per iniziare questo gioco...» Pansy fece un sospiro, come se le servisse del tempo per trovare le parole più spietate, poi continuò. «'Riuscirò a scoparmi Selene', hai detto così, giusto Draco?» Biascicò, con un sorrisetto sul viso. Abbassai lo sguardo e quando lo rialzai incrociai i suoi occhi marroni, pieni di lacrime.
Era a pezzi, per colpa mia.
«Giuro, io non credevo che Draco potesse farlo davvero. Ma l'ha fatto, gli è piaciuto e ha continuato ad usarti.» Si guardò le mani, con un atteggiamento ostentato, di indifferenza e noncuranza, poi fece un respiro profondo. «Ma ehi, non è finita qui: Blaise ci provava con te, nonostante mi scopasse quasi ogni sera. Quando si è pentito, voleva parlarti di Draco e del suo giochetto, ma il tuo ragazzo lo minacciava, dicendogli che se solo ti avesse accennato qualcosa, lui avrebbe parlato sulla scopata fatta nella sua stanza e, insomma, sappiamo tutti qui dentro quanto Blaise tenga a te.» Pansy si buttò a peso morto sulla poltrona in pelle nera e mi girai a guardarla. «Pansy, basta così.» Dissi a denti stretti.
Pansy guardò Selene, poi me. «Perché? Mi sto divertendo così tanto... fammi continuare.»
Deglutii, cercando di mantenere la calma mentre la mia vita cadeva a picco.

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Selene

Le mani mi tremavano lungo i fianchi, avevo un nodo in gola e non riuscivo a parlare -non che avessi molto da dire, in realtà.
«Era solo un gioco, una ripicca per quello che ho combinato con Blaise.» Biascicò. La voce di Pansy ronzava nella mia testa, quelle parole tanto dure quanto spietate frantumarono ogni mio appiglio.
Avrei tanto voluto dirne quattro a quel ragazzo che se ne stava in silenzio, con gli occhi bassi. Aveva rovinato tutto, rovinava sempre tutto e tutti. Mi aveva detto che mi avrebbe reso la vita un inferno e c'era riuscito in pieno. Mi sentivo distrutta, avvilita e non riuscivo a trovare le parole giuste per cacciarlo una volta per tutte dalla mia vita, dalla mia anima e dal mio cuore.
«Selene, dii qualcosa.» Disse, dopo minuti di silenzio.
Che avrei dovuto dire esattamente? Che lo odiavo con tutta me stessa? Che non doveva più parlarmi? Lo guardai, la vista offuscata e le mani tremolanti. Il suo viso era designato da una smorfia di dolore, come se qualcuno lo avesse appena pugnalato. Ma la pugnalata l'avevo ricevuta io, dritta al cuore.
«Tu... è la verità?» Parlai a bassa voce e si avvicinò a me per sentire la domanda. Draco annuì lentamente e chiusi gli occhi, un'altra lacrima rigò la mia guancia fino a cadere sulla felpa. Solo in quel momento mi resi conto di quante lacrime avessi versato per colpa di Draco.
Mi convincevo sempre che ci sarebbe stata una svolta, che avrebbe messo la testa a posto e che mi avrebbe amata come io amavo lui. Ma mi sbagliavo, avevo creduto a tutti i suoi gesti carini, ai suoi "ti amo", ai suoi baci... ma non avrei dovuto aspettarmi niente di bello da lui. Quando riacquistai un po' di lucidità, asciugai le guance e corsi verso l'uscita. «Selene, aspetta!» Draco mi seguì fuori, i nostri passi echeggiavano nel lungo corridoio dei dormitori maschili.
Mi voltai di scatto quando mi prese per il polso «Come hai potuto farmi questo?» Sbraitai, strattonandolo e liberandomi dalla sua presa.
Non riuscii a trattenere le lacrime.
Non adesso, per favore.
Speravo dicesse qualcosa per discolparsi ma niente, stava con gli occhi bassi e i pugni serrati lungo i fianchi. «Io credevo che mi ammassi.» Il mio cuore perse un battito. Lo credevo davvero, lui lo aveva detto, non me l'ero immaginato. Aveva detto di amarmi, ma forse faceva parte del gioco. Perché mi aveva fatto così tanto male? Con tutte le ragazze che avrebbe potuto scegliere per quello stupido giochino... perché me?

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Draco

Vederla così debole, vulnerabile e delicata mi stringeva il cuore. Lei aveva ragione: ero un egoista, un ipocrita. Ero tutto ciò da cui lei doveva stare alla larga. Quando la vidi scappare da me, capii che non sarebbe mai riuscita a perdonarmi. L'avevo ingannata, l'avevo usata solo per fare un dispetto a Pansy.
Ma io la amavo, la amavo come nessuno al mondo.
«Tu... tu devi stare lontano da me.» La sua voce era strozzata. Alzai lo sguardo, a quelle parole tanto devastanti quanto sincere. Mi odiava e non avrei potuto mai darle torto. «Lascia che ti spieghi, ti prego.» La mia fu una supplica a tutti gli effetti, non potevo lasciarla andare via dalla mia vita.
Non lei.
Tutti tranne lei.
«Cosa c'è da spiegare? Mi hai usata per fare un dispetto a Pansy, non è molto complicato da comprendere.» Il suo volto era paonazzo mentre cercava di trattenere le lacrime.
«Selene, ti prego. Io non posso perderti, lo capisci?»
Sbuffò, passandosi la mano fra i capelli.
I suoi occhi erano pieni di lacrime, colmi di dolore, dispiacere, amarezza e odio. «Mi hai già persa, Draco.» Biascicò. Quelle parole furono un pugno al cuore, una doccia d'acqua fredda in pieno inverno.
L'avevo davvero persa?
Il cuore mi si sgretolò in mille pezzi, ancora e ancora. Si ricomponeva per poi rompersi di nuovo, come un circolo vizioso.
Selene si girò per andarsene ma le afferrai di nuovo il polso. «Ti prego, devi ascoltarmi.» Iniziai, scongiurandola di rimanere. «Si, volevo solo fare un dispetto a Pansy. Ma poi tu mi hai aperto il tuo cuore, mi hai dimostrato che anch'io sono degno di essere amato.»
Quando i nostri occhi si incrociarono mi si formò un nodo in gola. «E questo è successo prima o dopo avermi scopata?» Biascicò.
Sarebbe stato meno doloroso uno schiaffo.
Non dissi nulla, la guardai e basta.
Sorrise ironicamente e si girò, ancora una volta, per andarsene.
«Cazzo, aspetta.» Avanzai mentre lei continuava a camminare con passo spedito, come se volesse scappare da me -e forse lo voleva davvero. «Selene, aspetta.»
Si girò di scatto e dovetti puntare i piedi per terra per non cadere su di lei. «Cosa? Cosa vuoi ancora da me?» La sua voce era ferma e costante, non più tremolante e strozzata.
«Se te ne vai io-» Iniziai, ma lei mi interruppe.
«Tu cosa? Non hai mai fatto niente per nessuno, Draco. Non cercare di incantarmi con questi discorsi melodrammatici. È finita, qualsiasi cosa fosse... è finita per sempre.»
Deglutii, cercando di mandare giù il groppo in gola che mi impediva di respirare.
«Spero tu possa amare qualcuno allo stesso modo in cui io amo te. E spero che ti spezzi il cuore, che lo riduca in frantumi.» Si voltò, dirigendosi verso la Sala Comune.
Mi dissi che era finita: lei, io, noi... era tutto finito.
«Io amerò solo te.» Bisbigliai, prima che sparisse nell'oscurità della Sala Comune. Quando tornai in stanza, c'era soltanto Pansy ad aspettarmi. Fortunatamente, aggiunse il mio subconscio. Credo davvero che se Blaise fosse rimasto l'avrei preso a pugni, di nuovo. Non che mi sarebbe dispiaciuto, ma Blaise era l'ultimo dei miei pensieri in quel momento.
Pansy stava frugando tra le mie cose e quando mi vide entrare curvò le labbra in un sorriso compiaciuto e soddisfatto. «Fammi indovinare... l'hai scongiurata di rimanere con te?» Chiese, in modo retorico.
Mi accomodai sulla poltrona, massaggiandomi le tempie. «Vattene, Pansy.» Parlai a denti stretti. Era pur sempre una ragazza, non avrei potuto sfiorarla nemmeno con un dito, ma nessuno mi vietava di ucciderla con le parole, ero piuttosto bravo in questo.
«Dai, Draco. Dovresti ringraziarmi, ti sei tolto un peso.» Disse, venendo verso di me. Si posizionò sulle mie gambe e alzai le mani per non toccare nemmeno un millimetro del suo corpo.
Non avrei toccato nessun'altra, solo lei, solo Selene. «Alzati.» Dissi, disgustato.
Iniziò a muovere i fianchi e mi alzai di scatto, facendola cadere a terra con un tonfo. «Ma che cazzo!» Mi lanciò un'occhiataccia e si rialzò, sistemandosi la corta gonna che le copriva a malapena il sedere.
«Ti ho detto che devi andare via.» Scandii bene le parole.
Aveva un sorrisetto sfacciato sul viso e mi chiesi fino a dove sarei arrivato per farla andare via.
Volevo stare da solo, avevo bisogno di pensare e di metabolizzare il tutto. E anche se avessi voluto stare in compagnia, Pansy sarebbe stata l'ultima persona che avrei chiamato. «Draco, ti ricordi come stavamo bene insieme? Ti ricordi come ti facevo sentire...» Si avvicinò e tirai fuori la bacchetta, puntandogliela contro. «Avada kedavra!» Un vivido lampo verde si scagliò contro la libreria, rovesciando ogni singolo testo per terra.
Pansy guardò i libri, ormai rovinati, poi si girò lentamente verso di me. Gli occhi sbarrati e le mani tremolanti, mentre abbassavo la bacchetta.
«Ma sei impazzito?! Potevi uccidermi!» La sua stridula voce mi fece venire la nausea.
Alzai gli occhi al cielo. Ammetto che l'intenzione fosse quella, ma non mi sembrava davvero molto opportuno. «Devi andare via.» La guardai, riportando la bacchetta al livello del suo cuore.
«Tu la ami... ti sei innamorato di lei.» Parlò con una smorfia disgustata sul viso. La stanza fu invasa da un silenzio tombale, chiusi gli occhi e vidi lei, in tutta la sua bellezza. Era incredibile il modo in cui mi mancava quella ragazza dai capelli ricci, dalla pelle chiara e dalla voce sottile e delicata.
I nostri momenti felici non erano mai stati così vividi e limpidi. Provavo preoccupazione quando stava male, tristezza quando la vedevo con gli occhi lucidi, paura al solo pensiero di perderla. Era dolce, timida, testarda e bellissima. E l'avevo persa per sempre. «Come puoi amarla?» La voce di Pansy mi fece tornare alla realtà.
«Lei... lei mi è stata accanto, nonostante tutti le dicessero di prendere le distanze. Lei mi ha amato, mi ha donato il suo cuore.»
La risata di Pansy mi interruppe, la guardai in cagnesco mentre sbadigliava per finta. «Toglitela dalla testa, non hai visto con quanta velocità se n'è andata? Lei non ti ama, Draco.» Scossi la testa e strinsi i pugni.
«Sai che c'è, Draco? Tuo padre ha ragione quando dice che l'amore non serve a niente. Spegni i tuoi sentimenti, stiamo per affrontare una cosa più grande di noi e guardati» Mi squadrò dalla testa ai piedi, poi continuò. «Sei così debole da quando stai con lei.» Serrai la mascella.
Pansy sospirò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.
Mi sedetti sulla poltrona prendendomi la testa tra le mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Quando alzai lo sguardo, la immaginai distesa sul mio letto, avvolta fra le lenzuola. Dormiva ed era serena, noi eravamo sereni.
Mi alzai di scatto dirigendomi verso la scrivania. Buttai per terra ogni singola cosa e scaraventai contro il muro l'unica lampada che illuminava quella stanza vuota.
Poi mi buttai per terra, portando le ginocchia al petto. Gli occhi mi si riempirono di lacrime mentre serravo i pugni. Perché non riuscivo mai a dirle quello che provavo davvero? Perché le mentivo sempre? Lei doveva stare con me, io avevo bisogno di lei nella mia vita. Non poteva lasciarmi, non l'avrei permesso. Perché se c'era una persona che poteva salvarmi, quella era lei. Lei e nessun altro.

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spazio autrice.

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Un abbraccio,
Marika.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora