Capitolo 45

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Draco

2 aprile 1998

Quando aprii gli occhi lei era ancora lì, coperta fino alle spalle da una trapunta leggera. E mi chiesi se sarebbe stato sempre così, una volta finita la guerra. Avrei potuto guardarla dormire accanto a me tutte le volte che desideravo, ma quello non era il giorno adatto. Lo stomaco era in subbuglio e potevo sentire le viscere contorcersi. Non volevo incontrarlo, non volevo sentirlo parlare ancora male della ragazza che amavo e non volevo sentirmi dire che non potevamo stare insieme. E l'idea di essere come lui mi tormentava, non mi faceva dormire la notte, e adesso che avevo chiesto a Selene di sposarmi, la paura era aumentata. Giurai a me stesso che non sarei mai diventato come Lucius Malfoy e che, una volta finita la guerra, non avrei avuto più alcun tipo di rapporto con quella che chiamavo "famiglia", mia madre esclusa.
«stai bene?» La voce assonnata di Selene mi riportò alla realtà. Mi girai a guardarla: gli occhi ancora socchiusi e i capelli fuori posto, si reggeva sui gomiti e cercava di mettere a fuoco la mia figura.
«si, sto bene.» Fu l'unica cosa che riuscii a dire. Non dovetti essere molto convincente, perché lei si drizzò e si avvicinò a me, adesso più sveglia. «so che non vuoi incontrarlo..» Iniziò, con voce impastata. Era sempre stato così, a lei bastava guardarmi per capirmi. «ma io sarò qui ad aspettarti. Quando finirai, mi troverai seduta su questo letto, d'accordo?»
«ti amo.» Pensavo che quelle due semplici parole -che poi semplici non erano- sarebbero bastate. Detto questo, le nostre labbra si incontrarono e il mio cuore sussultò.
Mezz'ora dopo facevo avanti e indietro per la stanza, incapace di stare fermo. Avrei incontrato Lucius appena fuori l'ufficio di Silente, così mi aveva detto il vecchio. Credevo che sarebbe stato un confronto veloce e diretto, ma mai dire mai con Lucius. Selene era seduta sul mio letto, i capelli ancora umidi per la doccia e le guance rosee. Stava giocherellando con un filo che penzolava dalla coperta e sembrava ansiosa quasi quanto me.
«voglio che tu sia sincero con me» Fu lei a rompere il ghiaccio. Mi fermai per guardarla, un'espressione seria sul viso. «non importa ciò che ti dirà, lo supereremo insieme.» La sua voce era morbida, stava cercando di mantenere il controllo e di non farsi prendere dalla paura. Cercava con tutta sé stessa di essere forte per entrambi, e le ero profondamente grato per questo. «promettimelo.» Mi lanciò un'occhiata sotto le ciglia folte. E io lo feci, lo promisi. Ma fu soltanto un'altra promessa troppo difficile da mantenere.
«bene, credo sia..» Dissi, contorcendomi le mani.
Senza darmi neanche il tempo di finire la frase, lei si alzò dal letto e mi abbracciò aggrappandosi al mio busto con tutte le sue forze.
«voglio che tutto questo finisca presto..» Bisbigliò, con voce ovattata contro il mio petto.
«si, lo vorrei tanto anch'io.» Dissi soltanto. Per due mesi Selene aveva messo i miei problemi e le mie paure prima di qualsiasi altra cosa ed io, egoisticamente, non le avevo chiesto nemmeno una volta se lei stesse bene. Ma era ovvio quanto tutta quella situazione la rendesse nervosa.
«staremo bene.» Dissi. Che avrei dovuto dirle più di questo? Non sapevo come sarebbe andata a finire, non sapevo nemmeno se sarei sopravvissuto. Avrei dovuto mordermi la lingua per tutte quelle promesse stupide; in un periodo durante il quale la guerra incombeva su di noi era meglio rimanere con i piedi per terra ed essere realisti.
«adesso vai, ti aspetterò qui.» La sua voce era strozzata mentre si staccava dall'abbraccio.
«ti amo tanto.» Dissi, stringendo la sua mano.
Lei sorrise leggermente, poi mi baciò: un bacio soave e puro. «ti amo tanto anch'io.»
«devo andare adesso, il mio adorato padre mi starà aspettando.» Dissi, facendo una smorfia e lasciando andare la sua mano. Detto questo, uscii dalla stanza, lasciando Selene e la bolla di protezione che avevamo gradualmente creato alle mie spalle.

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Selene

«devo andare adesso, il mio adorato padre mi starà aspettando.» Disse, facendo una smorfia e lasciando andare la mia mano. Non aveva più pronunciato il nome di Lucius, solo 'mio adorato padre' con un accento cupo e crudele, ma comunque elegante. Non riuscivo a capacitarmi della sua eleganza, a volte.
Si allontanò da me e uscì dalla stanza, lasciandomi sola. Una voragine mi si aprì dentro il petto, la sua assenza era estenuante.
Staremo bene, aveva detto. E io, ingenuamente, gli credetti, perché riponevo più fiducia in lui che in me stessa. Speravo davvero che Lucius avesse cambiato idea su me e Draco, sulla nostra storia e sul nostro futuro. Tuttavia, Draco non mi aveva mai dato modo di pensarlo, anzi, il contrario: una sera aveva detto che Lucius non sarebbe mai cambiato e che avrebbe ucciso anche la sua famiglia pur di entrare nelle grazie di Voldemort. Avevo cercato di non pensarci, voglio dire, come può un figlio pensare questo del proprio padre? Eppure, Draco sembrava odiare Lucius più di qualsiasi altra persona al mondo.
Con questi pensieri uscii dalla stanza di Draco: stare chiusa in camera non avrebbe affievolito i miei nervi. Così, mi diressi verso la mia, con la speranza che Pansy avesse voglia di parlare. Cercavo sempre di parlarle di qualsiasi cosa, tranne di tutto ciò che iniziava con Harry e finiva con Potter. Era ancora un tasto dolente, e lo sarebbe stato a lungo. Ma conoscevo la mia amica, e sapevo che sarebbe stata sempre pronta ad ascoltarmi. Entrai in stanza, Pansy era sul suo letto con un libro fra le mani. Quando mi vide entrare alzò la testa e posò il libro sul letto. «tutto bene?» Chiese, subito. Le avevo detto che Draco avrebbe incontrato Lucius giorni prima ed era preoccupata quasi quanto me.
«Draco è andato pochi minuti fa.» Dissi, cupamente.
«se quel bastardo prova solo a mettersi in mezzo giuro che lo uccido.» Pansy aveva i pugni serrati adesso.
«devo dirti una cosa.» Dissi, velocemente. Pansy non sapeva del matrimonio, e pensai che sarebbe stato un buon momento per mostrarle l'anello. Non era come se ci vedessimo molto spesso ormai, quindi meglio approfittarne. Lei si raddrizzò sul letto e si strinse nelle spalle. Allungai il braccio, aprendo la mano e mostrandole l'anello che luccicava. Pansy guardò me, poi l'anello. A quel punto sgranò gli occhi, guardò di nuovo me, poi ancora l'anello. Si alzò dal letto con una velocità disumana, rischiando di cadere su una pantofola.
«oh cazzo.» Fu l'unica cosa che disse. «tu.. voglio dire, Draco ha..» Balbettò, avvicinandosi a me.
«ci sposeremo.» Dissi. Quelle parole uscirono in un modo strano dalla mia bocca. Mesi prima non avrei scommesso nemmeno una falce su di noi. Pansy però non disse nulla, rimase in silenzio a fissarmi per alcuni secondi, ed ebbi la paura che la notizia non fosse stata di suo gradimento. Tuttavia, il suo viso fu illuminato dal sorriso più sincero che avessi mai visto. «sono così felice per te, amica mia.» Disse, prima di stringermi in un abbraccio.
«ti auguro tutta la felicità di questo mondo.»
La strinsi di rimando, più serena e calma.
Stava andando tutto bene.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora