Capitolo 39

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Selene

Draco si era alzato dalla sua postazione, sembrava irritato. Stava andando verso il dormitorio e aveva deciso di passare proprio davanti al divano su cui io e Pansy eravamo ancora comodamente sedute. Decisi che avrei fatto finta di nulla, la sua irritazione non era un mio problema. Ci avrebbe pensato Astoria. A proposito..
«scusate» Una voce sottile e chiara inondò la stanza. Io e Pansy ci girammo. Astoria era in piedi, i capelli legati in una crocchia disordinata, stava stringendo dei libri rilegati in pelle contro il petto, come se la sua vita dipendesse da ciò che c'era scritto all'interno. «avete visto Draco?» Chiese, gentilmente. Pansy si schiarì la gola, evidentemente aveva capito che io non avessi alcuna intenzione di rispondere alla domanda della ragazza.
«è appena entrato in dormitorio.» Disse soltanto.
Astoria annuì, poi fece un cenno con la testa, come per salutare, e si diresse verso i dormitori maschili.
Io sbuffai e poggiai la schiena contro lo schienale del divano, incrociando le braccia al petto. «io vado, ho Aritmanzia fra pochi minuti.» Dichiarai, alzandomi e sistemandomi la gonna della divisa.
«oh, d'accordo. Ci vediamo a pranzo.» Disse Pansy, sapendo che stessi soltanto cercando di andare via e respirare un po' d'aria. «si, a dopo.» Ed uscii dalla Sala Comune, perché non c'era davvero nient'altro che avrei dovuto fare. Astoria era in stanza con Draco. Avrei dovuto esserci io lì. Ma comunque adesso non aveva alcuna importanza. Draco aveva scelto, io gli avevo detto che credevo ancora in noi e lui semplicemente non aveva risposto, quindi aveva fatto una scelta. E aveva scelto lei. Con questi e altri mille pensieri che mi frullavano in testa, raggiunsi la classe di Aritmanzia, una stanza troppo grande per il numero di studenti che seguivano quella materia. La porta si affacciava su quattro gradoni che scendevano verso il basso. Su ognuno di essi si trovava una lunga panca, messa in modo che una decina di studenti potessero sedersi rivolti verso un palchetto rialzato posto in fondo all'aula e su cui si poggiava una cattedra con alle spalle una lavagna. Alle estremità dei gradoni si trovavano delle finestre, ornate da pesanti tende in velluto verde scuro. Il muro su cui si affacciava la porta, invece, era completamente coperto da ripiani di una grossa libreria. La professoressa Vector, una donna dai capelli corvini e dai grandi occhi grigi, era seduta alla sua scrivania a sorseggiare del tè mentre lasciava che la sua penna scivolasse, con estrema eleganza, su una pergamena.
«signorina Carter.» Disse, senza alzare lo sguardo.
Dio, quella donna mi metteva i brividi. Deglutii e cercai di restare con la schiena dritta.
«è in anticipo.» Continuò, levandosi gli occhiali ormai scivolati lungo il naso e stropicciandosi gli occhi. Sembrava stanca, aveva cerchi neri sotto gli occhi e i suoi capelli sembravano più spettinati di quanto non fossero mai stati.
«si, mi scusi.» Mormorai, con voce tremante. Non si sapeva mai se fosse davvero il caso di scusarsi o meno, con lei. Ma, di solito, dovevi farlo.
«oh, non si scusi. Stavo correggendo questi saggi del quarto anno..» Disse, annuendo al mucchio di fogli all'angolo della cattedra. «è uno scempio, dico davvero.» Scosse la testa, come esausta.
Alzò lo sguardo su di me e fece un sorrisetto. «si accomodi, non stia lì impalata.» Così, presi posto sulla prima panca, accanto alla finestra. «allora, sa già cosa farà dopo Hogwarts?» Chiese, con voce diplomatica. Io mi limitai a scuotere silenziosamente la testa. «lo immaginavo. Voglio che lei sappia, signorina Carter, che ha molte possibilità. I suoi voti sono davvero stupefacenti e-»
«io voglio combattere.» La interruppi.
Non sapevo nemmeno perché l'avessi detto. Qual era il punto?
«lei vuole.. combattere?» Socchiuse gli occhi, come se mi stesse scrutando.
«sa, la guerra.» Balbettai.
«oh, certo. Ma la guerra non durerà per sempre.»
«si, ma non sappiamo come andrà a finire, quindi..» Mi morsi la lingua. Stavo letteralmente aprendo un dibattito sulla guerra con una strega molto più anziana, potente e saggia di me?
«capisco. Sono tempi difficili.» Disse soltanto.
Ed era più o meno tutto. La classe si riempì poco dopo. Hermione entrò saltellando, accompagnata da Harry (Ron aveva lasciato quella materia perché credeva fosse troppo complicata). La ragazza prese posto accanto a me, Harry dietro di noi accanto a due ragazzi Grifondoro del loro stesso anno.
«devi ancora dirmi cos'è successo.» Sussurrò, mentre tirava fuori dalla borsa i libri di testo.
«durante la pausa?» Lanciai un'occhiata alla professoressa, sembrava non essersi accorta di noi e continuò a scrivere alla lavagna numeri su numeri.
«si, bene.»

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora