Selene
6 aprile 1998
La testa mi scoppia.
Fu la prima cosa che pensai quando mi costrinsi ad aprire gli occhi. Subito dopo pensai di poter rigettare anche il pranzo di natale del '93. Mi rigirai sul letto, con un brutto sapore in bocca e lo stomaco che brontolava. Non ricordavo quando fosse stata l'ultima volta che avevo mangiato qualcosa. Avevo deciso di presentarmi a quella stupida festa pensando di fare un torto a Draco, come se a lui importasse davvero qualcosa di me. Mi ero detta che avrei sfoggiato uno dei miei vestiti migliori e gli avrei fatto capire cos'aveva perso. Ma onestamente, che idea di merda. Mi sentivo uno straccio e i ricordi della sera precedente non erano vividi. Ricordavo solo che avevo bevuto, tanto... troppo. Poi Draco mi aveva portata in stanza, nient'altro. Come se non bastasse, da lì a poco sarebbero iniziate le lezioni e mi sentivo davvero male con me stessa per essere stata così poco responsabile. Mi alzai dal letto, con gambe pesanti e la testa che rimbombava. Raggiunsi il bagno, sciacquai la faccia con acqua fredda e rimasi a guardare il mio riflesso nello specchio per almeno un minuto. Avevo un aspetto davvero orribile: i capelli erano più scombinati di quanto non fossero mai stati, gli occhi erano cerchiati di nero e lasciavano davvero pochissimo spazio alla fantasia sulla notte precedente. Non mi truccai, decisi che le occhiaie sarebbero rimaste visibili agli occhi di tutti, come se fosse una punizione. Mi lavai velocemente, poi indossai la divisa e subito fuori la Sala Comune con la borsa in spalla. Durante il lungo tragitto verso la Sala Grande incontrai Pansy, appoggiata stancamente al muro. Indossava degli occhiali da sole che, per qualche ragione, trovai buffi.
«buongiorno» Dissi, cercando di nascondere la voce rauca provocata da un bruciore che mi graffiava la gola. Lei alzò la testa, come se fino a quel momento avesse dormito. E mi chiesi se non fosse stato davvero così, con quegli occhiali era impossibile dirlo con certezza.
«buongiorno...» Borbottò lei, strascicando le parole.
«e quelli?» Chiesi, puntando un dito verso gli occhiali con fare divertito. Pansy scosse drammaticamente le mani, in un gesto teatrale ed eccessivo. «credo di aver dormito solo due ore questa notte, mi sento uno schifo.» Si lamentò, con una smorfia disgustata. Io sorrisi, prendendola a braccetto e costringendola a seguirmi in Sala Grande.
«mangia qualcosa, ti sentirai meglio.» Le mostrai un sorriso compiaciuto, come per dirle "te l'avevo detto che prendersi una sbronza in piena settimana non era una buona idea". Decisi, però, di non dirlo ad alta voce, perché in fin dei conti anch'io mi ero lasciata andare, forse più di lei. Probabilmente ero solo brava a nascondere il continuo senso di nausea e il bruciore alla bocca dello stomaco.
«la tua allegria mi fa venire il voltastomaco.» Guardò altrove, cercando di non rigettare sul pavimento.
«non sono... allegra» Pronunciai l'ultima parola come se il significato fosse tutt'altro che positivo. «trovo buffi i tuoi occhiali, tutto qui.» Scrollai le spalle con indifferenza. Io e Pansy prendemmo posto e preparai un piatto pieno di cibo per entrambe. Il chiasso era assordante, le orecchie fischiavano e il mal di testa minacciava di farmi esplodere il cervello. Pansy mangiò un biscotto con malavoglia mentre osservavo la sua bocca distorcersi per la nausea.
«non fare tante storie, sembri una bambina.» Dissi, bevendo poi un po' di succo.
«tra poco vomito nella tua borsa dei libri se non la smetti.» Alzò le sopracciglia mentre cercava di non scoppiare a ridere. Feci una smorfia di disgusto e mi morsi l'interno della guancia per mostrarmi indifferente alla sua battuta. Circa venti minuti dopo ci ritrovammo in classe per la lezione di Trasfigurazione. Avevamo scelto l'ultimo banco (con mio grande sgomento) per essere più nascoste, e per la felicità di Pansy nessuna delle due fu chiamata a intervenire durante la lezione. Sarebbe andato tutto alla grande, se non fosse stato per il fatto che lui era lì. Draco mi lanciò occhiate per un'intera ora e mi ritrovai a guardare di sottecchi Pansy che, di tanto in tanto, si lasciava sfuggire qualche borbottio sarcastico o risatina. Dire che quella fu l'ora più lunga della mia vita non è davvero abbastanza. La professoressa McGranitt si aggirava per l'immensa aula seguitando con le sue spiegazioni e facendo qualche esempio pratico. Amavo davvero prendere appunti, ma quel giorno lasciai la pergamena vuota, troppo disattenta e pensierosa. Tamburellavo le dita sul banco e sfogliavo a caso le pagine del libro, annoiata. E mi ritrovai a sperare che la lezione finisse presto poiché avevo un bisogno disperato di prendere un po' d'aria.
«se non smette di blaterare mi addormenterò qui.» Borbottò Pansy, a metà lezione. Certamente la mia amica non mi aiutava affatto nell'impresa di cogliere anche solo uno stupido concetto della lezione, perché ogni cinque minuti emetteva un nuovo lamento. Che fosse la nausea, i capelli spettinati o la mancanza di sonno, sembrava che a Pansy piacesse davvero lamentarsi. «e comunque» Disse, drizzando la schiena. Ne seguì un discorso filosofico sulla possibilità di abbinare gli occhiali da sole alle divise. Sbuffando, sorressi la testa con la mano e alzai gli occhi al cielo. Per un momento, pensai che tapparmi le orecchie sarebbe stato l'unico modo per far si che il mal di testa si attenuasse. Proprio mentre stavo per riprendere la penna e picchiettarla sul tavolo, un uccellino di carta svolazzò davanti la mia faccia per poi cadere, delicato come una piuma, sulla pergamena. Deglutii, sapendo esattamente chi fosse il mittente. Chi altro sarebbe stato in grado di fare un origami e renderlo vivo se non Draco Malfoy? Ci avrei scommesso anche la mia stessa testa. Alzai lo sguardo e incontrai il suo, gli occhi grigi erano luccicanti e bellissimi, un cielo incupito dalle nuvole. Guardai di nuovo l'origami che adesso era un semplice foglietto quadrato. La calligrafia era raffinata ed elegante, chiara e regolare.
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Il coraggio di amarti || Draco Malfoy
Fanfiction«t'immagini se, da un giorno all'altro, ci dimenticassimo di noi?» «se rinascessi e ti rincontrassi altre cento volte, mi innamorerei sempre di te.»