Capitolo 29

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Draco

QUARTO GIORNO SENZA DI LEI

La mia stanza era ancora interamente buia, le finestre coperte dalle pesanti tende verdi.
Mi rigirai sul letto, dovevano essere a malapena le sette del mattino. Mi stropicciai gli occhi e mi scostai la coperta di dosso. Feci penzolare le gambe fuori dal letto e i miei piedi sfiorano il pavimento gelido. Mi alzai lentamente, come se le gambe fossero troppo pesanti per poterle muovere. Mi trascinai verso la porta e girai la maniglia. Mi fermai sulla soglia, sporgendo solo la testa verso il lungo corridoio: vuoto. Entrai in bagno e aprii il getto della doccia. Tolsi il pigiama mentre una grande nuvola di vapore usciva dalla doccia spargendosi per tutta la stanza. Mi guardai allo specchio, avevo evitato di farlo per alcuni giorni e non ero sicuro del motivo. Forse non ero capace di farlo, dopo quello che avevo fatto a Selene, o semplicemente ero inorridito da me stesso.
Avevo dei cerchi neri sotto gli occhi e i capelli avevano perso la loro lucentezza. Deglutii e distolsi lo sguardo, entrai in doccia e lasciai che l'acqua calda mi scrollasse di dosso tutta la tristezza e la malinconia che avevo provato negli ultimi giorni.
Ma, a quanto pare, non era abbastanza. Quando chiusi gli occhi e infilai la testa sotto il getto la ricordai con i capelli gocciolanti, la pelle bagnata e luccicante.
"Mi sto innamorando di te, Draco." Aveva detto. E sembrava così sicura che, solo per un attimo, pensai di essere degno di lei. Non le avevo risposto, l'avevo baciata e basta pensando che con un bacio avrei potuto evitare il discorso, e infatti non ne parlammo più per giorni. Io non ero innamorato di lei, non ancora almeno, e anche se lo fossi stato, non glielo avrei detto. Le avevo confessato il mio amore un mese più tardi, nella torre di astronomia. Lei sembrava incredula e avrei giurato di averla vista darsi un pizzicotto. Poi la baciai e mi ero sentito come se non avessi mai aspettato nient'altro.
Mi amava ancora e io le ero profondamente grato per questo.
Aprii gli occhi e strinsi i pugni colpendo le piastrelle della doccia. Gocce di sangue si mescolarono all'acqua che usciva dal getto e furono risucchiate dallo scarico. Le nocche iniziarono a bruciare e strinsi i denti facendo una smorfia di dolore. «fanculo.» Borbottai e uscii dalla doccia con le nocche ancora sanguinanti.
Avvolsi un telo intorno alla vita e mi aggrappai al lavabo osservandomi allo specchio. I capelli grondanti appiccicati sulla fronte, i lineamenti contratti e la bocca arricciata. «vaffanculo!» Scattai, mentre lacrime calde mi rigavano il viso.
Un altro pugno si schiantò contro lo specchio rompendolo in mille pezzetti. Lacrime salate continuavano a rigarmi le guance mentre il respiro mi si mozzava nel petto. Il cuore mi batteva forte e cercai di riprendere fiato mentre un gemito di dolore usciva dalla mia bocca.
Qualcuno bussò alla porta.
Vaffanculo.
Era come se qualcuno avesse buttato un macigno sul mio petto, come se mi avessero strappato il cuore lasciandomi solo un grande spazio vuoto.
«Draco, stai bene?» La voce di mia madre risuonò dall'altro lato, allarmata. Mi accovacciai a terra mentre il sangue continuava a sgorgare dalle nocche. «Draco!» Mia madre continuava a sbattere le mani sulla porta, aveva intenzione di buttarla giù?
Adesso i colpi erano più forti e decisi.
«alohomora.» Cinguettò. La porta si aprì, mia madre era sulla soglia con la bacchetta in mano, un'espressione sconvolta sul viso, gli occhi luccicanti e una mano sulla bocca. Si precipitò su di me, afferrandomi per le spalle e avvolgendomi in un abbraccio mentre il mio pianto disperato risuonava nel piccolo bagno.
«tesoro mio..» Mormorò, cullandomi dolcemente. «sono qui, piccolo mio. La mamma è qui.» Prese ad accarezzarmi la testa, chiusi gli occhi e cercai di riprendere fiato.
Lasciami solo, è quello che mi merito, avrei voluto dire, ma le lacrime mi impedivano di parlare e di respirare regolarmente.
Cazzo. Era come se qualcuno avesse iniziato ad accendere e spegnere le luci, ininterrottamente, come se le pareti del bagno si stessero restringendo e tutto l'ossigeno avesse lasciato la stanza. E io mi sentivo completamente stordito, annegato, soffocato. Avevo uno strano sapore in bocca e pensai che avrei potuto davvero svenire da un momento all'altro, e continuai ad ansimare rumorosamente.
«Draco, tesoro, respira.» La voce di mia madre penetrò nell'oscurità, riportandomi al presente. Sentii il sudore colarmi lungo tutta la schiena e il cuore che minacciava di uscire dal petto. «respira.. uno, due.. uno, due.. così, bravo.» Mia madre mi stava massaggiando la schiena molto lentamente, ed emisi un lungo e profondo respiro tremante.
E andò avanti così per circa due minuti o giù di lì, respirando insieme, almeno fino a quando non riuscii a regolare il battito cardiaco.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora